Tre istituti cattolici a confronto – Di Nadia Clementi
Il Laboratorio di genetica MAGI Euregio, l'Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma e l'Università Campus Bio-Medico di Roma
Il professore Felice Eugenio Agrò.
Torniamo a parlare di medicina grazie al ciclo di seminari organizzati da MAGI Onlus e che giunti al quarto appuntamento continuano ad affrontare importanti temi scientifici toccando argomenti di attualità che tutti noi possiamo apprezzare e comprendere.
L’ultimo incontro organizzato nel 2017 da MAGI e dal dottor Bertelli si è svolto il 1° giugno a Bolzano e ha visto protagonisti il professore Felice Eugenio Agrò, referente all’Università Campus Bio-Medico di Roma e presidente per i progetti speciali e la dottoressa Elena Giacchi, ricercatrice all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma.
Ancora una volta il dottor Bertelli e lo staff di MAGI hanno unito due argomenti molto diversi ma estremamente attuali e interessanti: il dottor Agrò infatti ha affrontato da un punto di vista storico, filosofico e antropologico il tema della bioetica e cioè il dolore e la terapia del dolore, mentre la dottoressa Giacchi ha parlato dei metodi naturali nella ricerca della gravidanza e per la cura dell’infertilità.
Il dott Agrò col dott. Bertelli.
Il primo intervento è stato quello tenuto dal Commendatore della Repubblica Felice Eugenio Agrò, il quale si è concentrato in particolare sull’attenzione del personale medico ed infermieristico per il dolore fisico, sottolineando però quanto sia importante anche quello psicologico.
Gli studi medici, anatomici, fisiologici, neurologici, endocrini, sono volti infatti a spiegare l’origine e l’evoluzione del dolore fisico, mentre la ricerca farmacologica si concentra su come interrompere in modo rapido e sicuro l’esperienza dolorosa dei malati.
Ma il dolore non può e non deve essere spiegato solo in termini anatomici e di circuiti sensoriali, in quanto non è dovuto ad una semplice attivazione del sistema nervoso, ma è legato ad uno stato psicologico influenzato dalle emozioni e dal vissuto personale del singolo individuo.
Morte, malattie, incidenti di persone care, delusioni, sconfitte personali, aspettative e sogni non realizzati sono causa di dolore che coinvolge la sfera psichica dell’individuo; sentimenti tanto importanti e determinanti da arrivare a sfociare in vere e proprie patologie, come l’anoressia, la bulimia, la depressione, la schizofrenia ed altre malattie psichiatriche.
L'esperienza dolorosa è dunque frutto di una stretta interdipendenza tra corpo e mente, cosicché non è possibile fare una chiara e netta distinzione tra componente organica e componente psichica della malattia.
Si tratta di un’esperienza che ognuno di noi infatti riferisce in modo diverso, e proprio da qui, ha sottolineato il dottor Agrò, nasce la consapevolezza di dovere curare il dolore avendo sempre presente che dinnanzi a noi c’è una persona che soffre nella sua interezza e unicità.
Il dott. Agrò.
Molto più recente è invece l’identificazione di relazioni tra assetto genico e sensazioni dolorose. Questi sviluppi derivano dall’eccezionale progresso che ha avuto il settore della ricerca in ambito genetico negli ultimi anni.
Infatti, a partire dai primi anni del 21 secolo, sono emerse importanti scoperte in questo campo, relative soprattutto: alle situazioni in cui fattori genetici alterano la normalità, o l’integrità, delle vie anatomiche che trasportano il dolore dalla periferia all’SNC (nocicettori, neuroni afferenti, glia, connessioni e circuiti a livello centrale); alle situazioni in cui fattori genetici influiscono sugli aspetti funzionali e biochimici correlati al trasporto e alla modulazione del dolore (neuromediatori, neurotrasmettitori, recettori, canali ionici, reazioni biochimiche); alle situazioni, infine, in cui fattori genetici interferiscono sull’azione dei farmaci analgesici, aumentandone o riducendone l’efficacia, mediante meccanismi che interferiscono con la loro farmacocinetica o la loro farmacodinamica.
Il nostro patrimonio genetico influenza la nostra percezione del dolore e il modo con cui l'organismo risponde ai farmaci antidolorifici. La relazione tra assetto genetico individuale e reazione ai farmaci non è nuova, così come la consapevolezza che ci sono persone che non ottengono alcun beneficio dalle terapie antidolorifiche,«La percezione del dolore è influenzata da una componente culturale, ma i geni sono responsabili delle differenze tra individui e non di quelle tra gruppi etnici».
In sostanza, ci sono persone, a tutte le latitudini, che per ragioni legate alla struttura genetica hanno bisogno di essere trattate con dosi più elevate di antidolorifici oppure con farmaci con diverso meccanismo d'azione.
A tal proposito MAGI ha messo a punto un test genetico per diagnosticare tutte le forme mendeliane di dolore in particolare la neuropatia dolorosa delle piccole fibre responsabile del 20% del dolore cronico sine causa.
La dottoressa Elena Giacchi.
Il secondo intervento è stato quello della dottoressa Giacchi, che si occupa di ricerca nel campo della fertilità presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Roma.
La dottoressa ha riportato al pubblico medico-scientifico presente l’esperienza del Centro Studi e Ricerche per la Regolazione Naturale della Fertilità, il quale ha dimostrato, negli ultimi anni, l’utilità del Metodo Billings, soprattutto per quanto riguarda la diagnosi e il monitoraggio terapeutico di alcune patologie subcliniche o asintomatiche che possono compromettere la fertilità della donna, nonché nella ricerca della gravidanza e nell'infertilità di coppia.
Il Metodo Billings, dal nome del medico che lo scoprì negli anni ’50, si basa sulla rilevazione di un unico indicatore di fertilità: il muco cervicale, che costituisce un marker preciso dell’attività ovarica, rispecchiandone tutte le variazioni fisiologiche o patologiche.
La dottoressa Giacchi e il suo team di lavoro hanno studiato in modo particolare il cosiddetto «picco» del sintomo del muco, un vero e proprio punto di riferimento per stabilire il momento dell’ovulazione e che corrisponde al giorno di maggiore fertilità e quindi di maggiore probabilità di concepimento (si parla di un successo pari al 66.7%).
L’assenza abituale del «picco» induce ad indagare su eventuali disturbi dell'ovulazione (anovulazione, luteinizzazione follicolare-LUF), oppure su una patologia cervicale, che possono essere presenti nonostante la regolarità dei cicli e/o l'assenza di sintomi infiammatori.
Una fase post Picco inferiore agli 11 giorni, ad esempio, o la presenta di spotting, sono due fattori che inducono a sospettare una inadeguata funzione del corpo luteo e a ricercarne dunque le possibili cause.
Gli studi della dottoressa Giacchi e dell’Università Cattolica di Roma hanno evidenziato alcune correlazioni con le anomalie Iegate al muco cervicale e alcuni disturbi che possono diminuire la fertilità di coppia: come, ad esempio, l’elevata prevalenza (73,7 %) dell'ipotiroidismo subclinico nell'ambito delle patologie endocrine responsabili di disturbi dell’ovulazione; la correlazione tra differenti tipi di infezione cervico-vaginale e la gravità di deficit della secrezione cervicale.
Il dato più importante di questa ricerca riguarda i risultati delle 155 coppie che hanno iniziato l’utilizzo del Metodo Billings per la ricerca della gravidanza: nel 70% dei casi il concepimento è andato a buon fine e analizzando separatamente il campione senza e con fattori di rischio per la fertilità ha concepito rispettivamente il 95 % e il 62% delle coppie.
Prendendo infine in considerazione i casi di infertilità maschile (OMS 2010) la gravidanza è stata ottenuta nel 50% dei casi.
Questi dati, che per i non addetti ai lavori possono sembrare solo dei numeri, hanno portato la dottoressa Giacchi ad affermare come questo metodo naturale possa contribuire a migliorare la pratica clinica, orientandola ad investigare patologie endocrine, dismetaboliche o cervico-vaginali che possono compromettere la fertilità e che, pertanto vanno trattate con attenzione ai fini della tutela della fertilità e della salute riproduttiva della donna.
A tal proposito MAGI Euregio in collaborazione con l'Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici ha messo a punto un pannello di test genetico per l'infertilità, primi in Italia, per identificare i difetti della linfagiogenesi nelle forme benigne d'igroma cistico del feto.
Tale patologia che può vedere indirizzati i feti all'aborto ha permesso a questo gruppo di lavoro di far nascere bambini nel 67% perfettamente sani ( dati pubblicati dal prof. G.Noia sulla rivista scientifica «Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol»).
Nadia Clementi [email protected]
Dott. Matteo Bertelli, Medico Genetista, Presidente MAGI EUREGIO, BOLZANO
MAGI Euregio S.c.s. - Via Maso della Pieve 60/A - Pfarrhofstraße 60/A
I-39100 Bolzano/Bozen Phone: +39.0471.25.14.77 - Email: [email protected]
Per chi fosse interessato può consultare l'articolo del Sole24Ore a questo link.