Bruttissima Santa Lucia quella di quarant’anni fa nella «Busa»

Il 13 dicembre 1976 un terremoto, alle prime luci del mattino, provocò notevoli danni, soprattutto nel centro storico di Riva del Garda – Di Cornelio Galas

Una bruttissima Santa Lucia, quella di quarant’anni fa, nella «Busa», perché un terremoto, alle prime luci dell'alba provocò notevoli danni, soprattutto nel centro storico di Riva del Garda. Non ci furono, per fortuna vittime. Solo qualche ferito: più che altro per via del fuggi fuggi generale. Laddove si pensava solo di scappare da quella casa dove i muri «ballavano» e il lampadario funzionava da metronomo.
 
Ero, allora, un giovane appena uscito dal liceo classico Maffei di Riva del Garda. Con la voglia di diventare giornalista.
Grazie alle corrispondenze da Dro, Drena e Nago-Torbole (pagate cinque lire a riga) riuscivo a pagarmi la «miscela» per il Dingo Guzzi.
Giancarlo Angelini poi mi aveva insegnato a sviluppare e stampare le foto, ovviamente in bianco-nero.
E quindi con la macchina fotografica «conquistata» l’estate precedente con il lavoro nella falegnameria di mio padre, sempre più di frequente venivo inviato un po’ ovunque.
Per la cronaca nera, per le assemblee, per far fronte insomma alle quotidiane (dall’ago alla corazzata, si diceva) esigenze della redazione della relazione di Riva del Garda del giornale l’Adige.
Quella mattina ero stato svegliato anch’io a Vignole peraltro proprio nel locale dove sto scrivendo adesso: ecco, se mi volto, mi sembra di rivedere le crepe che formarono quella mattina nel muro e i calcinacci finiti sul letto.
Ci si ritrovò praticamente tutti in strada. E furono quei gruppi di persone ancora in pigiama, con qualche coperta addosso i miei primi scatti di quella che anche per me, ultimo arrivato in redazione, sarebbe stata una lunga, interminabile, faticosa, movimentata giornata di lavoro.
 
Passato il primo momento di paura, infatti, mi ero subito messo in contatto con Nello Morandi, allora capo della redazione: «’Sa fàga Nello?»
«Vèi zó subit a Riva che no gh’è stà sol el teremòt… prest però.»
Avevo dimenticato, nella fretta, la berretta di lana. E allora non era obbligatorio il casco, purtroppo. Ché almeno quello avrebbe riparato dal freddo pungente di quella gelida mattina di dicembre.
Arrivai, praticamente congelato, in redazione (allora all’incrocio tra via Martiri e viale Dante). Mi stavo ancora chiedendo cosa poteva essere successo di più grave del terremoto… quando incrociai Giancarlo Angelini, trafelato, anche lui con macchina fotografica a tracolla.
Stava rientrando dalla caserma dei carabinieri: c’era stato un omicidio al caffè Maroni.
Quindi bisognava «coprire» anche questo fatto di cronaca.
 
Ovviamente il telefono continuava a squillare, con segnalazioni di danni praticamente dappertutto.
Una situazione, questa – non dimentichiamo l’omicidio neh… – da caos totale. Praticamente, di colpo, l’emergenza è ovunque.
Crollato il davanzale della Posta di Riva. Danni grossi alla chiesetta di Cologna di Tenno.
«Ma lo sapete? La piattaforma tra Riva e Limone è scomparsa nel nulla…»
Il municipio di Riva è inagibile. Nel centro storico tante case possono venir giù da un momento all’altro… ah, Anche in Val di Ledro danni, a Dro, a Torbole… dicono che la «Ponale» sia invasa da frane.
Non c’erano, allora, i cellulari. Ogni tanto mi fermavo in una cabina telefonica: «Fatto. C’è dell’altro?»
Sì, c’era dell’altro. Cazzoooo … ho finito i rollini. E allora giù di nuovo in redazione per fare il pieno di pellicole. E ricaricare il flash…
Poi, per l’omicidio, una segnalazione: «l’omicida (ferito nella colluttazione) è all’ospedale di Riva, vedi se riesci a fotografarlo…»
L’attesa, la tremarella, dietro una parete. Ed ecco che arriva la barella: partono gli scatti, i flash.
Poi un carabiniere mi prende alle spalle. Scappo. Scappo… E salto sul motorino.
 

 
In camera oscura un casino immane. Centinaia di metri di negativi…. ad asciugare. E poi via, la stampa, con bacinella del fissaggio tanto al chilo.
«L’importante è che ci sia almeno un po’ di contrasto… che si possa pubblicare.»
E su di corsa, con la macchina del Nello, a Trento. Da Rossi. Che sbuffa, che dice: «Almeno fare una scelta delle migliori prima… cosa costava?»
C’è di tutto in quel marasma di foto stampate in qualche maniera. Ah, ci fossero state le digitali.
C’è il terremoto di Riva del Garda in quelle istantanee. Che saranno pubblicate in grande formato. In prima pagina. Senza la dicitura: foto Cornelio Galas. Ma semplicemente: foto l’Adige.
In prima pagina su l’Arena un servizio, a sorpresa, con la mia firma: ma non avevo riferito in quei termini, di certo non avevo usato quei numeri.
MI spiegheranno, dopo, che dalla Provincia di Trento era arrivata all’Ansa un «ricarico» delle case lesionate. Per i contributi…
 
E in effetti saranno i giorni del post-terremoto quelli importanti. Non solo per la cosiddetta ricostruzione. Ma per investimenti immobiliari, interventi edili pagati dallo Stato, il rifacimento di scuole, municipi, chiese… E distribuzione a pioggia del resto.
Da lì partono i progetti delle nuove Sighele, delle nuove Damiano Chiesa, del nuovo Palazzo Pretorio, del tunnel Riva-Ledro, di tante altre opere firmate dal sottosegretario di turno in visita alla Riva «terremota”»
Da lì il Comprensorio Alto Garda e Ledro, retto allora da Federico Faitelli di Dro, diventa il «dispenser» per quelle che adesso sono definite semplici agevolazioni per la ristrutturazione nell’edilizia privata.
Da lì partono anche i nuovi piani per i centri storici. E quelle che negli anni Ottanta saranno definite «le mani sulla città».
Nulla sarà come prima. Come per quelli del residence Monica (ricordo che tra gli sfollati c’era anche Nerino Versini …) entroterra di viale Rovereto.
Come una mia vecchia zia: passata da quell’appartamento fronte via Lipella alla Casa di Riposo. Come me stesso. Diventato di colpo giornalista, fotoreporter, nonostante la giovane età.
Da allora, da quel 13 dicembre 1976, non ho mai avuto paura di nulla. Terremoto, omicidio, tutto in poche ore: nessun problema.
Mai perdere la calma. Ragionare. Priorità. E scatta foto a tutto spiano, ragazzo, poi deciderai quali sono le migliori…
 
Cornelio Galas