Va in scena «Amare foglie», la storia delle tabacchine

È il titolo dello spettacolo che andrà in scena il 10 novembre presso il teatro di Villa Lagarina

Sabato 10 novembre alle ore 20,30 presso il teatro di Villa Lagarina verrà messo in scena lo spettacolo «Amare foglie», di Elena R. Marino con la Compagnia Teatrincorso.
L’evento sostenuto dalla Comunità della Vallagarina.
 
Dedicato al tema della memoria e del lavoro delle donne in Trentino, lo spettacolo è nato da una ricerca su documenti e vive testimonianze e ricostruisce la memoria di un periodo e di un’attività: la coltivazione e la preparazione del tabacco che ha profondamente segnato la Vallagarina e nello specifico la zona di Mori.
Legato ad antiche tradizioni locali, questo lavoro vedeva impiegata nelle «masere» soprattutto manodopera femminile: le tabacchine.
 
Diversamente dalle vicende delle tabacchine al sud d’Italia, la storia delle tabacchine del Trentino e della zona di Mori risulta peculiare e paradigmatica allo stesso tempo: dagli anni ’20 e ’30, fino al termine degli anni ’60, attraverso le storie delle tabacchine di Mori si possono leggere capitoli importanti della storia del lavoro e delle condizioni dei lavoratori in Italia, ma anche di quella forma di passaggio tra lavoro agricolo e lavoro industriale che è stata rappresentata dalle «masere».
 
L’immigrazione stagionale delle tabacchine provenienti da Pòsina e dal vicentino, le dure condizioni di lavoro, la mancanza di tutela del lavoro femminile, la controversa, quasi impossibile conquista di consapevolezza sindacale, la difficile posizione dei «maser adori», stretti fra i rischi d’impresa e la corruzione di un settore che portò allo scandalo e al processo che vide coinvolti addirittura il direttore del Monopolio Cova, il Ministro delle Finanze Trabucchi e il senatore-tabacchicoltore De Martino*. 
 
Infine la posizione di debolezza del tabacchicoltori trentini che, dopo l’avventura della coltivazione del sotto-garza (una particolare tipologia di tabacco che richiedeva una modalità di coltivazione in vivai, o semenzai, con le piantine di tabacco parzialmente coperte dai caratteristici teli di garza), vennero messi in ginocchio dalla politica dei prezzi del Monopolio e dall’arrivo delle fabbriche, verso le quali defluirono le lavoratrici del tabacco alla ricerca di migliori condizioni di lavoro e di vita…
 
Tutto questo è il materiale vivo che lo spettacolo porta in scena, lasciando che i protagonisti dicano le loro ragioni, raccontino la loro storia, ripercorrano i loro ricordi, conducendo il pubblico, fra un sorriso e una riflessione, dalla contemporaneità al passato e poi di nuovo ai nostri giorni, per recuperare il senso forte di una memoria che è sempre anche interrogazione su quanto stiamo vivendo nel presente.
 
[* All'epoca era uscita la battuta ironica costruita sul noto proverbio popolare «Bacco, Trabucchi e Venere/ riducono l’uomo in cenere» – NdR]