Everest 2015: nuova sfida di Zaffaroni, partito per il Nepal
L’alpinista milanese Marco Zaffaroni attaccherà l’Everest con una spedizione «non commerciale»
Zaffaroni in vetta al McKinley nel 2014.
È partita l’avventura himalaiana di Marco Zaffaroni, 53 anni, intitolata «Everest 2015», in stile gitante.
«Sarà una spedizione molto leggera e non commerciale, dove tenterò la salita alla vetta più alta del pianeta accompagnato dall’amico Roberto Boscato ed assistito da un solo sherpa e senza ossigeno – commenta Zaffaroni – non prima però di aver fatto visita all’ospedale di Kalika.»
Da alcuni anni, Marco è, infatti, attivamente impegnato nella costruzione di un presidio medico nel Dolpo, una provincia nel nord-ovest del Nepal, tra le più povere del Paese.
Mel ricordo di un amico
«Dalle montagne himalayane abbiamo ricevuto molto e ci è parso giusto lasciare qualcosa di nostro che fosse concreto e tangibile e che andasse a vantaggio delle regioni che in questi anni tanto ci hanno dato.»
Così Marco e Mario Merelli, l’alpinista bergamasco scomparso nel 2012 a cui Marco ha fatto da compagno di corda negli ultimi anni di carriera, spiegavano la loro scelta d’abbracciare questo progetto ardito come un quindicesimo 8.000.
«Dopo Kathmandu, visiterò l’ospedale di Kalika per il mio consueto sopralluogo annuo – sottolinea Zaffaroni – per poi ritornare nella capitale e da lì prendere un volo per Lukla, da dove iniziare la salita al campo base dell’Everest.»
Acclimatamento
Per favorire l’acclimatamento e prepararsi alla salita, Zaffaroni e Boscato saliranno la vetta dell’Island Peak, la cima di 6.189 metri che molti alpinisti himalaiani utilizzano per rifinire la preparazione prima dell’attacco agli 8.848 dell’Everest.
Zaffaroni non è alla prima esperienza in Himalaya, e ha già due ottomila conquistati in curriculum: il Shisha Pangma di 8.027 metri nel 2005, e il Cho Oyu di 8.201 metri nel 2009, a queste due vette si aggiungono ben 9 partecipazioni a spedizioni himalaiane.
All’attacco delle Seven Summits
La conquista dell’Everest rappresenta per Marco un ulteriore passo nel percorso delle Seven Summits, le sette montagne più alte per ogni blocco continentale: dopo essere salito sull’Aconcagua (6.962 m.) per l’America del sud, sul Kilimanjaro (5.895 m) in Africa, sul massiccio del Vinson (4.892 m) in Antartide, sull’Elbrus (5.642 m) in Europa e sul McKinley (6.194 m) per l’America del nord, ora mancano le vette del Piramide Carstensz (4.884 m) in Oceania e naturalmente il tetto del mondo, l’Everest per il continente asiatico.
L’alpinista milanese racconterà in un diario quotidiano su «Everest 2015 in stile gitante» la sua spedizione e le emozioni che proverà in questi 40 giorni e più di avventura nepalese.