Meningite: un nome che fa paura – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con il Direttore dell’Unità Operativa di Igiene e Sanità pubblica di Trento dott. Valter Carraro

Il dott. Valter Carraro.

Ogni anno in Italia i casi di meningite sono circa 900, i più colpiti sono i neonati nella fascia compresa tra i 4 e gli 8 mesi di vita.
Purtroppo non rischiano solo i più piccoli, lo ricorda il caso di meningite fulminante dovuto al ceppo virale del tipo Y, che portò alla morte di una studentessa del liceo Da Vinci nella nostra regione.
Tale fatto mise in allarme la scuola e creò una sorta di psicosi tra la gente amplificata da giornali e televisioni.
La meningite fa tanta paura proprio perché è una malattia subdola e tanto violenta da non lasciare quasi mai scampo.
La più cattiva, perché si confonde con l’influenza e colpisce a tradimento, agisce in poche ore e se la prende in primis con i bambini.
In molti casi ha una progressione così rapida che nessuna terapia farmacologica ne rianimatoria può fermarne l’infezione.
Sfortunatamente chi si ammala può rischiare gravi conseguenze come l’epilessia, la sordità, il ritardo mentale o l’amputazione degli arti. L’intervento immediato con antibiotici, per fortuna, nella metà dei casi sconfigge il germe.
Il meningococco B è responsabile di oltre 6 casi su 10 di meningite meningococcica e per il momento l’arma più potente per prevenire la meningite è il vaccino. 
Cos'è la meningite? Come si manifesta? Quali cure? Quali sono i rischi legati a questa malattia e quali misure di prevenzione si possono adottare? L’abbiamo chiesto al direttore medico dell’U.O. di Igiene e Sanità pubblica dott. Valter Carraro.

 Chi è il dott. Valter Carraro
Dal 1998 è Direttore dell’Unità operativa di Igiene e Sanità Pubblica dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento (APSS).
In precedenza ha svolto i seguenti incarichi:
- Coordinatore del Dipartimento di Igiene Pubblica dell’APSS
- Responsabile del servizio di assistenza territoriale del distretto Bassa Valsugana (1992-1998)
- Medico dell’Ufficio sanitario del Comune di Trento (1990-1992)
- Medico di Medicina Generale con sede a Civezzano (1982-1990).

È Referente provinciale del sistema di sorveglianza delle malattie infettive (SIMI), nonché dei sistemi di sorveglianza delle paralisi flaccide, delle meningiti e malattie invasive batteriche
È Membro della Commissione Provinciale per le Vaccinazioni e la prevenzione delle Malattie Infettive.
È autore di vari articoli in tema di vaccinazioni e prevenzione delle malattie infettive pubblicate su riviste nazionali.

Dott. Carraro, cos’è la meningite? È sempre infettiva?
«In medicina con il termine meningite si intende un processo infiammatorio a carico delle membrane (meningi) che avvolgono il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale), a prescindere dal tipo di causa (infettiva o non).
«Nella pratica però si è soliti indicare con il termine generico di meningite un insieme di malattie di natura infettiva caratterizzate da invasione batterica e conseguente infiammazione delle meningi (meningiti batteriche).
«Molti batteri sono in grado di provocare quadri di meningite, ma quelli che hanno maggior rilevanza epidemiologica e che più frequentemente sono in causa sono tre: meningococco, pneumococco, emofilo di tipo B.
«Le meningiti causate da questi batteri hanno in comune la sintomatologia molto simile, differiscono per alcune caratteristiche epidemiologiche: per esempio l’età dei soggetti prevalentemente colpita e il grado di contagiosità.»
 
Come ci si infetta? Il contagio potrebbe avvenire anche attraverso gli alimenti?
«I batteri di cui stiamo parlando si trasmettono da persona a persona prevalentemente per via aerea, attraverso le goccioline emesse con la tosse, starnuti o anche semplicemente parlando. L’infezione può avvenire anche attraverso i baci e l’uso promiscuo di stoviglie (p.es.: bere dallo stesso bicchiere) o dello spazzolino.
«Quindi, affinché avvenga la trasmissione, è necessario che il contatto con la persona infetta sia stretto (familiari, persone che convivono nella stessa casa, amici stretti, compagni di classe).
«Il concetto più difficile da spiegare è che tali batteri sono molto comuni e tutti noi possiamo albergare nelle nostre alte vie respiratorie (nella nostra gola) per un periodo più meno lungo uno di questi germi senza averne nessun danno e senza esserne consapevoli.
«Solo in un numero piccolissimo di casi questi batteri assumono un atteggiamento aggressivo, invadono il sangue e raggiungono le meningi dando luogo alla malattia. Una vera e propria trasmissione per via alimentare dei batteri di cui stiamo parlando non accade, anche se un rischio di contagio esiste nel caso di uso promiscuo di bicchieri e stoviglie.»
 
Quali sono i sintomi della meningite e soprattutto come si fa a distinguerli da quelli comuni all’influenza?
«I sintomi tipici della meningite sono febbre, mal di testa, vomito, rigidità nucale (con impossibilità a flettere il capo); possono manifestarsi sintomi neurologici (confusione mentale, stato soporoso con malato difficilmente ridestabile, convulsioni, presenza di deficit motori).
«Il confondimento con uno stato influenzale può avvenire all’esordio dei sintomi; ma in breve tempo (di solito in poche ore) la gravità dei sintomi e il peggioramento delle condizioni generali fanno capire che non ci si trova di fronte ad una banale influenza.»
 
Come si effettua la diagnosi di meningite?
«La conferma diagnostica della meningite avviene mediante l’esame del liquor cerebro-spinale. Una piccola quantità di questo fluido viene prelevato con la puntura lombare e sottoposto ad analisi clinico-microbiologiche.
«Anche la ricerca dell’agente microbiologico nel sangue, se positiva, può essere utile alla diagnosi.»
 
La meningite si manifesta diversamente a seconda dell’età?
«Se pure la sintomatologia caratteristica della meningite è comune a tutte le età, vi possono essere maggiori difficoltà a diagnosticarla nelle persone anziane, in cui i sintomi possono essere sfumati; anche nei bambini molto piccoli può essere difficile cogliere e interpretare questi sintomi e la meningite può manifestarsi con segnali di allarme indistinguibili da quelli di altre infezioni generali gravi del bambino: stato febbrile elevato, peggioramento delle condizioni generali, rifiuto di alimentarsi; irritabilità accentuata con pianto inconsolabile o al contrario bambino soporoso, poco mobile, difficilmente ridestabile.»
 
Che differenza c’è tra la meningite virale o batterica?
«Alcune malattie virali possono dare un interessamento delle meningi con una sintomatologia che può ricordare quella delle meningiti batteriche. Anche in questi casi la diagnosi viene fatta con l’esame del liquor cerebrale. In generale le meningiti virali hanno un andamento più benigno di quelle batteriche e spesso non richiedono uno specifico trattamento.»
 

Neisseria meningitidis.  
 
Cos’è la meningite meningococcica? Come possiamo riconoscerne i sintomi?
«La meningite meningococcica è una forma di meningite batterica causata da uno specifico germe il cui nome scientifico è Neisseria meningitidis e che comunemente viene indicato con il termine di meningococco.
«Può colpire persone di qualsiasi età, ma è più frequente nei bambini piccoli (dalla nascita fino ai 5 anni, in maniera decrescente) e negli adolescenti.
«La meningite meningococcica è una malattia rara, ma quando si verifica un caso determina situazioni di allarme tra i genitori e in tutta la popolazione proprio perché colpisce senza preavviso e drammaticamente bambini o giovani in pieno benessere.
«I sintomi non differiscono da quelli di altre forme di meningite e per la diagnosi è necessario identificare il meningococco nel liquor cerebro-spinale o nel sangue.»
 
Per quanto riguarda la meningite batterica, la terapia più adeguata è solo quella antibiotica?
«In caso di meningite batterica la terapia antibiotica è indispensabile perché è necessario eliminare i batteri che hanno invaso l’organismo, raggiungendo le meningi.
«Se in epoca pre-antibiotica la malattia aveva esito infausto, oggi con le cure antibiotiche è possibile ottenere la guarigione nel 90% dei casi.»
 
La meningite è una malattia potenzialmente mortale, cosa si intende per meningite fulminea?
«Nella gran parte dei casi la meningite batterica è curabile. Vi sono dei casi però che sono caratterizzati da un’evoluzione rapidissima. Talvolta il decorso è così rapido che il decesso avviene ancor prima dell’inizio della terapia.
«La sepsi meningococcica, che ha spesso un decorso fulminante, è caratterizzata da una diffusione massiva del meningococco nel sangue e in altri organi, con invasione non solo delle meningi, ma anche di altre parti del corpo come la cute, con comparsa di macchie cutanee dovute a piccoli sanguinamenti (petecchie), e le ghiandole surrenali con conseguente insufficienza surrenalica acuta.
«La sepsi meningococcica si manifesta nel 8-10% di tutti i casi di malattia da meningococco e spesso il suo decorso è fatale.»
 
Il caso della morte della ragazza di Trento è dovuto al ceppo virale del tipo Y, mai visto in Trentino. Vuole spiegarci di cosa si tratta e come può essere stata contagiata?
«I microbiologi sono in grado di distinguere e classificare i meningococchi che esistono in natura in tanti sierotipi, contraddistinti da lettere e numeri.
«Tra i tanti sierotipi esistenti, quelli che hanno un interesse clinico perché in grado di causare la meningite, sono 5: A, B, C, W135 e Y.
«In Italia sono nettamente prevalenti i sierotipi B e C, ma anche il sierotipo Y è presente (circa il 10% dei casi).
«A parte la diversa frequenza, il sierotipo Y non differisce in maniera sostanziale dagli altri per sintomatologia, modalità di trasmissione o gravità clinica.»
 
È vero che oltre a mettere a rischio la vita, la malattia può avere complicazioni neurologiche gravi e permanenti come la perdita dell'udito, della vista, della capacità di comunicare, di apprendere, danni cerebrali e talvolta paralisi?
«Nel corso di meningite alcune cellule nervose (neuroni) possono essere danneggiate; poiché i neuroni non sono in grado di rigenerarsi questo può portare a deficit neurologici permanenti dopo la guarigione dell’infezione.
«La gravità di questi deficit dipende dal numero e dalla sede dei neuroni colpiti. Deficit neurologici permanenti di tipo severo sono presenti in circa il 10% dei soggetti guariti da meningite.»
 
La tempestività nel trattamento è fondamentale?
«La meningite è un’emergenza medica. La tempestività del trattamento contribuisce a ridurre sia la mortalità, sia l’incidenza di danni neurologici permanenti.»
 
Che cosa deve fare chi è stato a contatto con il malato?
«Nel caso della meningite da meningococco chi ha avuto contatti stretti con il malato nei 10 giorni prima dell’inizio della malattia (parliamo di familiari, conviventi, amici stretti o compagni della stessa classe nel caso di ragazzi che frequentano la scuola) ha un rischio aumentato di andare incontro alla malattia. Per essi è raccomandata la profilassi antibiotica.
«Altre persone che hanno avuto contatti sociali normali, non di tipo stretto (conoscenti, compagni di scuola di classi diversi, persone che hanno condiviso lo stesso autobus, etc) non hanno un rischio aggiuntivo e non dovrebbero ricevere la profilassi antibiotica.
«Le persone che hanno avuto contatto con il malato non dovrebbero eseguire alcun tipo di accertamento, neppure la ricerca del meningococco nella gola, perché del tutto inutile per determinare il rischio di malattia.
«Per altre forme di meningite diverse dal meningococco il rischio per i contatti è trascurabile e pertanto non è raccomandata alcuna profilassi antibiotica (salvo casi particolari), né alcun accertamento diagnostico.»
 
La meningite può essere prevenuta? Quali sono gli strumenti oggi a disposizione per proteggersi da questa malattia?
«Alcune misure igieniche di carattere generale possono essere d’aiuto nel ridurre i casi di malattia, in particolare l’evitare situazioni di sovraffollamento e assicurare un buon ricambio d’aria degli ambienti di vita.
«Ma i progressi più importanti nella prevenzione delle meningiti sono avvenuti negli ultimi anni grazie alla disponibilità di nuovi vaccini molto efficaci.»
 
Sta parlando di vaccinazione contro la meningite. Quali sono i pro e i contro?
«Di positivo è che questi vaccini sono molto efficaci e anche sul piano della sicurezza non danno problemi particolari.
«I limiti non sono tanto legati ai vaccini ma alla complessità dei batteri che causano la malattia.
«Non possiamo quindi avere un vaccino valido per tutte le meningiti, ma dobbiamo ricorrere a più vaccini diversi per emofilo, pneumococco e meningococco; altro elemento di complessità deriva dal fatto che ciascuno di questi germi si differenzia in numerosi sierotipi. I vaccini contengono i sierotipi più frequenti. Per tanto la loro protezione è molto elevata, ma non completa.
Per esempio la vaccinazione pneumococcica viene eseguita con un vaccino 13 valente, che cioè contiene i 13 sierotipi più frequenti di pneumococco. La protezione conferita da tale vaccino riguarda circa l’80% di tutte le meningiti causate da pneumococco.»
 
La vaccinazione copre solo alcuni ceppi di meningite, ha quindi senso vaccinarsi preventivamente anche se non si è stati a contatto con persone contagiate?
«La protezione conferita dai vaccini attualmente impiegati non è assoluta, ma grazie al loro impiego i casi di meningite si sono ridotti drasticamente: l’impiego del vaccino antiemofilo ha di fatto eliminato la meningite da emofilo che colpiva fino a qualche anno fa i bambini al di sotto dei 5 anni di vita. Il vaccino anti pneumococco riduce dell’80% il rischio di meningite nei bambini.
«Nel caso della meningite da meningococco il vaccino attualmente in uso protegge dalle forme causate dal sierotipo C (circa il 50% di tutte le meningiti da meningococco).
«Sono risultati molto importanti che portano a raccomandare queste vaccinazioni a tutti i bambini. La somministrazione di questi vaccini va fatta all’età giusta perché le meningiti colpiscono preferibilmente alcune fasce d’età rispetto ad altre.
«È di scarso valore preventivo invece effettuare la vaccinazione in caso di contatto con un caso di meningite.»
 
Le età consigliate per effettuare la vaccinazione sono quelle indicate nel calendario vaccinale raccomandato:

Vaccino Età di somministrazione
Emofilo Nel primo anno di vita: tre dosi al 3,5 e 11 mese di vita (è contenuto nel vaccino Esavalente)
Pneumococco Nel primo anno di vita: tre dosi al 3,5 e 11 mese di vita (nelle stesse sedute dell’Esavalente)
MeningococcogC 1 dose nel secondo anno di vita (insieme all’antimorbillo)
1 dose a 14-15 anni (insieme al richiamo dTp)

Il futuro è nell’arrivo del vaccino contro il meningococco B?
«L’introduzione di un vaccino contro il meningococco B darà un ulteriore contributo a ridurre al minimo i casi di meningite meningococcica e a rendere rarissima questa malattia.»
 
Secondo lei, vaccinarsi contro la meningite potrebbe diventare obbligatorio?
«No, sono convinto che nessun nuovo vaccino potrà diventare obbligatorio. In passato i vaccini venivano introdotti con una legge che ne sanciva l’obbligatorietà. In questo modo si ottenevano rapidamente importanti risultati obbligando la popolazione a vaccinarsi e le autorità sanitarie a fornire il vaccino gratis (proprio perché era obbligatorio).
«Oggi i tempi sono molto cambiati e lo strumento per introdurre nuovi vaccini è la raccomandazione, accompagnata dall’informazione e responsabilizzazione dei genitori.»
 
A seguito della sua lunga esperienza professionale desidera lasciare in proposito qualche consiglio personale?
«3 consigli:
1. se si ha notizia di un caso di meningite nel proprio circondario non farsi prendere dal panico e seguire le raccomandazioni date dai medici, in questo modo il rischio di contrarre la meningite, già molto basso, diventerà ridottissimo;
2. i neo-genitori possono far vaccinare i propri figli con tutta serenità; i vaccini raccomandati sono sicuri; è necessario imparare a difendersi dalla disinformazione esistente sull’argomento.
3. Le vaccinazioni vanno somministrate all’età giusta, quella del calendario vaccinale raccomandato; aspettare e ritardare le vaccinazioni non dà nessun vantaggio al bambino e lo espone inutilmente a un rischio, proprio nell’età in cui alcune malattie sono più frequenti e più gravi.»
 
Nadia Clementi - [email protected]
Valter Carraro - [email protected]
Direttore Unità Operativa Igiene e Sanità Pubblica Ente di appartenenza: A.P.S.S. (Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari della Provincia Autonoma di Trento tel. 0461/904686 / 0461/904697).