«Il futuro del vino trentino sta nella viticoltura di montagna»
Dal Vinitaly l'assessore Mellarini invita a creare un prodotto legato al territorio riconoscibile e autorevole
Il Trentino vuole farsi sempre di
più interprete del vero spirito della montagna e sceglie di farlo
attraverso il proprio prodotto principe, il vino.
La seconda giornata di Vinitaly porta in dote la forte
rivendicazione dell'identità territoriale e un progetto nuovo,
ovvero la creazione di una Consulta costruita per tracciare le
linee guida di una caratterizzazione della produzione vitivinicola
trentina al fine di creare un brand forte e riconoscibile, quello
di un vero e proprio «vino della montagna».
A lanciare la proposta è stato l'Assessore provinciale
all'agricoltura, foreste, turismo e promozione della Provincia
Autonoma di Trento Tiziano Mellarini, nel corso dell'incontro
tenutosi oggi presso lo stand istituzionale, al quale hanno
partecipato anche il professor Attilio Scienza, ordinario di
viticoltura presso la Facoltà di Agraria dell'Università di Milano,
Elvio Fronza, presidente del Consorzio di Tutela Vini del Trentino,
e Adriano Dalpez, presidente della Camera di Commercio di
Trento.
Tema della giornata la vitivinicoltura di montagna. Il Trentino è
un territorio interamente montuoso e dunque anche la sua
produzione agricola è profondamente influenzata da queste
caratteristiche morfologiche.
Con oltre 10 mila ettari di vigneto suddivisi in più di 80 mila
particelle ed una produzione di 1 milione e 200 mila quintali di
uva che si trasformano in circa 800 mila ettolitri, questa terra
rappresenta l'area di viticoltura di montagna (così come
classificata dall'UE) più importante d'Italia e d'Europa.
«Questa peculiarità del territorio rappresenta per la nostra
vitivinicoltura una grossa opportunità - ha detto l'assessore
Tiziano Mellarini - ma ora è il momento di compiere scelte forti e
lo dico anche ai nostri produttori. Dobbiamo avere il coraggio di
valorizzare questa propensione fino in fondo, puntando con
decisione sui tratti caratteristici che la montagna sa infondere ad
un vino.
«Un percorso da compiere anche in termini di brand, - ha aggiunto -
creando prodotti che interpretino al meglio lo spirito della
montagna e le sue caratteristiche, come la freschezza e la
genuinità. I particolari microclimi del Lago di Garda, che ci
regala ad esempio gli ulivi più a nord in Europa dai quali si
ottiene olio di particolare eccellenza, affiancati da quelli propri
delle vallate dolomitiche, dovrebbero rappresentare l'ingrediente
principale per la nostra produzione vitivinicola.»
«A questo scopo sarà creata una Consulta, - ha concluso, - che
porterà avanti questo progetto, nella speranza che tutti
partecipino e camminino al nostro fianco. Inoltre, il recupero
della viticoltura di terreni posizionati oltre gli 800 metri di
quota potrà offrire ai nostri agricoltori nuove opportunità. Lo
faremo coinvolgendo i produttori ed appoggiandoci a quella
straordinaria fucina di ricerca e di professionalità per il mondo
agricolo che è la Fondazione Mach di San Michele all'Adige, una
realtà di eccellenza trentina che in molti ci invidiano.»
Sulla stessa lunghezza d'onda il professor Attilio Scienza.
«Vitigni e territorio sono fondamentali per la nascita di un buon
vino, - ha detto il professore. - Il Trentino deve essere più
consapevole della propria forza, valorizzando la viticoltura di
montagna legata al lavoro degli uomini che l'hanno resa
coltivabile.
«La storia ci dice che in Trentino le esperienze migliori di
viticoltura nascono proprio fra i monti, dove la cultura di confine
crea incontri di grande qualità, come Chardonnay o Riesling. Ora
occorre riprendere quella tradizione per produrre vini a basso
impatto ambientale, puntando sul concetto di eco
compatibilità».
Elvio Fronza, del Consorzio di Tutela Vini del Trentino, ha invece
sottolineato le forti radici storiche della vitivinicoltura
trentina.
«Si tratta di un binomio importante quello fra terra e uomo, del
quale il vino rappresenta il gonfalone più importante per il
territorio, senza nulla togliere ad altri prodotti comunque
significativi. Ricordo il ruolo importante giocato in passato dal
vino nella vita quotidiana delle persone: eravamo i più grandi
fornitori di uva dell'Impero Asburgico...
«Anche nel futuro dovremo fare così, - ha concluso. - Occorre
trovare momenti di forte aggregazione tra i produttori, che portino
a risultati positivi. Il Consorzio che io presiedo (con 10mila
imprenditori agricoli) ha questa funzione, ossia fare squadra e
dare forza al movimento vitivinicolo trentino».
Adriano Dalpez, presidente della Camera di Commercio, ha ribadito
l'importanza del concetto di identità.
«Il Trentino è montagna al 100%, con l'80% della superficie sopra i
600 metri di quota, atmosfere che diventano ingredienti importanti
anche per i vini. Giusto dunque puntare su prodotti sempre più
legati a questa tradizione.
«Occorre un progetto complessivo basato su una gamma di prodotti
che rappresentano davvero il territorio, partendo da esempi
positivi come Trentodoc, al quale abbiamo creduto fortemente. Per
farlo, però, occorre maggiore unione tra i nostri produttori.»