Il programma europeo 2014-2020 per rendere il lavoro più sicuro
Un’opportunità preziosa che l’Italia, maglia nera nell’UE per le morti bianche, deve saper cogliere
Ogni anno nell’Unione Europea muoiono 4.000 persone sul posto di lavoro e ben oltre tre milioni rimangono vittime di un grave incidente.
Il 25 per cento dei lavoratori, poi, dichiara che il proprio lavoro ha effetti negativi sulla propria salute.
E intanto - oltre all’umana sofferenza delle vittime e delle loro famiglie - i costi per i lavoratori e per le aziende degli Stati Membri vengono stimati in circa il 3 per cento del Pil dell’Ue.
Sono questi i numeri elaborati dall’Eu-Osha, l’agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro, che definiscono con drammaticità l’allarme sicurezza sul lavoro nel Vecchio Continente.
Una base statistica fondamentale per realizzare il programma strategico europeo 2014-2020 e rendere l’Europa un luogo di lavoro più sicuro, più sano e più produttivo.
Con sei priorità innanzitutto:
Prevedere i cambiamenti e i rischi nuovi ed emergenti attraverso attività di previsione;
Raccogliere e divulgare le informazioni; -
Sviluppare strumenti per una buona gestione della SSL, come la valutazione interattiva dei rischi online (OiRA);
Sensibilizzare attraverso le campagne Ambienti di lavoro sani e sicuri;
Mettere in rete le conoscenze, soprattutto attraverso lo sviluppo dell’enciclopedia online OSHwiki;
Creare reti e comunicazioni aziendali.
Un percorso che, soprattutto l’Italia, dovrebbe intraprendere punto per punto stando ai numeri ufficiali relativi alle vittime sul lavoro.
E sono i dati più recenti dell’Eurostat - aggiornati a dicembre 2012 - a darne conferma. Nel nostro Paese, infatti, tra il 2008 e il 2010 è stato rilevato il maggior numero di vittime, (718 nell’ultimo anno considerato, contro le 567 della Germania, le 550 della Francia, le 338 della Spagna e le 172 della Gran Bretagna).
Situazione leggermente migliore per gli infortuni con Germania e Spagna, che precedono il nostro Paese, in valori assoluti.
Questa, ovviamente, è la sintesi per quel che riguarda le statistiche ufficiali e che non comprendono le vittime spesso celate nel mercato del lavoro sommerso.
Un’economia non trascurabile dal momento che vale ben 43,7 miliardi di euro. A tanto ammonta secondo le più recenti stime della Cgia di Mestre la sottrazione al Fisco perpetrata dai 3 milioni di lavoratori in nero presenti nel nostro Paese.
Un esercito di maestranze che produce un Pil irregolare di 102,5 miliardi e pari al 6,5 per cento del Pil nazionale.
Si tratta di cifre elevatissime che oltre al danno economico raccontano l’impossibilità di garantire tutela e sicurezza ai lavoratori.
Ecco perché il programma dell’agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro rappresenta un’opportunità preziosa che l’Italia deve saper cogliere. Un invito alla sensibilizzazione che deve però essere inevitabilmente filtrato e rafforzato dalla voce e dagli appelli della nostra classe politica.
Ci auguriamo vogliate diffondere questo articolo in nome della cultura della sicurezza per contribuire a ridurre il numero degli infortuni sul lavoro.