Giovedì 4 aprile al S. Chiara andrà in scena «The History Boys»
Si tratta di una storia britannica di professori e studenti nell'anno prima degli esami...
Da giovedì 4 a domenica 7 aprile sarà in scena a Trento al Teatro Auditorium, nell'ambito della Stagione di Prosa organizzata dal Centro S. Chiara, «The History Boys», una commedia del drammaturgo britannico Alan Bennet.
Da questo testo, vincitore di sei Tony Award, è stato tratto nel 2006 l'omonimo film diretto da Nicholas Hytner. Lo spettacolo sarà proposto nell'allestimento del Teatro dell'Elfo – Puccini per la regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani.
La commedia mette in scena un gruppo di adolescenti all’ultimo anno di college, impegnati con gli esami di ammissione all’Università.
Sono ragazzi molto diversi tra loro, ma affiatati: dal leader della classe, il donnaiolo Dakin (Angelo Di Genio), al fragilissimo Posner (Vincenzo Zampa), innamorato – per nulla segretamente – di lui, fino al poco convenzionale Scripps (Giuseppe Amato), in crisi spirituale. L’insegnante di inglese, Hector (Elio De Capitani) e la docente di storia, Mrs Lintott (Debora Zuin), cercano di stimolare la loro curiosità al di là dei percorsi consueti e preconfezionati, infischiandosene del prestigio, delle tradizioni, dei primati e dei punteggi scolastici, mentre il preside (Gabriele Calindri), per il buon nome della scuola, li vorrebbe tutti a Oxford o Cambridge.
Si apre così uno scontro che vedrà scendere in campo anche Irwin, un giovane professore cinico e ambizioso (Marco Cacciola), incaricato dal preside di dare una «ripulita» allo stile dei ragazzi, renderlo più brillante, giornalistico, più spendibile al «supermercato del sapere».
Con buona pace della ricerca storica e dei dibattiti di metodologia.
La commedia ci introduce da subito nel mezzo delle lezioni di Hector, dove domina un clima anticonformista, si citano a memoria poesie di Wystan Hugh Auden o di Walt Withman, ma anche vecchi film o canzoni (con tanto di accompagnamento al pianoforte), creando relazioni e connessioni apparentemente senza una precisa finalità.
Ma non saranno questi metodi così poco ortodossi a costringere il professore alla pensione anticipata e a condurre verso un finale inaspettatamente tragico.
È una storia di oggi The History Boys, che racconta, tra ironia e amarezza, una serie di passaggi che caratterizzano l'ultimo anno di corso di questo gruppo di ragazzi che si preparano ad accedere all'Università.
Attraverso il conflitto fra innovazione e tradizione, fra idealismo e opportunismo, il testo pone incalzanti interrogativi sul significato dell'educazione, sul ruolo della cultura, sui legami fra sapere e potere.
Cos'è la coscienza, come la si acquisisce, cosa significa essere colti, su cosa si costruisce un patrimonio culturale?
E soprattutto, qual è il valore di un vero maestro?
Ci sono canoni per definirlo, criteri di valutazione?
The History Boys, che affronta questi interrogativi con l'acutezza, la profondità e la fulminante ironia che da sempre contraddistinguono lo scrittore britannico, è uno spettacolo corale, fatto di serrati botta e risposta, di cambi di scena eleganti, di riflessioni taglienti e ironiche dove l'educazione viene sviscerata e analizzata senza retorica: i pro e i contro del nozionismo, del giornalismo, dell’apparenza, di verità e veridicità.
In questa pièce, intelligente e abilmente costruita, che ha il merito di non mostrare un mero scontro fra buoni e cattivi, ogni personaggio si misura con le proprie debolezze.
È una commedia inquietante, graffiante, corrosiva e anche impietosa, un testo che parla dell'educazione e della scuola, del rapporto tra docenti e allievi e del difficile passaggio dalla giovinezza all'età adulta.
La fotografia pungente di una generazione che solo uno sguardo affilato come quello di Alan Bennet poteva restituirci.
Al discorso più ampio riguardante l’educazione culturale, così come quella sentimentale, si sovrappongono trame più sottili, fatte di identità sessuali, di ricerca del sé e dell’altro, di confusione, prese in periodi (l’adolescenza per i ragazzi, la maturità per gli insegnanti) molto diversi.
C'è il conflitto tra la passione idealistica e il calcolo delle opportunità, tra una vita vissuta in modo leggero e disinteressato e una vita fondata sul cinismo.
E ci si interroga sui confini fra queste realtà, sulle sfumature, sui cambiamenti, sulle scelte.
«Quando ho scritto “The History Boys” ho pensato a una pièce sulla scuola – racconta Alan Bennett – legata alle mie vicende dell'inizio anni Cinquanta. Soltanto alla fine, quando ho visto il testo rappresentato sulla scena, mi sono reso conto del suo contenuto più profondo, che in effetti rimanda al problema della verità.
«Perché racconta di un certo modo di insegnare la storia, in cui più che i convincimenti e la veridicità dei fatti, conta la performance del professore e quindi dello studente chiamato a fare scena con la recita degli esami. Se però avessi voluto cominciare da qui, non avrei scritto una riga.
«Io devo cominciare dai personaggi, devo farmi suggerire da loro certe idee, in base alle quali magari viene fuori, come in questo caso, una deriva dell'insegnamento della storia.»
Da giovedì 4 a domenica 7 aprile saranno in scena all'Auditorium, diretti dall'affiatata coppia di registi formata da Ferdinando Bruni e Elio De Capitani (che hanno firmato anche scene e costumi), anche Marco Bonadei (Rudge), Loris Fabiani (Lockwood), Andrea Germani (Timms), Alessandro Rugnone (Akthar) e Giacomo Troianiello (il pianista Crowther).
Nando Frigerio ha curato il disegno delle luci.
The History Boys, che il Teatro dell'Elfo presenta nella traduzione curata da Salvatore Cabras e Maggie Rose ha ottenuto il Premio Ubu 2011 come miglior spettacolo e il gruppo degli otto giovani interpreti dei ruoli degli studenti ha conquistato, collettivamente, il «Premio Ubu – Nuovi attori under 30».
Giovedì 4 e venerdì 5 aprile il sipario del Teatro Auditorium si alzerà alle 20,30. Sabato 6 l'inizio dello spettacolo è previsto invece per le ore 21.00, mentre domenica 7 aprile è in programma alle ore 16,00 la recita pomeridiana.