«Quando il bullo attacca dal web, adolescenti e rischi su internet»

Gli interventi al Palacongressi di Rimini da parte degli esperti trentini sull’argomento

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Il cyber-bullismo sta diventando una vera e propria emergenza. Secondo un gruppo di ricercatori dell’Università di Montreal, ne è vittima un adolescente su cinque.
Un’indagine di Eurispes e Telefono Azzurro ribadisce che un ragazzo su quattro ha trovato online pettegolezzi, falsità o fotografie che lo hanno imbarazzato.
E in molti casi i ragazzi vivono gravi ripercussioni sulla vita sociale, sulle prestazioni scolastiche e sull'umore fino a pensare di togliersi la vita.
L’associazione milanese «Stop al bullismo» conferma che il 60% degli studenti italiani tra 11 e 14 anni ritiene che per un bullo sia più facile attaccare attraverso web e social network. D’altra parte, la rete è ormai un ambiente nel quale i giovani si muovono liberamente, fanno amicizia e – spesso inconsapevolmente – si espongono a rischi.
 Di questo rapporto tra internet e violenza nei giovani ha parlato questa mattina la psicologa e psicoterapeuta trentina, Serena Valorzi, in occasione del convegno «#Supereroi Fragili. Adolescenti a scuola tra vecchi e nuovi disagi» al Palacongressi di Rimini.
 
«Le ferite del cyberbullying – ha affermato Valorzi (foto in basso) – sono terribilmente profonde e dolorose in questo mondo digitale che noi adulti spesso crediamo essere solo virtuale, ma che è del tutto reale per i nostri ragazzi.
«Wikipedia è la loro biblioteca, Facebook la piazza, Instagram l'album fotografico, i videogiochi online l'oratorio senza parroco e, se internet può rappresentare un meraviglioso parco di avventure e potenzialità, sa anche cristallizzare pregiudizi, potenziare offese, attacchi sistematici, umiliazioni.»
«Di fronte a questo scenario – ha sottolineato la psicologa – è urgente e necessario capire quale impatto abbiano queste dinamiche sulle vite dei nostri ragazzi, anche dopo decenni. Dobbiamo considerare il contesto, l'impatto di internet sul piano cognitivo, emotivo, relazionale e sociale.
«Possiamo progettare attività in classe in cui il cooperative learning possa allenare competenze sociali ed aiutarli a gestire le emozioni in maniera efficace in modo che possano crescere saldi e sereni.»
 
Sull’argomento, nella giornata di venerdì, erano intervenuti anche Michele Facci, esperto del Centro Studi Erickson, e Mauro Berti (foto in alto), della Polizia delle Comunicazioni del Trentino Alto Adige.
Berti ha parlato di «cultura digitale» come «quell’insieme di buon senso, attenzioni e consapevolezze che vanno ben oltre delle semplici regole che i genitori possono instaurare, vanno oltre dei filtri informatici per evitare che i minori possano vedere siti pornografici a nostra insaputa.
Si tratta invece di un tessuto culturale più ampio che deve svilupparsi ed entrare nella nostra quotidianità. Internet – ha concluso – non è un fenomeno da trattare come un «disagio adolescenziale»: se sfruttato per le sue potenzialità e utilizzato con consapevolezza, può offrire enormi potenzialità.»
 
Alla due giorni organizzata dal Centro Studi Erickson di Trento al Palacongressi di Rimini hanno partecipato 1.000 tra insegnanti, psicologi, educatori, genitori, medici arrivati da tutta Italia per confrontarsi in due sessioni plenarie e 14 workshop sui temi caldi legati alla scuola e al mondo degli adolescenti di oggi, con l’obiettivo di riflettere e fornire strumenti efficaci per affrontare le situazioni più delicate che si riscontrano nella quotidianità.