Soldato USA uccide 16 civili afghani, tra cui donne e bambini
La strage dimostra il forte disagio che stanno attraversando i militari USA e l'intera problematica del loro recupero una volta tornati a casa
Un militare americano ha compiuto una strage sparando freddamente a donne e bambini afghani nella provincia di Kandahar.
Ieri notte si era allontanato dalla base con le proprie armi individuali e si era portato prima in un villaggio e poi in un altro.
In entrambi i casi ha aperto le porte casa per casa e ha sparato a tutto quello che viveva.
Infine ha cosparso di benzina e ha dato fuoco.
Terribile il conteggio finale: 16 morti.
Le autorità americane non sono sicure che si tratta di un solo militare piuttosto che di un gruppo. Certo è che la strage ha messo in crisi i rapporti tra Stati Uniti e Karzai.
Una decina di giorni fa si era verificato un altro incidente, quando gli americani avevano bruciato pubblicamente delle copie del Corano.
Ne era seguita una sommossa vera e propria, che portò all’uccisione di decine di persone, tra le quali anche degli americani.
Il gravissimo incidente rischia di mettere in pericolo l’intera strategia di sganciamento dal teatro afghano da parte delle forze Nato, tra le quali, come si sa, si sono anche 3.500 soldati italiani.
Questa è una nuova prova del disagio vissuto dai soldati americani e l’incapacità dei superiori a comprendere quando si spezza l’equilibrio nei propri militari.
Obama ha assicurato che la giustizia farà il suo corso (ci mancherebbe), ma ci pare che ci sia un lungo lavoro da fare, a partire dalla rimozione dei superiori diretti del militare (o dei militari) coinvolti.
Non sappiamo se la strage metterà a rischio anche la sicurezza delle forze italiane di stanza a Herat, ma la domanda che ci si pone in questo momento è rivolta al circuito di recupero cui tutti quei soldati devono essere sottoposti per tornare a vivere in una società civile.