Gli insegnamenti dell'esempio della Scozia

Mai aver paura della democrazia: i grandi problemi non vanno evitati ma affrontati

Gli scozzesi Alistair Darling, leader del NO, e Alex Salmond, leader del SI'.

Quanto accaduto in Scozia è un esempio che dovrebbe insegnare a tutta l’Europa cosa significa democrazia.
Cameron, di fronte alle istanze indipendentiste della Scozia, ha deciso che i grandi problemi non vanno evitati ma affrontati.
Non a caso il Regno Unito è la più antica democrazia della storia.
La possibilità di tenere questa consultazione è stata frutto di un accordo tra il governo del Regno Unito e il governo scozzese, noto anche come «Accordo di Edimburgo», firmato il 15 ottobre 2012 dal primo ministro britannico David Cameron, dal segretario di Stato per la Scozia Michael Moore, dal primo ministro scozzese Alex Salmond e dalla vice-primo ministro scozzese Nicola Sturgeon.
Lo «Scottish Independence Referendum Bill», il disegno di legge per stabilire le modalità di svolgimento del referendum, è stato presentato il 21 marzo 2013 e approvato dal Parlamento scozzese il successivo 24 novembre. Il 17 dicembre dello stesso anno ha ricevuto il royal assent.
Ieri la consultazione che ha portato alla pragmatica decisione di restare insieme agli altri stati, l’Inghilterra, il Galles e l’Irlanda del Nord.
 
Il leader del movimento per l’indipendenza della Scozia, Alex Salmond, ha dichiarato di accettare la decisione del suo popolo e ha invitato i suoi sostenitori di fare altrettanto.
Ma è evidente che il sondaggio ha portato di per sé tante novità positive.
Al di là delle promesse fatte in zona Cesarini da Cameron, si è sfaldato un pesante fardello che la Scozia portava con sé: l’odio virtuale verso gli inglesi. Adesso gli scozzesi sanno che gli inglesi non sono poi così cattivi e che i propri concittadini non vogliono proprio staccarsi da loro.
Un popolo di 5 milioni di abitanti per 50mila km quadrati è ben diverso da una città come Londra che concentra in 1.500 kmq 8,4 milioni di abitanti. Come dire che i giovani scozzesi desiderano passare gran parte del tempo nella capitale... Ma osservatori più bravi di noi spiegheranno negli anni le ragioni del NO con dovizia di certezze.
Insomma questo matrimonio non s’aveva da disfare e adesso lo sanno entrambe le parti. che vivranno felicemente separate in casa.
 
L’altro aspetto è l’insegnamento che questo referendum ha dato al resto dell’Unione Europea.
La prima è che gli Stati dell’antico continente sono abbastanza grandi da potersi permettere le sfide democratiche. Tutti quelle regioni che da anni chiedono la propria indipendenza dalla nazione cui appartengono possono procedere a metodologie più allargate e fiduciose.
Anche perché le autonomie hanno dimostrato di essere più vantaggiose delle indipendenze. Il fenomeno rappresentato dal nostro Trentino Alto Adige viene costantemente studiato da molte minorante europee ed extra europee.
Dagli anni delle bombe siamo passati agli anni della convivenza in piena armonia. A conferma dunque che il vivere separati in casa sia la formula migliore per le minoranze di un paese.
Le separazioni che ci sono state e quelle che cercano di avvenire vanno dunque affrontate con la buona volontà di tutti alla ricerca della strada giusta.
 
In Italia, dove stiamo attraversando un momento di neocentralismo guidato da un governo che cerca quattrini in ogni dove, le province sono state cancellate e le regioni verranno depauperate di alcuni loro poteri. Una tendenza opposta a quella del Regno Unito.
Pare peraltro che le autonomie («almeno le più virtuose»...sic!) potranno continuare la propria esperienza.
Siamo dunque lontani dal pensiero anglosassone, dall’esempio referendario cui abbiamo avuto la fortuna di assistere.
Sappiamo quindi che l’idea di un Trentino Alto Adige indipendente (cioè non legato a uno stato diverso dall’Italia) sia impensabile né tanto meno percorribile. L’Autonomia che abbiamo conquistato è stata il frutto del nostro tempo.
Ma - per fare un esempio vicino a noi - l’idea di un Bellunese che periodicamente affronta un referendum per passare alla Regione del Trentino Alto Adige, senza che porti ad alcun effetto né teorico né pratico, ci mostra come sia ancora molta la strada da fare.
 
GdM