Storie di donne, letteratura di genere/ 250 – Di Luciana Grillo
Giovanna Casadio, «Dove si guarda è quello che siamo» – Letto questo libro, Trapani luminosa intrisa di miti diventa la meta irrinunciabile di un prossimo viaggio
Titolo: Dove si guarda e quello che siamo
Autrice: Giovanna Casadio
Editore: EDT 2018
Genere: Società e studi culturali
Pagine: 113, Brossura
Prezzo di copertina: € 8,90
Questa è la 250esima recensione della nostra preziosa Luciana Grillo e il nostro giornale ha deciso di dedicarle una targa che le ricordi questo importante traguardo raggiunto. La vediamo nella foto a pié di pagina insieme al nostro direttore. È bene sapere che in questi cinque anni la rubrica ha raggiunto un numero sempre più elevato di lettori, secondo noi a tutto vantaggio della diffusione della letteratura di genere femminile, per troppi anni dimenticata dai lettori di entrambi i sessi. Lo dimostrano i numerosi attestati che giungono sempre più numerosi. Alla nostra carissima Luciana gli auguri per un ottimo proseguimento del suo lavoro. |
Trapani, il suo clima, i suoi colori, i suoi profumi sono il filo conduttore di questo piccolo e originale libro.
L’autrice – che vive e lavora a Roma – quando torna nella sua città sembra nascere a nuova vita, tuffarsi in un mondo altro, fatto di tradizioni e ricordi: «…osservo la falce di trine e merletti in pietra che è Trapani con le cupole rilucenti di maioliche delle chiese di san Francesco, di san Lorenzo e quella della chiesa del Purgatorio che custodisce i Misteri…».
Giovanna Casadio respira a pieni polmoni, riscopre antichi miti, pensa a Demetra che voleva liberare la figlia Persefone, a Enea che proprio in questi luoghi volle seppellire il vecchio padre Anchise, ad Afrodite che nacque dalle onde di questo mare, a Nausicaa…, gironzola nelle piccole vie e scopre «percorrendo via Enea le straduzze intitolate a Niso e all’amico Eurialo… mentre via Ettore si perde verso la montagna separata per sempre da via Andromaca.
Casadio si sente parte integrante di questa città «di vento, sale e acqua…bianca di marmi e di sale», di venti «che furono il più grande alleato nella difesa… padroni, motore dei mulini delle saline… il maestrale… il grecale… le raffiche di libeccio… la tramontana» che «impedisce ai pescatori di uscire per mare».
Intanto, assapora il cùscuso, che «trasforma in sapore la risacca che s’infrange e la spuma delle onde sulla sabbia».
Richiede tempi lunghi la preparazione di questa pietanza, e pazienza, e costanza, «perché di costanza è fatto l’amore… Il cùscuso è l’incrocio dei venti e dei mari… le lacrime delle madri straziate per i naufraghi inghiottiti dall’impietoso mare… Il cùscuso è il cibo che rende i bambini diffidenti, ma appena l’assaggiano vogliono solo quello».
E non dimentica il grande male della sua terra, la mafia, che ha insanguinato le pendici del monte san Giuliano, Pizzolungo, Palermo: cita i magistrati e i politici uccisi, la mamma con i due figlioletti gemelli e gli antichi proverbi che suggeriscono di chinarsi «…finché passa la china», gli affari in cui come un cancro si è infiltrata «idrovora che risucchia la bellezza, la sfregia e se ne frega».
Letto questo libro, Trapani luminosa intrisa di miti diventa la meta irrinunciabile di un prossimo viaggio.
Luciana Grillo – [email protected]
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