È Palù la Champagne d'Italia – Di Giuseppe Casagrande
Questo il responso del 4° Simposio della Confraternita Dom Pérignon: con i cambiamenti climatici in atto, la Valle di Cembra può giocare una carta importante
Il tavolo degli esperti: da sinistra Luciano Groff, Francesco Spagnolli, Giuseppe Casagrande, Francesco Anelli – Foto Remo Mosna.
La Valle di Cembra potrebbe diventare la Champagne d'Italia, anzi lo è già. In particolare Palù di Giovo, sede della Confraternita Amici di Dom Pérignon, nume tutelare degli spumantisti dell'intero pianeta.
Possiamo paragonare Palù di Giovo ad Epernay, la capitale dello Champagne? Sissignori.
È questa la conclusione emersa dal dibattito tra enologi, sommelier, critici enogastronomici ed appassionati di bollicine che nei giorni scorsi si sono ritrovati a Palù di Giovo in occasione del 4° Simposio della Confraternita.
Come avevamo anticipato in sede di presentazione dell'evento, i cambiamenti climatici stanno modificando il panorama vitivinicolo del Vecchio Continente con le conseguenze che sono già in atto.
La Francia ha deciso di espiantare oltre 10 mila ettari di vigneto a Bordeaux mentre - sulla scia del fenomeno Prosecco - punta sui Crémant dell'Alta Savoia. Anche in Spagna, nel Priorat, lungo la Ribera del Duero e nelle zone vocate per le bollicine (Vilafranca e Sant Sadurnì d'Anoia) stanno sostituendo i vigneti di pianura con nuovi impianti sulle colline dell'Alto Penedès.
Gli enologi Salvatore Maule, Paolo Tiefenthaler e Diego Bolognani – Foto Remo Mosna.
In Trentino i nuovi vigneti raggiungono quote sempre più elevate
L'Italia non è esclusa da questi cambiamenti epocali, ma con un vantaggio rispetto ad altre nazioni: la conformazione geografica del nostro Paese: le Alpi al Nord e la dorsale appenninica al Centro-Sud.
Il Trentino, ad esempio, può guardare al futuro con un certo ottimismo grazie alle condizioni pedoclimatiche delle nostre vallate che consentono la messa a dimora di nuovi impianti a quote sempre più elevate fino a raggiungere anche i mille metri di quota.
In particolare la Valle di Cembra, terra vocata alla produzione di grandi spumanti con le vigne terrazzate e i muretti a secco che si affacciano sull'Avisio.
Ma anche l'Alta Valsugana, la Valle di Non, le Giudicarie, la Val Rendena, la Valle del Chiese, il Bleggio possono giocare una carta importante.
Vedi, solo per fare qualche esempio, i vigneti di Maso Rella (Pojer&Sandri) che sfiorano il cielo a Grumes o i nuovi impianti di Chardonnay e Pinot Nero in quota per la base spumante che in Valle di Cembra stanno progressivamente sostituendo il Müller Thurgau.
O, ancora, il vigneto in alta quota di Nicola Biasi alla Predaia, i vigneti della famiglia Sartori in Val di Ledro, la tenuta Filanda de Boron a Tione, le vigne «eroiche» di Morandell (Lieselehof) al Passo della Mendola, alla proibitiva quota di 1250 metri.
La consegna della targa in porfido al Gran Maestro della Confraternita Riccardo Pellegrini – Foto Remo Mosna.
Quelle bollicine ancestrali sboccate «à la volée» dai confratelli di Palù
Un esempio illuminante della vocazione spumantistica della Valle di Cembra lo abbiamo toccato con mano, meglio con iI palato, assaggiando le bollicine ancestrali presentate a Palù di Giovo in occasione del 4° Simposio della Confraternita degli Amici di Dom Pérignon dai quattro soci fondatori della Confraternita: il Gran Maestro Riccardo Pellegrini (270 bottiglie), il Maestro Valentino Pellegrini (250 bottiglie), Antonio Paolazzi (270 bottiglie) e Ferruccio Pellegrini (100 bottiglie).
Bollicine sboccate «à la volée» al pari del Blanc de Blancs della Confraternita (400 le bottiglie prodotte) e degli spumanti proposti - un vero e proprio il battesimo di fuoco - da due giovani confratelli (Sonni e Patrick Pellegrini) e da una goliardica combriccola di amici cembrani amanti delle bollicine: Giorgio Pellegrini, Luca Dallona e Cristian Callegari.
Tre moschettieri che, con l'aiuto dei confratelli Antony Pellegrini e Stefano Tiefenthaler, hanno fondato la «Processionaria», nome d'arte che è tutto un programma e che nel 2019 si sono cimentati nella realizzazione del loro primo spumante.
L'intervento di Luciano Rappo, direttore della Cesarini Sforza – Foto Remo Mosna.
Lusinghiero il giudizio degli esperti: enologi, sommelier, enogastronomi
A questo punto i nostri lettori chiederanno come sono state giudicate queste bollicine ancestrali (annate 2019 e 2020).
Incredibile, ma vero: il giudizio da parte degli esperti presenti alla degustazione è stato oltremodo lusinghiero con parole di plauso, in particolare dall'enologo Luciano Groff (Fondazione Edmund Mach), dagli enologi Salvatore Maule, Paolo Tiefenthaler e Diego Bolognani, da Luciano Rappo, direttore della casa spumantistica Cesarini Sforza, e dal prof. Francesco Spagnolli, preside emerito dell'Istituto Agrario di San Michele all'Adige.
Il cattedratico trentino ha intrattenuto il pubblico con i suoi aneddoti legati, in particolare, a Palù di Giovo, paesino di poche anime che vanta il record di «maglie rosa» conquistate al Giro ciclistico d'Italia (86) dalla dinastia dei Moser (Francesco, Enzo, Aldo) e da Gilberto Simoni.
Va precisato altresì che oltre ad essere terra di campionissimi delle due ruote (Francesco Moser in primis), Palù di Giovo è anche il paese con più spumantisti d'Italia: oltre 50, ovvero la quasi totalità delle famiglie.
L'aula sede del 4° Simposio della Confraternita Amici di Dom Pérignon – Foto Remo Mosna.
L'omaggio di Francesco Moser al nume tutelare degli spumantisti
Notata in sala la presenza del fotografo Remo Mosna, il prof. Spagnolli ha ricordato un episodio del 1987 quando un giovanissimo Francesco Moser, reduce dalla Parigi-Rubaix, invitato a Epernay, all'ingresso della Moët & Chandon, salì sul piedistallo dell'imponente statua dedicata a Dom Pérignon per abbracciare il monaco benedettino (1638-1715), «cellerario» ed economo dell'abbazia di Hautvillers situata nel cuore della Champagne.
Al mitico abate, padre della rifermentazione in bottiglia, è legato uno degli Champagne più conosciuti al mondo: Sua Maestà il Dom Pérignon, unanimemente considerato il campione dei campioni delle bollicine, cui si sono ispirati alcuni vignaioli di Palù di Giovo, amanti delle bollicine, per fondare nel 2017 la Confraternita degli Amici di Dom Pérignon.
L'appassionato intervento del prof. Francesco Spagnolli – Doto Remo Mosna.
Freschezza, sapidità, eleganza per un brindisi... spumeggiante
Tornando al 4° Conclave della Confraternita degli Amici di Dom Pérignon, alle sette bollicine ancestrali dei confratelli è seguita la degustazione di 15 spumanti metodo classico di varie annate presentati da altrettante cantine della Val di Cembra. Freschezza, sapidità, mineralità, eleganza: queste le caratteristiche distintive, notate in particolare nelle versioni pas dosé, cioè brut nature, senza aggiunta, dopo la sboccatura, della famosa liqueur d'expedition.
Caratteristiche che consentono ai vignaioli della Val di Cembra di guardare al futuro con ottimismo e un pizzico di giustificato orgoglio.
In alto i calici. Prosit!
Giuseppe Casagrande – [email protected]
Riccardo Pellegrini, Gran Maestro della Confratenita Amici di Dom Pérignon.