Il problema orsi in Trentino: bisogna trovare una soluzione

La minaccia degli orsi problematici verrà neutralizzata, ma la problematica va affrontata pragmaticamente una volta per tutte

La vicenda dell’orsa JJ4 che ha ucciso il povero ragazzo di Caldes è diventato un caso nazionale. E non è la prima volta.
L’ex presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi si era trovato in un caso rovescio rispetto a quello accaduto a Fugatti. Rossi aveva ordinato la cattura di un’orsa caratteriale, ma purtroppo l’anestetico aveva avuto un effetto letale sulla bestia, che è morta involontariamente.
Rossi ha dovuto affrontare due processi per dimostrare di aver agito correttamente, perché gli animalisti lo avevano denunciato insieme agli operatori comandati.
È stato assolto con formula piena e le spese di processo le ha pagate la Provincia, e quindi tutti noi cittadini.
 
Adesso il caso è lampante. Un’orsa ha sbranato un povero ragazzo e logica vuole che, per evitare che possa accadere di nuovo, che l’animale venga abbattuto.
Gli animalisti invece si sono ribellati e hanno ricorso al Tar affinché facesse sospendere la pragmatica sanzione. E il Tar ha accolto il ricorso, disponendo che per sopprimere l’animale ci vuole il parere positivo dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
Il parere dell’Ispra non è impegnativo ma solo consultivo. Ma, in quanto inserito nella sentenza, il suo parere diventa vincolante.
Pare, ma non ne abbiamo certezza, che l'Ispra darà il parere favorevole.
 
Intanto Fugatti ha dovuto modificare l’ordinanza, disponendone la cattura. Poi verrà detenuta nel braccio della morte del Casteller, in attesa della sentenza.
Ecco, di peggio non poteva accadere. Uccidere l’animale nel corso di un’operazione di caccia è una cosa. Ucciderla a freddo è tutt’altra cosa. Ci saranno dimostrazioni pro e contro come negli USA in occasione delle sentenze capitali.
È sempre possibile che l’animale muoia nel corso della cattura, sia nel caso di incontro ravvicinato, sia nel caso di overdose di anestetico come accadde alla vicenda Rossi.
 
Oggi se ne è è parlato nel corso di una conferenza dei capigruppo in Consiglio provinciale indetta da Fugatti, dove qualcuno ha dichiarato che «A Fugatti è mancato il coraggio di Rossi».
Come abbiamo visto, non si è trattato di coraggio ma di casualità. In politica si ama distorcere la verità quel tanto che basta per portarla a proprio vantaggio.
Ma intanto il problema rimane. Anche eliminando (o deportando) gli orsi problematici, i plantigradi sono troppi. E saranno sempre più.
 
Sono quasi tutti concentrati nel Trentino occidentale. Pare che non riescano a migrare sulla sinistra Adige, per via del il fiume, per l’Autostrada, per la ferrovia… chissà.
Gli orsi che sono migrati in Germania e in Svizzera sono stati freddati a colpi di schioppo. Evidentemente non se ne fanno un problema.
Eppure i plantigradi hanno bisogno del loro spazio. Devono poter migrare in territori meno popolati.
Dobbiamo catturarne la metà e portarli in un territorio che li accetta. La Slovenia, per esempio, che è il paese che ha consegnato al Trentino la coppia capostipite, li accetterebbe. In una superficie di 20.000 km² (l’intero Trentino ne ha 6.000), ospita più di 1.000 orsi.
 
Nella Slovenia la caccia all’orso è permessa e quest’anno ne potranno uccidere 250. I nostri 50 orsi in eccedenza ci starebbero senza modificare gli equilibri.
Ma poi dovrà essere inserito nel calendario venatorio trentino anche l’orso, altrimenti come abbiamo detto, tra qualche anno torniamo al punto di partenza.
La seleziona naturale non c’è più, deve farla l’uomo, con rigore scientifico.
Basti pensare che i cervi da soli in Trentino sono quasi 13.000 unità e se ne dovranno abbattere migliaia per salvare gli altri ungulati.

GdM