Missione a Herat/ 11 – La vita alla base, prima parte
Le camerate, la mensa, le armi individuali, la logistica, i passatempi
La vita alla base centrale di Herat è relativamente sicura.
Ricopre una superficie di un migliaio di ettari, ha un aeroporto
tutto suo e un poligono dove i soldati possono tenersi in
allenamento e i genieri fare esplodere gli esplosivi
recuperati.
I mezzi di trasporto stanno all'interno della base, ma non
conosciamo le dimensioni del parco automezzi militari. Il veicolo
più adatto a quel terreno è il Lince, di cui abbiamo già parlato,
apprezzato dai migliori eserciti del mondo (compreso quello
americano).
Altri mezzi sono costituiti dai soliti autocarri leggeri, medi e
pesanti. L'auto civile più diffusa è un modello
suv della Tojota, opportunamente corazzato per
l'occasione.
La base accoglie mediamente 1.500 soldati, cifra che raddoppia
quando ci sono gli avvicendamenti delle unità.
I militari dormono in casette prefabbricate a due piani, dotate di
un impianto bagni e uno docce per ogni piano di una decina di
camere. L'acqua è calda. Le camere sono climatizzate con sistemi ad
aria, fredda d'estate e calda d'inverno.
In tutta la base, purtroppo, c'è una sola mensa per tutti. A nostro
avviso, sarebbe meglio averne due: la coda verrebbe dimezzata e la
qualità dei pasti sarebbe certamente migliore.
Nella base ci sono anche dei bar e delle pizzerie. Particolarmente
apprezzato il ristorante degli spagnoli, il cui piatto forte
peraltro è costituito dalla pizza. C'è anche un ristorante italiano
di un certo rilievo, ma è più costoso che migliore delle mense.
Non ci sono molti passatempi nella base. A parte il caffè (e
l'alcol, che a quanto ci è sembrato non è molto richiesto) si gioca
a carte, la palestra, il cineforum e la televisione che giunge
dall'Italia via satellite.
Il passatempo privilegiato è Internet. Con la Rete i nostri ragazzi
restano in continuo contatto con i propri cari ad ogni momento di
tempo libero. Non sempre il collegamento wi-fi è apprezzabile,
tanto vero che noi giornalisti abbiamo avuto problemi a collegarci.
Ci sono anche dei punti internet, giustamente sempre occupati.
Secondo quanto ci hanno detto due ufficiali medici (un uomo e una
donna), il problema sesso viene ampiamente superato dal contatto
quotidiano con i propri partner a casa. Una lunga chiacchierata
giornaliera con la morosa riesce a mettere in secondo piano la
necessità di rapporti reali.
Le donne rappresentano il 5% dell'intera forza. Su 4.000 effettivi
in Afghanistan, dunque, 200 sono donne. Molte di queste sono in
forza nei reparti operativi. A volte costrette a una inevitabile
promiscuità, le donne sono trattate dai colleghi con il massimo
rispetto e chiunque sarebbe pronto a sacrificarsi per la propria
commilitona. Una presenza decisamente vincente, che garantisce ai
reparti un giusto equilibrio comportamentale.