Ne parliamo con Cristina Sartori – Di Nadia Clementi

L'importanza della grafologia in ambito giudiziario, criminalistico e investigativo

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La nostra scrittura parla di noi. Quando scriviamo a mano, ogni piccolo segno che tracciamo sul foglio porta con sé un significato nascosto e riflette ciò che il nostro inconscio detta alla penna.
Come un'impronta digitale unica e irripetibile, la grafia può essere studiata e analizzata per aiutarci a scoprire il carattere di chi scrive.
Ognuna ha le proprie caratteristiche, che dipendono dall'ambiente in cui si è cresciuti e dalle situazioni che si sono affrontate nella vita.
Attraverso l'esame dei segni è possibile scoprire tutto o quasi tutto di una persona: la sua intelligenza, il temperamento, come si comporta nelle relazioni sociali, come vive l’affettività, la sessualità e non solo.
 
L’interpretazione della scrittura è affidata alla grafologia, una disciplina nata in Francia alla fine dell’Ottocento che si è arricchita nel corso degli anni, con l’avvento di specifiche scuole grafologiche rappresentative di un metodo d’indagine basato su ricerche e studi sistematici.
Dall’analisi della personalità, al reclutamento lavorativo, dall’ambito giudiziario a quello scolastico, sono svariati i settori in cui sentiamo parlare di grafologia.
 
Per capire meglio cosa si nasconde dietro la nostra scrittura abbiamo intervistato Cristina Sartori al termine del convegno «non meriti le mie lacrime» che si è tenuto al teatro comunale di Zambana lo scorso 25 novembre nell’ottica di promuovere la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema della violenza di genere.
Trentina di nascita, classe 1977, da sempre appassionata di grafie e grafologia, ha conseguito la qualifica di grafologo presso ARIGRAF Milano nel 2011. Nello stesso anno ha ottenuto la specializzazione in grafologia peritale – giudiziaria, l’iscrizione all’associazione di categoria AGI (www.a-g-i.it) e l’iscrizione presso l’albo dei consulenti civili e penali del tribunale di Trento.
 
Da allora non ha mai smesso di frequentare corsi, seminari, convegni per poter garantire, a fronte di un costante aggiornamento, un servizio competente, efficace e preciso in tutti i settori d’applicazione della grafologia.
Di suo particolare interesse è l’aggiornamento in ambito giudiziario nella sua applicazione più classica, quella indagatoria di scritti contestati, ma anche in settori più «giovani» quali quello criminalistico, investigativo e sociale in cui l’analisi della scrittura viene utilizzata come strumento di valutazione di personalità problematiche e/o potenzialmente pericolose in casi, ad esempio, di atti persecutori quali mobbing e stalking.
 
Un’occasione per parlarne con lei e altre personalità del mondo forense sarà il convengo «Stalking, Femminicidio e Violenza sui minori» che si terrà a Riva del Garda il 2 dicembre e che vedrà la partecipazione di Cristina Sartori come consulente tecnico per l’associazione «Penelope onlus» insieme a Nicodemo Gentile, Ruben De Luca e Antonio La Scala.
 

 
Dottoressa Sartori, come funziona il compito del grafologo? Quali processi segue? Quali metodi?
«Per rispondere a questa prima domanda mi rifaccio alla definizione proposta dall’Associazione Grafologi Italiani: la grafologia è la disciplina scientifica che si prefigge di osservare le caratteristiche della persona (…) attraverso l’osservazione della sua scrittura e, più in generale, della sua attività grafica spontanea. L’attività grafica, tra i diversi comportamenti espressivi risulta quella più sofisticata e complessa e come tale in grado di registrare lo specifico individuale.
«Nell’atto dello scrivere, risulta coinvolta tutta la soggettività personale nella sua unicità e nella sua complessa attività cerebrale e neuromuscolare.
«Nello specifico Lo spazio bianco del foglio in cui si scrive risulta simbolicamente l’equivalente dello spazio vitale in cui ci troviamo inseriti e la modalità con la quale, scrivendo, occupiamo quello spazio che rivela il modo con il quale in esso ci muoviamo.
«Analizzando i segni e le interazioni degli stessi nell’ambiente grafico possiamo risalire alle modalità di inserimento e di azione di un soggetto nel suo ambiente vita
 
È sempre possibile dedurre le caratteristiche psicologiche di un individuo attraverso l'analisi della sua grafia?
«L’analisi grafologica ci permette di accertare, a 360 gradi, le caratteristiche di personalità di un soggetto intendendo l’insieme delle caratteristiche psicologiche e comportamentali che formano l’individualità personale.
«Mi riferisco pertanto a tutte quelle funzioni affettive, volitive e cognitive (Diz. Treccani) che, parte costituzionali e parte esperienziali, vanno a configurare e determinare le modalità di un dato soggetto di interagire con l’ambiente e rispondere, in modo più o meno funzionale ed armonico, agli accadimenti della vita.»
 
Come è utilizzata la grafologia nei casi giudiziari?
«Spesso chiacchierando con persone incuriosite da questa disciplina mi sento chiedere se leggo il testo che analizzo. La risposta è NO. Il grafologo non guarda il contenuto di un testo, ma guarda il modo in cui lo stesso è stato redatto e non strettamente ed esclusivamente in termini formali, legati cioè alla morfologia delle singole lettere, ma analizzando tipologia e relazione tra parametri che, brevemente, possiamo riassumerne in SPAZIO, FORMA, MOVIMENTO E TRATTO.
«Difficile spiegare cosa osservare e quale significato dare ai molteplici segni grafologici che si incontrano in un prodotto grafico, ma, in senso lato, se un ambiente grafico, il foglio per intenderci, mostra un aspetto poco armonioso, disordinato, sporco, caotico, caratterizzato da eccessi (lettere troppo piccole, spazi troppo stretti, gesti troppo angolosi, appoggio troppo premuto…) beh, allora, forse, potremmo trovarci di fronte a un soggetto non perfettamente equilibrato e/o funzionalmente inserito nel suo ambiente.
«La grafologia è in tal senso utilissima per capire in modo veloce e senza sbavature chi sono nostri interlocutori sia in ambito lavorativo – professionale che in ambito personale – affettivo. Certo, tutte le valutazioni devono essere fatte da un grafologo competente e preparato per non incorrere in banalizzazioni ed errori (orrori) interpretativi.»
 
Cosa può rivelare il modo di scrivere di un individuo, quali tratti di personalità è possibile dedurre e che apporto può dare la grafologia alle attività investigative?
«L’utilizzo più diffuso della grafologia in ambito giudiziario è quello volto ad indagare la paternità di uno scritto con valenza soprattutto identificatoria; il grafologo forense è spesso chiamato a ricondurre uno scritto ad una mano o al contrario a disconoscerne la produzione.
«Si pensi, solo per citare qualche esempio, al variegato mondo dell’impugnazione dei testamenti dove, una parte degli eredi, ritiene non autografa la scrittura con cui sono state redatte le volontà del de cuius o al disconoscimento di firme apposte su contratti, assegni, relate di notifica o, ancora, al fenomeno dell’anonimografia, dove al grafologo è conferito l’onere di accertare a quale mano è riconducibile uno scritto sovente vergato con il chiaro intento di modificare.
«Con meno frequenza, anche se a onor del vero pare ci sia un nuovo orientamento in tal senso, il grafologo è incaricato, soprattutto in pareri tecnici di parte e in collaborazione con uno psicologo, di sondare la soggettività, il temperamento, il carattere di una vittima o di un imputato per poterne tracciare un profilo di personalità utile ai fini processuali.
«Recentemente, ad esempio, ho collaborato con una psicologa per accertare la maturità e il grado di manipolabilità di un minore in un caso di presunti abusi sessuali.»
 
La grafologia applicata alla Criminologia: quanto può essere di supporto per la costruzione di un profilo e per l'individuazione dell'autore di un crimine?
«In ambito criminologico la grafologia è tra le scienze che, con velocità e precisione chirurgica, può rivelarsi particolarmente utile in sede preventiva per delineare personalità potenzialmente disturbate e disturbanti.
«Compito del grafologo è esaltare la presenza nella grafia di un dato soggetto di elementi di disturbo che verranno poi approfonditi e sondati dai professionisti più adeguati. Noi ci poniamo come sentinelle, non facciamo diagnosi né tantomeno somministriamo trattamenti, ma allertiamo chi di dovere quando nell’ambiente grafico osserviamo elementi che, per le loro indicazioni, devono essere sondati.
«È possibile inoltre utilizzare lo strumento grafologico per monitorare l’eventuale escalation di una personalità aggressiva anticipandone comportamenti violenti.
«Inoltre, come accennato nella precedente risposta, piano piano la nostra professionalità sta iniziando ad entrare nelle aule del tribunale, sovente a braccetto con quella dello psicologo, per esaltare, anche post mortem attraverso la cosiddetta autopsia psicologica, i tratti di personalità degli attori del procedimento in essere.»
 
Che futuro ha la grafologia in un’epoca in cui, tra tastiere e touchscreen, i giovani si stanno disabituando alla classica penna?
«Prima di parlare del posto che troverà il grafologo in un futuro digitalizzato, voglio spendere due parole sulla necessità che disegni e successivamente scritte, pregrafismo e grafismo, non saranno relegati ai margini dell’attività didattica in quanto fondamentali per la crescita cognitiva del bambino. Innanzi tutto, partendo dalla prima infanzia, è possibile riconoscere nel disegno a mano libera amato da tutti i bambini, uno tra i primi strumenti di comunicazione tra il piccolo e il mondo.
«Attraverso le sue produzioni, alle quali quasi fin da subito lui attribuisce un significato parla al mondo, si racconta, si mostra ed impara a relazionarsi ad esso provando piacere per questa possibilità di lasciare la sua traccia; impara le prime regole (non disegnare sui muri, Non colorare il divano!...) ed apprende anche la necessità di rendere chiaro agli altri quello che egli vuole comunicare. Esercita inoltre l’abilità di tipo micromotorio che sarà fondamentale sia per l’apprendimento della scrittura ma anche, banalmente, per imparare ad allacciarsi le scarpe.
«Nell’evoluzione il bambino si imbatterà presto nella scrittura che rientra tra le acquisizioni più complesse dell’uomo e presuppone il raggiungimento di una serie di abilità non solo grafo – motorie ma anche cognitive tali da poter esser considerata, tra i tanti, uno strumento fondamentale di crescita e di verifica del grado di sviluppo dei nostri minori.
«Pur essendo grafologa e amando, pertanto, la carta e la penna, ritengo impossibile percorrere la via della de-digitalizzazione.
Compito dei genitori è quello di insegnare la complementarietà facendo capire che manualità e tavoletta digitali non sono l’una ad esclusione dell’altra ma possono coesistere in un rapporto bilanciato dove viene preservata la parte ludico-educativa del gioco con pennarelli e fogli accanto al gioco più elettronico ed informatizzato.
«Per quanto concerne più nel dettaglio il futuro della grafologia siamo ancora fortunatamente tutelati da una serie di norme che prevedono che alcuni comportamenti socialmente rilevanti, testamento, assegni, contratti vari…, vengano confermati attraverso la totale stesura o l’apposizione firma di pugno.
«Ovviamente stiamo iniziando a porci il problema e proprio in un prospettiva futura stanno nascendo master e corsi di specializzazione per lo studio e l’apprendimento del metodo di periziabilità delle firme biometriche: quelle che ad esempio vengono apposte ormai da qualche anno sulle tavolette digitali delle banche.»
 
Nadia Clementi - [email protected]
 
Cristina Sartori - [email protected]