Spettacolare salvataggio in parete sul Monte Brento
Il Soccorso alpino trentino ha dovuto recuperare due climber quarantenni incrodati sulla spaventosa «Via Vertigine» sulla verticale del Becco dell'Aquila
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Gli uomini del Soccorso alpino dell’Area operativa Trentino meridionale oggi sono stati protagonisti, insieme all’equipaggio dell’elicottero di Trentino emergenza, con a bordo il Tecnico di elisoccorso del Soccorso alpino trentino, di uno spettacolare intervento che si è svolto sulle strapiombanti pareti del Monte Brento, sulla famosissima «Via Vertigine», uno degli itinerari di arrampicata più spettacolari quanto difficili dell’arco alpino, con ampi tratti dove si arrampica con sotto il vuoto più assoluto (da qui il nome dato alla via).
Le operazioni di soccorso sono state organizzate per due climber bergamaschi quarantenni, «incrodati» dalla notte scorsa a circa tre tiri di corda (circa un centinaio di metri) dall’uscita della via che si sviluppa sulla parete est del Monte Brento, proprio sulla verticale del celebre «Becco dell’aquila», base di lancio per i basejumper.
A chiamare i soccorsi, telefonando al 118, alla Centrale unica di emergenza, sono stati questa notte gli stessi alpinisti quando si sono resi conto di non essere più in grado di proseguire sul tratto strapiombante dell’itinerario, avendo finito gli spit necessari per la progressione.
Ben equipaggiati, hanno così trascorso la notte in parete e alle prime luci dell’alba sono iniziate le operazioni di soccorso.
Un primo intervento di recupero è stato tentato dall’elicottero, con il Tecnico di elisoccorso del Soccorso alpino trentino che ha cercato di raggiungere i due arrampicatori con un’impegnativa calata con il verricello di 90 metri e con un allungo di corda di altri 60 metri, ma lo strapiombo della parete non ha permesso di raggiungere l’obiettivo.
I tecnici del Soccorso alpino trentino, circa una quindicina, portati in quota con l’elicottero hanno quindi messo in campo la seconda strategia, attraverso una calata dall’alto con le corde lungo la verticale della parete, ma la pancia della montagna anche in questo caso ha impedito di portare a termine l’operazione.
A questo punto si messa in pratica la terza strategia, altrettanto spettacolare e impegnativa, decidendo di percorrere a ritroso, cioè scalando in discesa, la verticale e lo strapiombo della parete, per circa centro metri, riuscendo a raggiungere i due climber.
Durante l’operazione le squadre del Soccorso alpino hanno calato sulla verticale anche una cosiddetta «sagola guida» che ha permesso al soccorritore che ha raggiunto i due climber di recuperare altre due corde necessarie per il recupero dall’alto dei due malcapitati attraverso un sistema di paranchi, operazione, che si è svolta con gli alpinisti sospesi nel vuoto, a una distanza dalla parete di circa 50 metri, tanto quanto l’ampiezza dello strapiombo.
I due alpinisti sono stati trovati in buono stato di salute anche se provati per l’esperienza vissuta.
Il soccorritore che li ha raggiunti è poi tornato indietro, scalando la stessa via.
Con alcune rotazioni l’elicottero ha quindi riportato a valle i tecnici del Soccorso alpino che hanno partecipato all’operazione.