Kósmos | Kairós | Ánthrōpos, VI Biennale Fida Trento|Bolzano – Di Daniela Larentis
Sabato 14 settembre 2019 l’inaugurazione della prestigiosa mostra a Trento, negli splendidi spazi di Torre Mirana – Intervista alla Presidente Barbara Cappello
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Sabato 14 settembre 2019, a Trento negli splendidi spazi di Torre Mirana, Sala Thun e Cantine, alle 18.30 verrà inaugurata la VI Biennale FIDA Trento|Bolzano dal titolo Kósmos | Kairós | Ánthrōpos (curatela critica di Riccarda Turrina e allestimento di Matteo Boato). Sarà visitabile fino al 29 settembre a Trento e in primavera del prossimo anno a Bolzano.
La Presidente di FIDA Trento, Barbara Cappello, è l’artefice di questa importante manifestazione, alla quale sono collegati una serie di altri eventi (di cui è sempre ideatrice e curatrice) di seguito menzionati.
Ospite d’onore: il fotografo italiano Lorenzo Tugnoli, Premio Pulitzer per la Fotografia 2019; domenica 15 settembre sarà protagonista con Giulia Tornari di «Alterità e racconto», in programma alle 18.30 a Sala Falconetto (a Tugnoli abbiamo dedicato un articolo di approfondimento, rintracciabile a questo link).
Sabato 21 settembre, nelle Cantine di Torre Mirana alle 17.30 si terrà «La fine del mondo», parabola teatrale a cura di Alfonso Masi (voci: Ester D’Amato, Beatrice Ricci, Vito Basiliana, Alfonso Masi, Tiziano Chiogna, Fiorenzo Pojer, Lino Tommasini; musiche di Luciano Maino).
Come avevamo già preannunciato, lunedì 23 settembre alle ore 18.00 è previsto l’incontro dal titolo «Incantesimi dell’anima|Simboli del Cosmo», a cura di Davide Susanetti (l’intervista realizzata è rintracciabile a questo link).
PHÁNES IN PROGRESS è il titolo della performance curata da Barbara Cappello, Luciano Olzer e Massimo Biasioni: verrà presentata domenica 29 settembre alle ore 18.00 nelle Cantine di Torre Mirana di via Belenzani.
Il promo si avvia cliccando l’immagine che segue.
Evidenzia la Presidente di FIDA Trento a tal proposito, anticipandone i contenuti.
«Sarà una performance composta dalla proiezione di una serie di video concatenati da momenti performativi dal vivo e contornati da suoni elettronici arricchiti da tracce vocali che apre il sipario con un prologo su una delle foreste recentemente abbattute dai forti venti dell’ottobre 2018 nel nord dell’Italia, immergendosi successivamente nel mito greco dell’Uovo Cosmico che diede luce a Phánes, dalla cui morte rinacque Dioniso e dal cui efferato smembramento da parte dei Titani egli ritornò in vita come dio per mano di Atena.
«Un rito orfico che sempre si ripete in ogni esperienza di vita-morte. Dunque orfismo antico nel rappresentare Dionisio che si estende ad oggi con la tragedia naturale delle foreste abbattute da quella «potenza divina», quale il vento. Lo stesso vento che ruppe violentemente il guscio dell’Uovo d’argento dai cui Phánes uscì come essere totale del tutto.
«Un perpetuo ripetersi che concluderà questo viaggio performativo con un canto orfico di Dino Campana, Il Canto della Tenebra, e, naturalmente, con il rigoglio di una nuova e florida foresta. Un collegamento trasversale nel tempo attraverso l’orfismo antico e contemporaneo.»
Abbiamo avuto il piacere di porgere a Barbara Cappello alcune domande, non solo sul progetto che ha dato vita alla Biennale, ma anche riguardo all’opera da lei presentata, composta da una serie di elementi di grande suggestione che richiamano con forza il concetto di spazio e tempo collegato alla corporeità femminile.
Da sempre Barbara Cappello attraverso i suoi lavori artistici indaga il corpo, un concetto polisemico; i corpi sono attori della pratica sociale, hanno capacità di agire e si muovono dando origine a differenze.
Una prima riflessione ci porta a osservare, ovviamente, come non siano tutti uguali; i corpi possono essere giovani e vecchi, sani e meno sani, alcuni (molti) soffrono la fame, altri soffrono per l’eccesso contrario, ognuno di loro ha diverse abilità (un pensiero sottolineato anche dal sociologo R. Connell nel saggio «Questioni di genere»).
Barbara Cappello.
I corpi si muovono nello spazio e seguono la propria traiettoria nel tempo portando con sé una miriade di significazioni (possono essere intesi come significanti che rimandano a significati in continuo mutamento).
Il corpo possiede una materialità alla quale si dà parecchia importanza, generando diverse implicazioni, si nasce e si vive, si vive e si muore. Per noi è ciò che ci costituisce, l’anima la identifichiamo invece con la coscienza, ma non sempre è stato così.
Ai tempi di Omero il corpo era un aggregato di membra, non c’era ancora la visione del corpo nel senso della sua unità (e l’anima era semplicemente una dimensione biologica, sarà poi con Socrate, e quindi con Platone, che cambierà radicalmente il modo di concepirla, ma per arrivare a farlo c’è voluto un lungo percorso).
Prima di passare all’intervista, elenchiamo i 35 artisti dell’associazione che hanno saputo interpretare in maniera originale il tema proposto: Aldo Pancheri; Alessandro Gretter; Alessandro Lando; Amedeo Masetti; Andrea Pozza; Arianna Lonardi; Barbara Cappello; Cassia Raad; Daniela Armani; Daniela Chinellato; Diego Bridi; Elisabetta Moretto; Elisabetta Vazzoler; Enrico Farina; Francesca Libardoni; Giovanna Da Por; Graziella Gremes; Karin Rizzieri; Luciana Antonello; Luciano Olzer; Marta Gonzalez; Matteo Boato; Milena Pedrollo; Monica Pizzo; Nadia Cultrera; Paola Bradamante; Paola Zaltron; Romano Furlani; Sarah Mutinelli; Sergio Schiavini; Silvana Ippolito; Silvana Todesco; Stefano Benedetti; Stefano Ghezzi; Valentina Niccolini.
Barbara Cappello, Eclisse - Corpo - Spaziale serie 2018.
Kósmos | Kairós | Ánthrōpos è il titolo della VI Biennale Fida Trento. Come è nata l’idea di affrontare artisticamente il tema proposto?
«Diverse sono le motivazioni prese in considerazione per scegliere un titolo quale fulcro dell’argomento da mettere in gioco per una Biennale d’Arte da declinare artisticamente. Partendo dal fatto che personalmente sono molto sensibile alle nostre origini culturali, quelle greche qui prese in questione, perché se andassimo a scavare ulteriormente tali filamenti radicolari si estenderebbero anche verso levante, come a ponente, intersecandosi e mescolandosi anche negli altri due punti cardinali, ho pensato che provare a mettere in gioco la creatività artistica potesse, in qualche modo, destare per far riscoprire tale tema.
«Come far riflettere filosoficamente su chi siamo, da dove veniamo, che cosa facciamo qui. Ecco che spontaneamente ho proposto il titolo come lo si legge, così da aprire un orizzonte vastissimo da interpretare, mettendo in relazione i tre elementi o tracciandone uno soltanto. E, provocatoriamente, ho inserito tra Cosmo e Uomo un tempo Cairologico, quale spazio magico, prezioso, non quantificabile di cui forse oggi abbisogniamo più che mai.
«Uno dei motivi altri risiede nella necessità di creare un titolo in una lingua che non abbia necessità di traduzione. Come ben sa, la Biennale di Fida Trento | Bolzano espone sia nel capoluogo trentino che bolzanino, pertanto, avere un titolo univoco significa rendere migliore l’approccio ai fruitori di entrambe le lingue.
«Ma c’è anche un altro motivo da non sottovalutare, ovvero l’importanza dell’estetica come la fonetica; da sempre sono molto accorta a questo concetto e, quasi maniacalmente, quando penso a un titolo importante, oltre ad osservarlo a lungo, lo pronuncio ripetutamente ad alta voce per sentirne la melodia vocale. Naturalmente gli artisti si sono liberamente ispirati e adoperati ad interpretarne il componimento.»
Barbara Cappello, Supernova - Corpo - Spaziale serie 2018.
Quali opere esporrà e che cosa rappresentano nel dettaglio?
«L’opera è un polittico di quattro elementi: Corpo Spaziale - serie - diviso per: Tempesta Solare - Eclisse - Supernova - Pioggia Meteoritica. Si tratta di un componimento legato alla rappresentazione di corpi femminili, i quali rimandano ai titoli.
«Secondo l’astrofisica l’origine del corpo umano primaria risiede nelle stelle, nel caso specifico nelle Supernove, ovvero quelle stelle molto più grandi del Sole che alla fine della loro vita esplodono e si sparpagliano nello spazio, in quanto tutti gli elementi, dall’idrogeno all’uranio, si sono generati nelle reazioni nucleari che avvengono appunto nelle Supernove.
«Figli delle stelle, frammenti di stelle, la maggior parte degli elementi che costituiscono questo meraviglioso corpo umano sono polvere di stelle. Ecco che da qui nasce la mia idea visiva: tradurre questo concetto passando per il corpo, in questo caso femminile. E da qui un rimando al mito greco come segue nelle poetiche didascaliche riferite ad ognuna delle quattro opere.
«Tempesta Solare, essere di luce, senza tempo, magnetismo prorompente, energia generativa, come Demetra è la spiga d’Oro è la messe rigogliosa che garantisce il florido raccolto, che sfama gli uomini, che si mostra con quel suo calore erotico maturo, caldo, estivo, bruciante.
«Eclisse, una Luna timida che si cela nell’ombra del Sole, come Artemide, cacciatrice, si nasconde appena, ma la sua natura prorompe nella sua virginea apparizione. Selenica, pura. Tremenda, ciclica, spietata con le prede, affabile con i suoi simili, carezzevole con l’amore.
«Supernova, le reazioni nucleari la fanno esplodere in vari frammenti che compongono altri corpi. Come Persefone si annienta nelle tenebre dell’Ade per ritornare a dare nuova vita sulla Terra con l’albeggiare della primavera. Ama la morte, come ama la vita, è il ciclo del perpetuo ritorno. Del dicibile, dell’indicibile.
«Pioggia Meteoritica, uno sciame di frammenti celesti, lasciati da una stella cometa che generano una scia luminosa, Quadrantidi con una areola violacea, come le Erinni, figlie del sangue di Urano, forze primitive, che non riconoscono l’autorità degli dei, anarchiche, dissidenti, disobbedienti, l’altra faccia dell’umanità, la trasgressione che talvolta capovolge il potere tiranno e talaltra fa compiere crimini.
«Queste le caratteristiche che in Ánthrōpos si mescolano e distinguono, che si incarnano e discarnano nel gioco della vita e della morte, nel vivere individuale, in quello sociale, che sta anche in relazione con il nostro pianeta. E il Cosmo richiama a sé tutti questi elementi, se così possiamo definirli, in quei cieli sovraumani di Onofri (Zolla diventa Cosmo), per tesservi il domani. Una relazione stretta, senza tempo, che venne raccontata alla radice della nostra cultura, che si ripete nei cicli storici, che ritornerà in futuro.
«Formule elementali che si ripropongono, ma a cui potremmo cambiare destinazione d’uso per una modifica al domani afferrando quell’attimo che Kairós ci offre al suo passaggio. Raccontarlo attraverso corpi femminili è un dovere, per mettere in risalto bellezza, qualità, brutalità, vitalità, debolezze, erotismo, cattività, libertà, creatività, distruzione di cui siamo composti, di cui andiamo fieri, di cui possiamo smussare gli errori. E, soprattutto per ricordarci che siamo un tutto con il Tutto, senza distinzione di genere, appartenenza e cultura, semplicemente figli delle stelle, capaci di ridare a questi nostri antichi genitori le energie rigenerative.»
Barbara Cappello, Pioggia Meteoritica - Corpo - Spaziale serie 2018.
Con che tecniche sono state realizzate?
«Le immagini sono stampe di fotografie che personalmente scatto. In queste opere sono impresse su una morbida carta di cotone. Successivamente alla stampa ho fatto dei piccoli interventi con i pastelli a olio. Per poi trattare con una apposita vernice e riquadrare in alcune zone con resina.
«Tutto il lavoro è stato poi (carta con carta) in un patch work assemblato con la macchina da cucire. E infine incollato e cucito, nonché abbottonato su tela finemente preparata. Tengo a precisare che le mie modelle sono persone che interagiscono nella mia vita. Altrimenti le mie opere non avrebbero l’anima della ragion d’essere.»
Il corpo, inesauribile spazio di esperienza, è un tema centrale nei suoi lavori artistici…
«Certamente. Il corpo è un tomo antico, che ci viene prestato per questa vita in cui siamo. Ma altresì ritengo che sia uno scrigno di tracce passate, presenti e future. Da un punto di vista scientifico se ne seguiamo linee, concavità, convessità, possiamo tranquillamente scoprire e sovrapporre linee di animali marini, come terrestri, come flora e costellazioni, etc. (vedi il libro del paleontologo marino Neil Subhin, il quale ha confermato la tesi dell’evoluzione tra la vita marina a quella terrestre: Il pesce che è in noi).
«Mentre osservarlo, sempre spersonalizzandolo dal volto, quindi rendendolo senza soggettività di chi, per così dire, lo ospita, possiamo scoprirne segreti non svelati, tracce di passaggi antichi, subconsci emergenti, rimandi al mito. Basta osservarlo in assoluto silenzio, con discrezione e rispetto massimo, ed esso si palesa.
«Per questo lavoro su corpi di persone con cui mi relaziono, perché non si prestano per mera esposizione, bensì interagiscono appieno, donandomi la possibilità di vedere dentro le linee dei loro corpi cose che forse nemmeno loro sanno di avere.
«Faccio un breve esempio: nella mia opera Stellune, che porta il titolo di un laghetto incastonato nella catena del Lagorai, la modella, dopo averle mostrato l’opera da me creata col suo corpo, e dopo averle annunciato il titolo, sgranando gli occhi mi rivelò che lei era stata concepita sulle rive di quel lago…
«Oltre ad essere uno spazio di esperienza e inesauribile fonte di ispirazione, ritengo che il corpo debba essere un argomento che tutti dovrebbero studiare e conoscere, perché solo attraverso la conoscenza si arriva alla consapevolezza e al rispetto assoluto di questo involucro prezioso che ci accompagna dal momento della luce sino a quello del buio.
«Ciò non con il significato di costruirsi fisicamente, bensì amarsi, amare e insegnare ad amare, affinché le ineguaglianze e le violenze vengano meno.»
arbara Cappello, Tempesta Solare - Corpo - Spaziale serie 2018.
Potrebbe darci qualche anticipazione sulla Performance che verrà presentata domenica 29 settembre alle ore 18.00 alle Cantine di Torre Mirana? Quando è nata l’idea?
«PHÁNES IN PROGRESS è una performance il cui progetto è nato un anno fa circa, quando Angelo Tonelli, grecista, ideatore e curatore della rassegna Culturale MythosLogos mi chiese di realizzare un lavoro dedicato al tema. Successivamente l’ispirazione è avvenuta leggendo le parole del libro di Davide Susanetti: La via degli dei (che sarà presente per l’appunto alla VI Biennale di Fida come relatore di una conferenza dedicata).
«Naturalmente questo lavoro artistico entra perfettamente anche nel tema di Kósmos | Kairós | Ánthrōpos (ecco che spazio – tempo non cronologico – uomo si relazionano…). Il titolo è stato concepito volutamente in greco e inglese, per sottendere che l’inglese è oggi come era il greco allora, la lingua internazionale. Phánes, con Il Luminoso, il Manifesto.
«Progress, perché in evoluzione, rinascita ed anche perché ogni volta che si svolgerà la performance, qualche cosa cambierà, si evolverà, come nel normale corso della vita.
«Tengo a precisare che il lavoro si è poi svolto a sei mani, ovvero con Luciano Olzer che ha realizzato il video e Massimo Biasioni che ha composto il disegno musicale. Due artisti di grande capacità professionale e straordinaria creatività.»
Progetti futuri?
«Questa è la domanda a cui più mi piace rispondere, perché i progetti sono molteplici, ma dato che difetto nella vista non riesco a dare una lettura/scrittura definita. Così da lasciare un velo di sorpresa per il futuro…»
Daniela Larentis – [email protected]