Saranno inumati il 5 settembre,
presso il cimitero di San Rocco a Peio, i due Kaiserschützen
rinvenuti lo scorso anno in Valpiana, sotto Punta San Matteo, nel
corso della solenne commemorazione che ogni anno ricorda i caduti
del Piz Giumela.
Stamattina, presso il palazzo della Provincia, si è tenuta la
presentazione della giornata, con l'assessore alla cultura,
rapporti europei e cooperazione Franco Panizza, il soprintendente
per i Beni librari, archivistici e archeologici Livio Cristofolini,
il vicesindaco di Peio Paolo Moreschini, la rappresentante della
Croce Nera austriaca sezione Tirolo Annemarie Wieser, il presidente
del Centro Studi Val di Sole Udalrico Fantelli e il direttore del
Museo di Peio Maurizio Vicenzi.
Li vediamo nella foto
scattata alla conferenza stampa.

E' un Trentino che guarda al di fuori dei propri confini, quello
tratteggiato dall'assessore provinciale alla cultura Franco
Panizza, che porta avanti contatti e progetti di rilievo
internazionale, inserito in un circuito che coinvolge istituzioni
italiane ed austriache.
«Accanto alla commemorazione per i Kaiserschützen rinvenuti lo
scorso anno - ha commentato l'assessore - mi preme evidenziare il
progetto interdisciplinare che unisce realtà diverse per
valorizzare la memoria storica dei luoghi trentini, frutto di una
felice collaborazione fra le istituzioni e il mondo del
volontariato della val di Sole, la Provincia autonoma di Trento e
altri soggetti al di fuori del Trentino, fra cui la regione
Lombardia e la provincia di Brescia, con le quali si è stabilita
una proficua collaborazione.
«Ottimi sono inoltre i rapporti con la provincia di Belluno e siamo
a pieno titolo inseriti nel progetto delle Dolomiti. Sull'altro
fronte, proseguono i contatti con l'associazione Croce Nera
Austriaca e stiamo lavorando con Innsbruck nel campo della ricerca
in alta quota, perché hanno richiesto la nostra consulenza.
«La Provincia di Trento - ha ribadito l'assessore Franco Panizza -
si sta preparando per il centenario della Grande Guerra, che in
Trentino inizierà nel 1914, con un disegno di legge che prevede una
serie di iniziative articolate in più anni. Ancora una volta i
trentini dimostrano di saper vivere la propria memoria storica nel
senso dell'unità, di saper costruire rapporti di pace e di amicizia
oltre le frontiere.»
Una memoria storica che è ancora molto viva in Trentino, come
testimoniato dal prof. Fantelli.
«L'alta val di Sole è una zona particolarmente delicata sia sotto
il profilo delle emergenze storico sia nell'animo dei suoi abitanti
- ha spiegato il presidente del Centro Studi - Il dramma della
guerra è stato vissuto direttamente e le famiglie conservano ancora
una sensibilità particolare, ed è proprio su questi diversi livelli
culturali che sta lavorando il Centro Studi Val di Sole, per
documentare la memoria che non è mai entrata nel circuito della
grande storia, ma che rappresenta la vita di queste popolazioni,
con spirito il più possibile equanime e per costruire con le
giovani generazioni una cultura di amicizia e di umanità.»
Il ritrovamento
Il 13 settembre 2009, il dottor Nicola Cappellozza, incaricato
dalla Soprintendenza per i beni librari archivistici e archeologici
della Provincia autonoma di Trento, e il direttore del Museo di
Peio, Maurizio Vicenzi, con alcuni collaboratori hanno recuperato i
resti di tre soldati caduti durante il primo conflitto
mondiale.
I resti di due individui, incompleti e non in connessione
anatomica, sono stati rinvenuti in località Vedretta Valpiana
(3.400 m), alle pendici di Punta San Matteo, nel comune di Peio, in
due punti diversi distanti circa 250 metri l'uno dall'altro.
Accanto anche parti di uniforme ed equipaggiamento che testimoniano
la loro appartenenza all'esercito austro-ungarico.
Sui resti umani l'ULSS di Vicenza (l'Unità Operativa Servizio di
medicina Necroscopica e Anatomia Patologica Forense) e il Labanof
di Milano (Laboratorio di Anatomia e Odontologia Forense
dell'Università) hanno condotto un'analisi antropologica
finalizzata alla definizione del profilo biologico (età, sesso,
malattie, stress funzionali, ferite, causa di morte, ecc.).
Le analisi hanno permesso di definire che si tratta di un individuo
di 20-25 anni e di uno di 30-35 anni, entrambi presentano tracce di
ferite perimortali, vale a dire ricevute in occasione del decesso,
che probabilmente sono state causa della morte.
Le ferite infatti sono da riferire a impatti di schegge di granata
o di proiettili.
Il contesto del ritrovamento rende assai probabile che il decesso
dei due soldati sia da mettere in relazione con la battaglia per il
San Matteo.
La morte dei due soldati, quindi, può essere fatta risalire al 13
agosto o al 3 settembre 1918.
I resti molto parziali di un terzo soldato, relativi solo agli arti
inferiori, sono stati recuperati in località Vedretta degli Orsi
(3450 m) sempre nel territorio del comune di Pejo.
In considerazione del fatto che è possibile che la parte rimanente
della salma sia rimasta nel ghiaccio, si preferisce attendere la
verifica della effettiva presenza di altri resti dello stesso
individuo, prima di procedere alle analisi del caso.
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Il progetto «Punta Linke»
Punta Linke con i suoi 3.631 metri di altitudine fu uno dei centri
nevralgici più alti e più importanti del fronte nel gruppo
Ortles-Cevedale durante la Prima Guerra Mondiale.
Dotata di un doppio impianto teleferico, era collegata da una parte
al fondovalle di Peio e dall'altra al «Coston delle barache
brusade» verso il Palon de la Mare nel cuore del Ghiacciaio dei
Forni. Il vicino rifugio Mantova al Vioz era allora la sede del
comando di settore dell'esercito austroungarico.
L'area di Punta Linke si trova attualmente sul confine
amministrativo tra la Provincia autonoma di Trento e la Provincia
di Sondrio.
Per questo motivo sono stati presi contatti con le istituzioni
lombarde che tutelano i beni relativi alla prima guerra mondiale al
fine di definire un progetto interregionale di ricerca pluriennale
da condurre in modo condiviso che attualmente è in corso di
elaborazione.
Sotto Punta Linke il ghiaccio ha conservato l'intero sistema di
apprestamenti che dovevano garantire il funzionamento
dell'importante centro. Il riscaldamento globale e il conseguente
scioglimento repentino dei ghiacciai alpini ha portato
all'affioramento di numerosi resti nell'area di Punta Linke.
Dal 2005 al 2008 il Museo di Peio «1914-1918 La guerra sulla porta»
ha operato quattro interventi di recupero di materiali mobili su
siti in alta quota pertinenti al primo conflitto mondiale
rispettivamente presso il Monte Mantello, Piz Giumela, Punta Cadini
e Punta Linke (versante trentino).
Tali esperienze hanno permesso un'adeguata maturazione logistica e
metodologica, grazie anche alla collaborazione instaurata dal 2007
con il personale della Soprintendenza per i beni archeologici della
Provincia autonoma di Trento.
In seguito alla richiesta del Museo di Peio, la Soprintendenza per
i beni librari archivistici e archeologici è intervenuta nel corso
del 2009 per un intervento d'urgenza finalizzato al recupero di
manufatti ormai fuoriusciti dalla coltre glaciale ed esposti al
saccheggio ed al degrado.
Il metodo adottato è stato quello dello scavo di tipo archeologico,
che garantisce una raccolta accurata e una documentazione di tutto
ciò che emerge dal ghiaccio.
Alla luce di questo intervento di emergenza condotto lo scorso
anno, la Soprintendenza per i beni librari archivistici e
archeologici ha programmato per il 2010 un intervento archeologico
di ricerca iniziato il 24 agosto con la collaborazione del Museo di
Peio, con l'obiettivo di mettere in luce con metodologia
archeologica parte del contesto del sito di Punta Linke.
L'obiettivo è quello di tutelare e conservare il patrimonio
appartenente alla Grande Guerra che, nel caso specifico, può essere
soggetto a perdita totale sia in relazione alla precarietà del sito
in cui le strutture si trovano, sia al pericolo di alterazione e
predazione da parte di soggetti non autorizzati.
I reperti di Punta Linke potrebbero restituire dei dati
straordinari sulla vita in guerra a quelle altitudini e, nella
migliore delle ipotesi, potrebbero consentire di realizzare un
itinerario museale in quota di grande impatto emotivo.
Per ricostruire la storia glaciale geomorfologica e paleoambientale
del sito di Punta Linke, con il 1° settembre sono presenti in
cantiere oltre agli archeologi un'équipe di glaciologi delle
Università di Pisa, Roma, Milano e Padova che da anni lavorano in
area alpina e che svolgono attività di ricerca nell'ambito del
Programma Nazionale di Ricerche in Antartide.
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Il programma di domenica 5
settembre
La cerimonia inizierà alle 10.15, con la sfilata dei gruppi
accompagnati dal corpo musicale Città di Trento che
raggiungeranno il cimitero di Peio; qui si terrà la messa con il
coro Stella del Cornet di Romagnano, seguiranno i discorsi
ufficiali e a mezzogiorno l'inumazione dei caduti ritrovati sulla
vedretta di Valpiana nel 2009. In programma anche la presentazione
di un progetto in prima assoluta: «Heldentod», un diario di guerra
arrangiato dal corpo musicale di Trento e cantato dal coro di
Romagnano.
La manifestazione del 5 settembre sarà preceduta da altre
iniziative in ricordo dei caduti della Grande Guerra sul Piz
Giumela.
Il 3 settembre alle 21, presso il teatro delle terme di Peio, il
coro del Noce si esibirà nei «Canti nella storia», mentre il 4
settembre, sempre al teatro ad ore 21, la presentazione del libro
in due lingue, italiano e tedesco «Verso la fine. Aprile - agosto
1918» di Benno Siglär, diario di un comandante delle guide alpine
che rimase nella zona di Peio per 187 giorni.
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