Rocco Cerone: d’estate fiorisce lo sfruttamento pubblicistico

E così vengono a meno la qualità e l’autonomia intellettuale. A questo punto parlare di equo compenso è obbligatorio

Durante i mesi estivi i quotidiani e in generale i media si avvalgono di collaboratori esterni, colleghi precari, per coprire turni e ferie, spesso inviati a coprire eventi e manifestazioni culturali, specie nell’ambito dello spettacolo più in generale, a fronte di pochi euro di compenso.
Chi accetta sa di dover affrontare viaggi con i propri mezzi, uscite notturne (festival e rassegne si svolgono la sera), lavoro in condizioni difficili e poco riconosciuti anche sotto il profilo della professione.
 
Anche in Trentino Alto Adige si assiste a uno sfruttamento dei precari e semplici collaboratori, spingendo sulla leva della passione e dell’interesse per tutto quello che riguarda interessi che derivano dalla propria formazione di studio e di vita privata.
Presentazioni, interviste, recensioni che vengono retribuite in modo vergognoso da editori che in questo modo si garantiscono una visibilità e una copertura mediatica e le relazioni pubbliche con gli enti e le direzioni artistiche di chi organizza.
 
Molti pur di scrivere accettano anche di farlo gratuitamente. E ci mettono le spese.
E così vengono a meno la qualità e l’autonomia intellettuale e si autoalimenta un mercato pubblicistico a buon mercato.
Parlare di equo compenso è obbligatorio anche nel settore della cultura e dello spettacolo, Cenerentola per molti giornali.
 
«Anche la Commissione Lavoro regionale fa proprio l’appello del segretario generale aggiunto FNSI Mattia Motta di sollecitazione al Governo dell’avvio del tavolo sull’equo compenso», – afferma Roberto Rinaldi della CLAR TAA.