Matteo Boato e il variegato mondo dei bambini – Di Daniela Larentis
L’artista trentino dopo aver esposto al MUSE è ora impegnato in un progetto che vede protagonisti i bambini
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Matteo Boato, pittore affermato sia in Italia che all’estero, è un artista che da sempre ama il variegato mondo dell’infanzia.
A qualche mese di distanza dalla sua personale organizzata al Muse, il Museo delle Scienze di Trento, da poco rientrato dalla Russia, sta ora lavorando a un progetto che vede protagonisti i bambini.
Chi si occupò di istituzioni educative per l’infanzia furono sul finire dell’Ottocento le sorelle Rosa e Carolina Agazzi, le quali nell’asilo di Mompiano misero a punto il loro famoso metodo sperimentale.
Erano dell’idea che l’asilo d’infanzia fosse da considerarsi una sorta di continuità dell’ambiente familiare, un luogo piacevole dove i bambini potessero sentirsi a casa, impegnandosi in attività di vita pratica e utilizzando oggetti di uso comune e collettivo.
A loro si deve la nascita dei contrassegni, infatti prima di allora il sistema di identificazione usato non era quello delle immagini, ma quello dei numeri.
Naturalmente, non possiamo dimenticare di citare Maria Montessori, il suo celebre metodo è un classico della pedagogia.
Approfittando del suo recente rientro in Italia, abbiamo avuto occasione di chiedere a Matteo Boato non solo un aggiornamento sui suoi ultimi impegni artistici, ma anche alcune domande che si collegano al tema dell’infanzia.
Mosca, maggio 2017.
Ci può aggiornare sulla sua recente esperienza russa?
«La mostra presso la galleria Lega di Mosca dal titolo Le Case Danzanti rimasta aperta dal 22 aprile al 5 maggio 2017 ha riscontrato molta attenzione e pareri sorprendentemente favorevoli.
«Sono felice dei risultati concreti che fanno presagire una ulteriore tappa espositiva autunnale in terra russa.»
Oggi persone, popoli, linguaggi e costumi si mescolano, con sempre più crescente facilità, ma si incontrano sempre più raramente. Parlare di educazione in un contesto come il nostro diventa una questione di attualità inevitabile. Lei da pittore interessato da sempre al mondo dei bambini come sta affrontando questo tema da un punto di vista artistico?
«Io sto lavorando da alcuni anni nella formazione di insegnanti della scuola dell'infanzia, collaborando con la Federazione Provinciale delle Scuole Materne che mi ha invitato ad articolare nelle loro strutture un percorso rivelatosi in poco tempo, per me, appagante ed efficace.
«Ho incrociato anche molti bambini strada facendo. Credo che il periodo tra i 3 e i 5 anni dello sviluppo sia fondamentale per la crescita della persona (lo è senza ombra di dubbio anche il precedente triennio, fin dalla nascita), si gettano le basi, le fondamenta, sia dal punto di vista cognitivo, motorio, relazionale, sociale, artistico.
«Credo che l'attività artistica, progettuale e laboratoriale possa essere un mezzo eccezionale per veicolare principi di collaborazione, di rispetto dell'altro, di integrazione, di potenziamento delle proprie capacità. L'approccio metodologico che utilizzo prevede di lavorare in gruppo, in piccolo gruppo concretamente.
«Questa condizione permette di intrecciare il lavoro individuale con quello collettivo alimentando la progettualità condivisa e avvalorando i singoli apporti personali.»
La Valle di Non ricreata ad Arte - Cavareno, Comunità della Val di Non - progetto M. Boato, 2017.
Alcuni studiosi sostengono che quando la vita psichica e la vita fisica sono in perfetta armonia, la condizione che si raggiunge è di pace, si è insomma felici, uno stato che si potrebbe raggiungere, a detta di alcuni, quando si realizzano condizioni di vita tipiche del soggetto creativo. È d’accordo con questa visione?
«La condizione di artista permette di vivere quotidianamente in una dimensione che definirei limbica a metà tra la realtà e la fantasia o il sogno semi-cosciente dell'autore.
«In qualche modo la mano dell'artista, il fisico tutto, attraverso tecniche e linguaggi di varia natura e specifici della sua creatività, racconta una realtà filtrata da una lettura della stessa intima, personale dell'autore.
«I due mondi: la realtà oggettiva (che oggettiva non è mai a mio avviso) e il mondo intimo dell'autore che origina l'interpretazione soggettiva, si arricchiscono però di una regia comune che dà integrità alla comunicazione e al linguaggio artistico.
«La regia di cui parlo, che, quando si tratta di arte è sempre presente e traspare da ogni poro e da ogni opera, è la filosofia dell'autore, la sua chiave di lettura del mondo.»
Ognuno di noi si trova oggi sottoposto a una miriade di tensioni nel tentativo di esercitare un controllo sulla propria esistenza. I bambini di oggi che adulti saranno? Lei che conosce bene il mondo dei bambini, come li immagina in futuro, ora che stiamo vivendo in un’epoca solipsistica, per certi verso di egoismo esasperato?
«L'uomo si trova in una società che in fondo non ha scelto coscientemente, in una condizione scomoda, ingabbiato, incattivito o rassegnato (come gli animali allo zoo). La sua vita è scandita da regole di varia natura, da compiti sociali spesso completamente inutili che sembra gli servino solo a non pensare, a dare una parvenza di senso alla sua esistenza.
«In questo panorama piuttosto triste l'artista ha l'obbligo morale, in quanto libero da schemi sociali predigeriti (o almeno così dovrebbe essere) di proiettarsi nel futuro e dargli respiro.
«L'artista può mostrare ai bambini di oggi la strada, necessariamente in salita ma assolutamente appagante, per abbandonare l'egoismo e la solitudine dilagante e rivitalizzare l'uomo, il suo rapporto con gli altri, il mondo, la terra.
«Allo stesso tempo i bambini possono, con la loro innata freschezza e creatività, rendere belli e ricchi gli adulti di oggi, indubbiamente da cambiare, da reindirizzare, da rieducare. Credo che in pochi decenni la popolazione mondiale (ora calcolata in 7 miliardi e mezzo) e le risorse in drastica riduzione non permetteranno alcuna deroga.
«Mi sogno tante piccole isole di persone che cooperano localmente e che vivono in modo socialmente integrato per gestire le necessità vitali in un rapporto reciproco con la terra diretto e rispettoso.»
Mosca, maggio 2017.
A cosa sta lavorando attualmente?
«Sto lavorando ad un progetto pittorico riguardante un tema a me molto caro da quando ho iniziato a dipingere nel 1998: l'albero; ad olio su tela e su grandi dimensioni. Lo racconto e ri-racconto con il passare del tempo, delle stagioni, della vita.»
Progetti futuri?
«Ho in programma una mostra a Riga (Lettonia) per fine anno 2017, sarò a Milano sempre nel periodo di dicembre, continuerò con i progetti artistici per l'infanzia, ma soprattutto mi regalerò il privilegio di dipingere quello che ho in pancia senza limiti.»
Daniela Larentis – [email protected]
Albero, olio su tela - cm 120x150 - 1998-2017.