Ci ha lasciati l’artista Arnoldo Foà, aveva quasi 98 anni
Se ne va con lui l’interprete della cultura italiana della seconda metà del secolo scorso
Ho avuto modo di conoscere Arnoldo Foà all’Isola del Giglio la mattina del 21 agosto 1968. Allora la più bella delle isole toscane non era attrezzata come oggi e, cercando un mezzo nautico che mi portasse dietro la punta, incontrai Foà mentre stava contrattando con un pescatore affinché lo portasse nel mio stesso posto. Gli chiesi se potevo salire nella sua barca e lui mi ospitò volentieri. Ricordo con precisione la data, perché quella notte l’Unione Sovietica aveva invaso la Cecoslovacchia. Ero giovane, ma già la passione per il giornalismo mi aveva preso, sicché quella mattina avevo ascoltato il giornale radio che aveva dato l’incredibile notizia. E Foà fu il mio primo ascoltatore, perché gli riferii la notizia. «Impossibile, – mi rispode sorridendo, con quella voce profonda, indimenticabile. – Se fosse vero, sarebbe la fine del comunismo.» Beh, avevamo ragione entrambi. Ma rimasi a guardarlo mentre la barca ci portava dietro la punta. Era l’uomo che più aveva interpretato la cultura italiana della seconda metà del ’900. Tramite la televisione era entrato in tutte le case degli italiani, interpretando i personaggi della letteratura classica, quella importante ma che difficilmente leggi per passare il tempo con un libro. Per questo pensai che era grazie a lui se avevo imparato a conoscere, divertendomi, la vera Cultura contemporanea italiana. Oggi purtroppo ci ha lasciati. Ma lo porteremo con noi molto più di quello che possiamo immaginare. GdM |
Arnoldo Foà era nato a Ferrara il 24 gennaio 1916, quindi aveva la veneranda età di quasi 98 anni.
La sua famiglia era di origine ebraica, il papà era Valentino e la mamma Dirce Levi.
Arnoldo ha seguito la famiglia a Firenze, dove ha intrapreso gli studi di economia e commercio.
Durante il periodo universitario si interessa al teatro, frequentando i corsi di recitazione della scuola «Luigi Rasi» sotto la guida di Raffaello Melani.
A vent'anni abbandona gli studi e si trasferisce a Roma, dove frequenta per qualche tempo il Centro Sperimentale di Cinematografia.
Nel 1938 Arnoldo Foà è costretto a lasciare i corsi presso il Centro Sperimentale di Cinematografia a seguito della promulgazione delle leggi razziali fasciste.
Gli viene impedito anche di lavorare e per poterlo fare è costretto a usare nomi fittizi (tra cui Puccio Gamma). Ricopre saltuariamente il ruolo del sostituto di attori malati (in gergo, il pompiere), riuscendo a lavorare nelle compagnie più prestigiose: Cervi-Pagnani-Morelli-Stoppa, Ninchi-Barnabò, Adani-Cimara, Maltagliati-Cimara.
Nel 1943 si rifugia a Napoli, dove diviene capo-annunciatore e scrittore della Radio Alleata radio PWB: spetta a lui la comunicazione dell'armistizio con gli Alleati, l'8 settembre 1943.
Alla fine della guerra, torna al teatro e si unisce a molte e importanti compagnie: Ferrati-Cortese-Scelzo, Ferrati-Cortese-Cimara, Stoppa-Morelli-Cervi (dove collabora con Visconti) e la Compagnia del Teatro Nazionale (Teatro dell'Opera di Roma) (lavorando per Guido Salvini), nel 1945, entra nella Compagnia di Prosa della RAI dove svolgerà un'intensa attività sino agli anni ottanta.
La sua lunga carriera artistica è brillante e costellata di numerosi successi e riconoscimenti in campo teatrale, cinematografico e televisivo. Nella vita privata è padre di 5 figlie: Annalisa (1951-1995, anche lei attrice), Valentina, Rossellina, Giulia e Orsetta.
Intensa e prestigiosa la sua carriera in teatro: autori classici e contemporanei, registi del calibro di Luchino Visconti, Luigi Squarzina, Luca Ronconi e Giorgio Strehler.
Le sue interpretazioni sono memorabili, incisive, esito di un attento studio, passione e misura drammatica elette.
Da regista mette in scena spettacoli di prosa (tra i tanti La pace di Aristofane e Diana e la Tuda di Luigi Pirandello) e di lirica (Otello di Giuseppe Verdi, Histoire du soldat di Igor Stravinskij, e Il pipistrello di Strauß), e molte sue commedie, riscuotendo sempre enormi successi.
Nel 1957 l'esordio come autore teatrale (Signori buonasera). Seguiranno, tra le altre, La corda a tre capi, Il testimone, e più recentemente Amphitryon Toutjours (Festival di Spoleto 2000), e Oggi.
Tra le sue interpretazioni più recenti il monologo di Alessandro Baricco Novecento con la regia di Gabriele Vacis, (2003/2005) successo straordinario di pubblico e critica, e Sul lago dorato di E. Thompson, con la regia di Maurizio Panici (2006-2008).
La sua filmografia presenta oltre 100 pellicole: tra i registi con cui ha lavorato figurano Alessandro Blasetti (Altri tempi), Orson Welles (Il processo), Vittorio Cottafavi (I cento cavalieri), Jacques Deray (Borsalino), Marcello Fondato (Causa di divorzio), Damiano Damiani (Il sorriso del grande tentatore), Giuliano Montaldo (Il giocattolo), Giuseppe Ferrara (Cento giorni a Palermo), Giovanni Soldati (L'attenzione), Luca Barbareschi (Ardena), Paolo Costella (Tutti gli uomini del deficiente), Ettore Scola (Gente di Roma), Alessandro Benvenuti (Ti spiace se bacio mamma?), Alessandro D'Alatri (La febbre), Antonello Belluco (Antonio, guerriero di Dio) e Maurizio Sciarra (Quale amore).
Foà è stato tra i protagonisti di alcuni dei più celebri sceneggiati televisivi della RAI, diventando uno dei primi divi della tv: Piccole donne, Capitan Fracassa, Le mie prigioni, Le cinque giornate di Milano, La freccia nera, L'isola del tesoro, Il giornalino di Gian Burrasca, David Copperfield, I racconti del maresciallo, I racconti di padre Brown, Nostromo, Fine secolo e Il Papa buono.
Nel 1985 ha partecipato alla parodia dei Promessi Sposi realizzata dal Quartetto Cetra, interpretando L'innominato. Per la RAI ha condotto anche il programma musicale Chitarra, amore mio e, per due stagioni, il varietà Ieri e oggi, nonché numerosi altri programmi.
Si ringrazia Wikipedia per le informazioni e le immagini che ci ha fornito.