L’attentato in Kenia è stato un massacro: 147 vittime
I fanatici assassini di al Shabaab hanno ucciso per motivi religiosi e di cultura
Il mondo occidentale deve provare vergogna di fronte a questo ennesimo delitto contro l’umanità.
Anzitutto perché non è ancora bollato come crimine contro l’umanità l’assassinio commesso per motivi religiosi, o presunti tali.
Secondo perché poco o tanto queste vergognose stragi di innocenti sono state indirettamente provocate da noi e indirettamente permesse.
In Medio Oriente l’insorgenza jihadista è stata provocata proprio dai civilissimi Stati Uniti d’America, che accampando scuse inverosimili hanno prima abbattuto il dittatore Saddam e poi il dittatore Gheddafi.
La loro scomparsa ha dimostrato che solo una dittatura riusciva a tenere tranquilli i popoli di fede islamica. D’altronde, ritenere che la democrazia occidentale possa andar bene in altri paesi del mondo è un atto di presunzione.
Ma se Europa e USA si preoccupano dell’avanzata jihadista appena al di là del Mediterraneo, pare che le tragedie che colpiscono il Kenia e Nigeria siano troppo lontane per indignare le nostre cancellerie.
Nessuno ricorda più le povere centinaia di ragazze rapite dai cialtroni di Bhoko Haram in Nigeria, né gli attentati che continuano a scuotere la Nigeria.
Ora vediamo che cosa siamo in grado di esprimere concretamente a favore degli amici del Kenia.
Quanto accaduto in Kenia va aggiornato con numeri tragicamente più grandi. I morti sono finora 147, non abbiamo notizia dei feriti.
L’attacco è iniziato stamattina all’alba, quando un gruppo di criminali facenti capo al movimento somalo di Shabaab ha attaccato i due agenti di guardia all’ingresso nel centro universitario, per poi fare irruzione nei dormitori.
I jihadisti hanno separato gli studenti di fede islamica da quelli di fede cristiana, poi hanno iniziato la strage.
Alla fine si sono fatti saltare in aria in mezzo ai giovani, altrimenti non sarebbero riusciti a ucciderne così tanti, ma prima di concludere l’attentato hanno fatto tempo di decapitare qualcuno dei malcapitati, secondo le sceneggiate ormai tristemente note.
A quanto pare, i servizi di informazione kenioti avevano ipotizzato il rischio di un attentato di questo stampo, ma evidentemente non è stato possibile far nulla per prevenire la carneficina.
Adesso sono state attivate misure di sicurezza, ma è piuttosto improbabile che nell’immediato possano esserci ancora attacchi di questo tipo.
Il Kenia è un paese africano relativamente ricco ma certamente civile e di cultura superiore rispetto al resto del Continente Nero.
L’attacco è stato attivato per due motivi di fondo. Quello religioso è noto a tutti, ma quello reale molto probabilmente è dettato dalle ostilità militari che il Kenia mantiene da anni nei confronti della Somalia.
Ed è in quest’ultimo aspetto che il Mondo Occidentale è venuto meno negli aiuti al Kenia. La Somalia è il problema per definizione, perché le bande di criminali che la popolano compiono razzie con una certa frequenza.
Per normalizzare la Somalia sono intervenute anche forze armate americane ed europee (Italia compresa), ma non si è mai riusciti a dare un svolta significativa ai problemi interni del Paese.
L’obbiettivo scelto dai terrorirsti invece ha un altro significato, quello di colpire la cultura. Entrare in una cittadella universitaria per fare una strage di studenti ha il preciso valore simbolico di chi teme che la scienza e la conoscenza possano ridurre la capacità di controllo sulla popolazione.
La caccia al cristiano ha solo la comodità di essere un concetto semplice, facile da spiegare e da portare a termine. Separare i cristiani dai musulmani e via alla strage nel nome di un dio che con sfacciata presuzione i terroristi hanno costruito a propria immagine e somiglianza.
GdM