«La Vedova Socrate», mercoledì 5 gennaio a Riva del Garda

Nella sala «Garda» del Palazzo dei Congressi Lella Costa sarà la vedova Socrate

>
Un passaggio di testimone tra due signore della scena e della comicità: Lella Costa raccoglie l’invito di Franca Valeri a interpretare uno dei suoi più celebri e divertenti testi.

Il monologo è ambientato nella bottega di antiquariato della moglie di Socrate, Santippe.
Descritta dagli storici come una delle donne più insopportabili dell’antichità, Santippe può finalmente raccontare ciò che è stato il suo matrimonio e quello che le hanno fatto passare gli amici di Socrate.
In un racconto ironico e acuminato, Santippe si dimostra maestra di pensiero e oratoria, tanto da decidere di scrivere lei stessa un dialogo di cui protagoniste saranno le donne.
Inizio alle ore 21.

Franca Valeri, grande matriarca del teatro italiano, prima di compiere cento anni il 31 luglio 2020 aveva chiesto a Lella Costa di raccogliere il suo testimone e interpretare Santippe, la protagonista della commedia «La vedova Socrate», testo da lei scritto nel 2003.
Lo spettacolo ha debuttato al teatro greco di Siracusa e ha intrapreso un tour estivo - con una tappa anche al Piccolo, al Chiostro Nina Vinchi, nel giorno stesso del compleanno dell’artista - durante il quale, purtroppo, Franca Valeri ci ha lasciato.
La sua «vedova», come lei voleva, continua a vivere, raccogliendo il commosso tributo delle molte platee dei teatri in cui fa tappa.
Il testo è un concentrato di ironia corrosiva e analisi sociale, rivendicazione disincantata e narrazione caustica.
 

 
Liberamente ispirato a «La morte di Socrate» dello scrittore svizzero Friedrich Dürrenmatt, nato a seguito dell’intuizione di Giuseppe Patroni Griffi che glielo suggerì, è ambientato nella bottega di antiquariato e oggettistica di Santippe, la moglie del filosofo, tramandata dagli storici come una delle donne più insopportabili dell’antichità.
«Patroni Griffi ha letto il testo di Dürrenmatt e mi ha detto se ne potevo trarre qualcosa -spiegava Franca Valeri- mi incuriosiva l’idea di sfatare questa leggenda che Santippe fosse solo una specie di bisbetica. Io ne faccio una moglie come tante, con una vita quotidiana piena di alti e bassi, una donna intelligente che del marito vede anche tanti difetti. Nel testo di Dürrenmatt c'è poco di Santippe. Per questo, per conoscerla meglio, ho preso delle informazioni su Socrate e ho letto i Dialoghi di Platone. Mi sono fatta l’idea di una donna forte che ha vissuto accanto a un uomo per noi straordinario ma che per lei era semplicemente un marito e per giunta noioso».
 

 
Nello spettacolo si sfoga per tutto quello che le hanno fatto passare gli amici di Socrate, come Aristofane e Alcibiade, una masnada di buoni a nulla, a cominciare da Platone, il principale bersaglio polemico dello spettacolo. Lei non sopporta che abbia usurpato le idee del consorte, anche se fu molto fedele nel riportarle. E così lo degrada a un semplice copista e si mette in testa di chiedergli pure i diritti d’autore. Anzi, alla fine pensa di poter scrivere lei un dialogo: protagoniste però sarebbero le donne. Ed è infatti soprattutto alle donne che parla: neanche la vedovanza le toglie il diritto di emanare un giudizio onesto sul comportamento dei mariti, degli uomini in generale e anche di quelle donne che ingannano l’altro sesso. Non serve, dice, indagare sulla vera natura del proprio uomo, basta accettarlo così com’è da vivo e da morto; d’altronde, «la morte di un marito è un così grande dolore che nessuna donna ci rinuncerebbe».

Informazioni e prenotazioni www.trentinospettacoli.it.