Parliamo di emozioni… naturali – Di Nadia Clementi

Viaggio nelle meraviglie dei Parchi nazionali del sud ovest degli Stati Uniti

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Gli scenari sono quelli dei film western di John Ford; cowboy contro indiani, sullo sfondo le montagne rocciose, la polvere rossa del deserto, l’erba bruciata dal sole.
Gli Stati Uniti centrali regalano per chilometri e chilometri spettacoli multiformi, e non sempre così aridi, con paesaggi affascinanti ed estremamente diversi tra loro.
Dal immenso deserto roccioso della Death Valley, la cosiddetta Valle della morte per via delle temperature estive che sfiorano i 60 gradi, all’imponenza di sua maestà il Grand Canyon, allo spettacolo di monoliti dalle forme indefinite offerto dalla Monument Vally, allo scenario di giganteschi blocchi di roccia rossa dell’Arches National Park.
Ma non c’è solo il deserto: lasciano senza fiato i millenari alberi del Sequoia National Park e le bellezze naturalistiche dei Parchi nazionali dello Yellowstone, Yosemite e del Zion National Park, solo per citarne alcuni.
Ogni anno milioni di turisti affollano i grandi parchi americani del Sud Ovest attratti dalla promessa di una vacanza avventurosa e all’insegna della natura.
I Parchi Nazionali riguardano tutti gli ecosistemi, il mare, i fiumi, le paludi, i ghiacciai, le coste, le pianure, le montagne, i deserti, le foreste, i capolavori dell’erosione, le antiche costruzioni dell’uomo, le piante i fiori, gli animali.
Tutte queste bellezze sono state accuratamente protette e attrezzate perché l’uomo possa godere senza distruggerle e possano continuare ad essere patrimonio dell’umanità. 
 
L'incredibile particolare del Brice Canyon.

Come sempre gli americani hanno fatto le cose in grande, e con tutti i confort del caso; tutti i parchi sono ben attrezzati con lodge, ristoranti, campeggi, negozi e servizi vari. Per poter usufruire di tali strutture bisogna prenotare con anticipo e in particolare nei periodi di alta stagione non si può soggiornare più di due notti.
L’organizzazione è eccellente: ci sono sentieri ben curati, punti panoramici ben segnalati e illustrati da cartine e da apposite bacheche.
Ogni parco dispone di un centro visitatori dove si possono ottenere informazioni e materiale in lingua inglese utile al turista per comprendere al meglio l’ambiente che si appresta a visitare.
Prima della visita ad un parco è consigliabile rifornirsi di una buona scorta di acqua potabile e fare il pieno all’auto, alcuni percorsi sono lunghi anche oltre 400 chilometri e le stazioni di rifornimento non sono presenti all’interno di tutti i parchi.
L’ingresso è a pagamento ma non si paga a persona bensì a veicolo. Se l’intenzione è quella di visitare più di quattro parchi conviene acquistare la «National Parks Card Pass» che offre prezzi ridotti. Ad ogni ingresso si trova un ranger che consegna la mappa della zona ed il bollettino settimanale con informazioni sul meteo, sulla viabilità e sugli eventi in programma.
Nei parchi è severamente vietato percorrere strade e sentieri non prestabiliti, gettare mozziconi di sigarette, molestare e dare da mangiare agli animali selvatici, vietato raccogliere fiori, sassi, rami. In sostanza bisogna rispettare le regole e, soprattutto, l’ambiente.
Sono ben 58 i parchi nazionali presenti nel territorio americano e costituiscono un vero museo vivente di storia naturale, di seguito scopriremo i più visitati.

 Zion National Park (Utah) 
 
     
 
Situato nello stato dello Utah lo Zion National Park si estende per 595 chilometri quadrati ed è sicuramente il paradiso degli escursionisti grazie ai numerosi sentieri da percorrere a piedi immersi nella pace della natura.
È un parco naturale ad alto grado di biodiversità, con una grande varietà di specie animali e vegetali. Si possono avvistare animali come conigli del deserto, coyote ed il bassarisco (una specie di procione).
L’attrazione principale è il Canyon di Zion, da cui il parco prende il nome, una gola lunga 24 chilometri e profonda 800 metri, scavata nei secoli dal fiume Virgin.
Con il servizio di bus navetta gratuito è possibile raggiungere un percorso panoramico da dove si possono ammirare il Grande Trono Bianco, i Tre Patriarchi, le Torri della Vergine ed altre fra le più belle e spettacolari formazioni rocciose presenti all’interno del parco. 
     
 Bryce Canyon National Park (Utah) 
 

 
Situato nello Utah, il Bryce Canyon National Park, monumento nazionale nel 1924 e diventato parco nazionale nel 1928, è famoso per i cosiddetti «hoodoos», formazioni geologiche naturali alte e sottili prodotte dall’erosione di sedimenti rocciosi dei fiumi e dei laghi e caratterizzate da una colorazione tendente al rosso, all’arancio, al rosa e al bianco.
La vera icona del parco è il Natural Bridge, un grande e affascinante arco scolpito in un’ampia fessura della roccia.
Il Bryce Canyon ha una superficie di 145 chilometri quadrati e un’altitudine che oscilla tra i 2400 e i 2700 metri sul livello del mare. Il parco presenta tre differenti zone climatiche costituite dalla foresta di abeti, la foresta di pini di Ponderosa e la foresta di ginepri e pini. Grazie a questa diversità climatica sono molte le specie di animali che hanno scelto questo luogo come loro habitat: uccelli come il condor della California, la nocciolaia di Clark, il falco pescatore, il corvo imperiale, mammiferi come lo scoiattolo di terra dorato, il puma, conosciuto anche come leone di montagna, il cipmunk che ricorda i simpatici Cip e Ciop della Disney, il cane della prateria e l’antilocapra americana.
Per quanto riguarda invece le specie di rettili e anfibi, nel Bryce Canyon si possono trovare il velenoso Crotalus oreganus, e la Phrynossoma douglassi, che si mimetizza molto bene con il terreno.
Nel Parco nazionale del Bryce Canyon le temperature estive si avvicinano ai 30 gradi mentre quelle invernali minime si mantengono sempre sotto lo zero.
Per poterlo visitare meglio, magari per scoprire punti particolari del parco, sarebbe utile un fuoristrada. Il posto è ideale per scattare meravigliose fotografie e i luoghi più adatti per veri e propri scorci mozzafiato sono sicuramente il Sunrise Point of View, Sunset Point e Bryce Point of View dal quale si può ammirare tutto il parco. 

 Lo Arches National Park (Utah) 
 

 
L’Arches National Park si trova nella parte meridionale dello Utah ed è caratterizzato dalla più grande concentrazione esistente di archi naturali; ha una superficie di 296 chilometri quadrati ed è situato a un’ altitudine di 1.200 - 1.700 metri. Anche qui la temperatura estiva è molto elevata.
La visita al parco può iniziare a pochissimi metri dall’autostrada 191 e al proprio interno ogni punto panoramico è facilmente individuabile dalle soste situate lungo il percorso.
Difficile rimanere indifferenti davanti alle straordinarie creazioni che la natura ha regalato a questa terra, sono più di 200 le «sculture» rocciose che si sono formate in più di 100 milioni di anni.

Una miriade di sentieri permettono di raggiungere gli archi più belli, da percorrere rigorosamente con scarpe adatte, visto il sentiero accidentato e roccioso.
Imboccando il primo percorso si arriva nella zona chiamata Park Avenue, qui si possono ammirare giganteschi monoliti simili a grattacieli in roccia e sono il primo monumento naturale ad accogliere il visitatore.
Inseguendo la polvere del sentiero poco distante si possono ammirare i primi veri archi: i Double Arches (doppi archi), il più grande supera un’apertura di 45 metri, per poi arrivare alla Balanced Rock (roccia in bilico) un incredibile miracolo roccioso, e la sensazione è quella di sentirsi davvero piccoli e in balia della natura di fronte ad un masso di quelle dimensioni in equilibrio, apparentemente, precario.


  
Camminando in salita per circa altri 2 chilometri si raggiunge il Delicate Arch (arco delicato) il vero simbolo del parco: il suo nome non è casuale, è bello e delicato. Si raggiunge dopo una lunghissima attraversata, davvero sconsigliata se si sopraggiunge la sera o con il caldo del mezzogiorno considerando le circa 2 ore di strada da fare esclusivamente a piedi.
Il punto più lontano del parco è chiamato il Giardino dei Diavoli, offre un gran numero di sentieri che portano alla visione di archi spettacolari fra cui il più esile è il Landescape Arch; dalla forma davvero insolita, sembra sul punto di spezzarsi, in alcuni punti è spesso appena 2 metri, ed è il più lungo di tutti gli archi naturali del mondo con i suoi 88 metri totali.
 
 Monument Valley (Arizona) 
 
 
     
A confine tra Arizona e Utah sorge uno dei luoghi più belli al mondo: la Monument Valley. Da sempre il suo fascino ha attirato registi e fotografi rendendola una delle zone più celebri degli Stati Uniti.
Nel deserto rosso della Navajo Nation sorgono enormi pietre che spezzano la linea dell’orizzonte lasciando sbigottiti dinanzi a tale bellezza tanto difficile da descrivere; tutta l’Arizona è affascinante ma queste zone hanno un’atmosfera surreale, ci si sente veramente lontani dalla civiltà, in bilico continuo tra il set cinematografico nato dalla fantasia di Hollywood e la sconfinata Madre Natura che sembra volerci ricordare quanto noi esseri umani assomigliamo ai granelli di sabbia ai piedi dei giganti rocciosi.
La cittadina più vicina è Kayenta, dove normalmente si alloggia prima o dopo la visita della Monument, la zona è abitata da soli indiani di origine Navajo ed anche il parco è gestito da loro.
L’ingresso è a pagamento e una volta dentro si può scegliere se fare un tour guidato accompagnati da un nativo oppure proseguire con l’auto privata.
L’ultima opzione è alla portata di tutti a patto di non andare troppo veloci visto che la strada è molto dissestata e di seguire le indicazioni stradali per evitare di perdersi. 
 

 
Lo scenario è immenso, indimenticabile, una natura dominata unicamente dalla terra rosso fuoco e da rocce uniche al mondo. L’atmosfera si cela nei ricordi di un passato che non sembra abbia presente e per un attimo scorrono i ricordi di immagini di cowboy e indiani viste unicamente nei film western così lontani dai nostri abituali paesaggi.
 
 Grand Canyon (Utah - Arizona) 
 
   
 
Il Gran Canyon è uno dei fenomeni geologici più grandiosi al mondo: si è formato fra i 25 e i 5 milioni di anni fa, quando il fiume Colorado ha cominciato a incidere l’Altopiano del Kaibab scavando un’immensa gola composta da numerosi canyon, dirupi, crepacci, pinnacoli, torri di roccia e monoliti.
Inutile dire che di fronte a tale fenomeno si rimane stupefatti da tanta vastità e imponenza. Il parco si estende per una lunghezza di circa 446 chilometri e ha una superficie di 4.860 chilometri quadrati, è il secondo National Park più visitato d’America e attira ogni anno oltre 4 milioni di visitatori.
L’ingresso al parco più utilizzato è quello situato sulla South Rim, la sponda sud, cioè dalla statale 67 dell’Arizona dove è allestito il campo ricevimento più attrezzato, con ristoranti vari e negozi di souvenir. .
La visita è possibile anche provenendo dalla parte Nord, la North Rim ma le due sponde non sono collegate, quindi è bene scegliere dall’inizio dove andare.
Nel parco l’organizzazione è perfetta e per i più avventurosi le guide locali offrono escursioni guidate, a piedi, con i quad o addirittura in elicottero; inutile dire che quest’ultima opzione sebbene molto costosa si trasformerà in un ricordo da raccontare.
Solo dall’alto è possibile osservare questa gigantesca ferita che solca come un enorme cratere la terra, in alcuni punti raggiunge una profondità di oltre 1.800 metri. La percezione è quella di una natura che improvvisamene sembra capovolta rispetto a quella che conosciamo, come se le montagne fossero sprofondate e avessero lasciato il proprio calco nel terreno.
 
     
 
Il tour con i quad (auto fuoristrada) sono più economici ma l’itinerario si svolge nel parco e non nella gola, che si raggiunge solo cavalcando dei muli oppure a piedi. La discesa nel canyon richiede ore di camminata e molta fatica; sono indispensabili le scarpe adatte al trekking e portare con se molta acqua; poiché i sentieri sono molto stretti e dissestati, un errore potrebbe costare caro (molti sono i cartelli di allerta).
Certo è che la visita nella gola del canyon è una vera avventura rispetto alla visone dall’alto e la fatica viene ricompensata. Nel parco esistono molte aree completamente selvagge dove regna ancora la natura incontaminata, impervia e forse ancora inesplorata, un vero paradiso naturale riservato agli esperti.  
 
 L’Antelope Canyon nei pressi di Page, (Arizona) 
 

 
L’Antelope è uno dei canyon più interessanti di tutti gli Stati Uniti d’America e sorge vicino alla cittadina di Page in Arizona.
Formatosi migliaia di anni fa grazie all’erosione della pietra arenaria ad opera di vento ed acqua, oggi regala un’incredibile spettacolo di colori e luci, un vero e proprio regalo della natura che bisogna vivere per poter capire a pieno.
 
         
 
Nella zona si possono vistare due distinti canyon: l’Upper Antelope e il Lower Antelope.
L’Upper Antelope Canyon, chiamato dai Navajo Tsé bighánílíní (il luogo dove l’acqua scorre attraverso le rocce) è il più interessante e il più profondo tra i due. La visita estiva a mezzogiorno grazie ai raggi del sole che penetrano perpendicolari nel Canyon regala giochi ed effetti di luce impressionanti.
La visita deve essere prenotata con anticipo e prevede un primo tratto di strada piuttosto sconnesso percorso con apposite jeep fino all’ingresso del canyon. Successivamente il tour è molto semplice da percorrere e non richiede particolare fatica: la guida indiana accompagna i turisti per tutto il tragitto e consiglia i punti dove scattare foto memorabili, sfruttando i giochi di luce in uno scenario unico e fantastico, al limite dell’immaginazione.
L’unico problema sono le code per attendere il gruppo. Una volta giunti in fondo al canyon (percorso di poche centinaia di metri) la guida permette qualche minuto di libertà per scattare altre foto ricordo al canyon.
  
 Il parco nazionale della Death Valley (Nevada – California) 
 
    
 
Il parco nazionale della Death Valley è situato a confine tra Nevada e California a circa 200 km da Las Vegas. Il paesaggio è quello di una vallata desolata e sconfinata, un luogo senza tempo che ricorda la superficie di un lontano pianeta alieno.
Una strana sensazione di bellezza accompagnata da un fortissimo senso di abbandono: vecchie miniere in disuso, città fantasma, teschi di animali i resti di quello che un tempo (circa 10.000 anni fa) era un luogo rigoglioso, occupato da grandi laghi che, trasformatosi nell’attuale deserto, è divenuto teatro della famigerata, quanto poco fruttuosa, corsa all’oro di metà ottocento.
All’interno della valle la temperatura supera spesso i 45°C con una percentuale di umidità che rasenta lo zero. Nonostante l’inospitalità della zona la Valle della Morte è abitata da centinaia di specie animali e da oltre seicento differenti specie vegetali.



Tra la fauna che potrete incontrare troviamo coyote, scorpioni, serpente a sonagli, avvoltoi, le pochissime pozze e sorgenti rimaste nella valle sono popolate da particolari razze di pesci. Tante sono le attrazioni e i punti di interesse della Death Valley: Dante’s View offre una vista da 1.669 metri di altezza sulle Black Mountain, nelle giornate più nitide è possibile ammirare contemporaneamente il punto più alto della Valley (Monte Whitney 4418 m) e il più basso (Badwater a 86 m che è anche la maggiore depressione dell’America del nord); Rhyolite è una città fantasma che ai tempi della corsa all’oro contava oltre 10.000 abitanti; Zabriskie Point dove si può ammirare un paesaggio quasi lunare; Scotty’s Castle, un luogo davvero particolare, si tratta di una residenza costruita da un truffatore fintosi possessore di una miniera d’oro della Death Valley. 
 
Prima di avventurarvi in questa terra a dir poco selvaggia è bene seguire una serie di consigli riportati anche nel sito ufficiale del parco, indispensabili al fine della sicurezza. In particolare consigliano di fare il pieno di benzina (i distributori non sono molti) e di acqua potabile; di fare attenzione all’eccessivo uso dell’aria condizionata, poiché le temperature elevate potrebbero causare danni al radiatore dell’auto. Ricordano di munirsi preventivamente sia di cartine che di telefoni cellulari anche se la copertura non è ottimale e di fare attenzione alla guida in condizioni stradali non sempre ottimali per non rimanere bloccati. 
   
 Il Parco Nazionale dello Yosemite (California) 
 
 
 
Il Parco Nazionale dello Yosemite è situato in California, a circa 300 chilometri di distanza da San Francisco e 500 da Los Angeles. Fondato nel lontano 1890 è divenuto nel 1984 Patrimonio Mondiale dell’Umanità ed è tuttora uno dei parchi più visitati degli Stati Uniti.
Dalla strada si possono ammirare le più grandi bellezze naturali offerte dallo Stato del sud ovest, caratterizzato da un ricchissimo patrimonio faunistico e vegetale.
All’interno del parco si trovano un infinito numero di specie animali e vegetali: gigantesche sequoie (ce ne sono oltre 1.000), orsi, lupi, marmotte.
Tra i punti di interesse principali dello Yosemite troviamo la Half Dome, la roccia di granito alta oltre 2.700 m che sovrasta il parco dalla cui cima si può godere un panorama fantastico, ma il percorso per arrivarvi non è alla portata di tutti.
Da non perdere poi le bellissime Yosemite Falls, le più alte cascate del parco che raggiungono nel loro punto massimo ben 735 metri d’altezza. Il Glacier Point a 2100 metri di altitudine è uno dei punti panoramici più interessanti. La Mariposa Grove invece è una zona boschiva dove sorgono alberi giganteschi.

 Il parco nazionale Sequoia (California) 
 
 
 
Il parco nazionale Sequoia (1890) è stato il secondo parco ad essere istituito dopo quello di Yellowstone ed è situato a sud della Sierra Nevada, in California. Raggiungere la riserva non è molto pratico, bisogna percorrere molti chilometri ma ne vale assolutamente la pena.
La vista delle sequoie è un’esperienza sicuramente molto suggestiva, questi alberi hanno dei tronchi immensi ed offrono scorci molto particolari.
La visita può essere effettuata a piedi o tramite un trenino che porta nei punti di maggiore interesse; da non perdere il «Generale Sherman», l’albero più grande del mondo, alto quasi 80 metri e che si trova lì da più di 2 mila anni.
I parchi nazionali americani riconducono la nostra mente alle atmosfere dei film western, con i cowboy duri e puri e gli indiani costantemente impegnati nella difesa della propria terra.

Oggi, ovviamente, le cose sono completamente diverse, nelle riserve indiane la vita scorre come nel resto degli Stati Uniti: con scuole, tribunali, polizia, laboratori artigianali e piccole fabbriche. Sebbene gli indiani siano a tutti gli effetti riconosciuti come cittadini americani sono ancora fortemente emarginati e incontrano molte difficoltà ad integrarsi e in particolare a trovare lavoro nelle grandi città.
Mentre il mito dei cowboy è ancora presente in parecchie città e in occasione dei rodei, uno sport nazionale molto seguito negli Stati del Sud, rappresentano una vera e propria competizione fatta di vari esercizi di abilità e di tecnica, come quella di rimanere in sella, di misurare la velocità dei movimenti.
Il rodeo rappresenta ancora una continua lotta tra l’uomo e la natura, una lotta che i coloni americani hanno intrapreso da sempre con questa terra ostile e bellissima.
  
Il tempo sembra essersi fermato nei parchi del sud-est degli Stati Uniti, l’amministrazione nazionale è risuscita nel difficile compito a mantenere intatti questi territori e allo stesso tempo renderli una meta turistica accessibile a milioni di persone.
Se ogni anno così tanta gente decide di visitare luoghi così difficili da raggiungere, ostili e, per certi versi, scomodi, è perché rappresentano tutto ciò che di incontaminato è rimasto su questa terra (ben poco purtroppo).
Forse è anche un modo per rigenerare mente e corpo immersi in un energia naturale positiva, circondati da alberi, rocce e animali che non hanno mai conosciuto, e non conosceranno mai, la frenesia, lo smog e l’assurdità della vita moderna.
 
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Nadia Clementi - [email protected]