A un anno dalla missione in Afghanistan, partiamo per il Libano
Stavolta ci attende il Paese dei Cedri. Andiamo a documentare i nostri militari impegnati a mantenere la pace tra Libanesi e Israeliani
Il 1° ottobre il nostro giornale si imbarcherà per il Libano.
Staremo in mezzo ai nostri soldati per una settimana, cercando di capire quale siano le loro condizioni di vita, i loro problemi, le loro soddisfazioni, i loro sacrifici, le loro legittime aspirazioni.
Non sarà una missione facile, perché le condizioni di vita sono estreme e perché la missione militare «Unifil» cui è stato chiamato il nostro esercito dall’ONU è estremamente delicata.
La presenza delle nostre Forze Armate è stata richiesta allo scopo di mantenere la pace tra le due popolazioni israeliane e libanesi.
Il fatto che indusse l’ONU a fare intervenire una forza multinazionale di pace fu il conflitto del 12 luglio 2006, che iniziò con l'attacco di Hezbollah e gli scontri alla frontiera con Israele, nei quali furono uccisi otto soldati israeliani e altri due vennero fatti prigionieri.
Il giorno dopo, per rappresaglia, gli israeliani bombardarono le infrastrutture libanesi, con l’obbiettivo di colpire i quartieri e i villaggi abitati dagli sciti e le roccaforti di Hezbollah.
Il quale Hezbollah a sua volta rispose lanciando razzi e missili sul nord di Israele.
Il conflitto provocò in pochi giorni la morte di oltre 1.100 libanesi, quasi tutti civili, e di oltre 150 israeliani, in gran parte militari.
Circa un milione gli sfollati in Libano e 500 mila quelli in Israele.
Da qui l'intervento delle Nazioni Unite. Dopo difficili negoziazioni, l'11 settembre 2006 il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvò la risoluzione 1.701 che in tre giorni portò a un «cessate il fuoco».
L'Italia ha avuto un ruolo rilevante nel rendere possibile l'approvazione della risoluzione e da allora il nostro contributo militare è stato molto importante per l’intera missione ONU, che conta in tutto su 15 mila militari provenienti da ben 27 Stati diversi.
Erano circa 3.000 i militari italiani inizialmente impegnati in Libano nella missione UNIFIL delle Nazioni Unite ed è il più numeroso di tutta la presenza ONU, non a caso più volte gli ufficiali italiani hanno svolto ruoli di comando dell’intera Forza.
L'«Operazione Leonte», come è stata chiamata la missione militare italiana in Libano, prende il nome dal termine libanese «al-Litani», che è il più grande fiume del Libano e che delimita l’area in cui il contingente italiano opera secondo le disposizioni della risoluzione N. 1.701 delle Nazioni Unite.
L'operazione ha avuto inizio il 28 agosto 2006, quando sono partite da Taranto, alla volta del Libano, la portaerei Garibaldi, la nave da sbarco San Marco e la fregata Espero che si sono aggiunte alla nave da sbarco San Giusto e alla corvetta Fenice salpate dal Porto di Venezia.
Le navi avevano sbarcato nel porto di Beirut, sotto il controllo del Reggimento San Marco, tonnellate di materiale destinato alla popolazione, cucine da campo, ambulanze, generatori per la produzione di corrente elettrica, tende pneumatiche, tonnellate di medicinali e tonnellate di generi alimentari destinati alla popolazione civile non combattente messi a disposizione dal Ministero degli Esteri, dalla Protezione Civile, dalla Croce Rossa Italiana e dal Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite.
Adesso la forza italiana è costituita da 1.600 uomini.
Ed è loro che andremo a trovare sal 1° al 6 ottobre prossimi, nel Paese dei cedri.