I Top Wines del Trentino – Di Giuseppe Casagrande

La guida 2023 di Slow Food ha premiato con la «chiocciola» Foradori, Maso Furli, Pojer&Sandri, Fanti, Redondel, Francesco Poli, Eugenio Rosi e Bongiovanni

Elisabetta Foradori.
 
C'era molto attesa per l'uscita della guida 2023 ai Vini d'Italia di Slow Food che sarà ufficialmente presentata sabato 8 ottobre a Milano con una grande degustazione al «Superstudio Più».
Anticipando la lista dei Top Wines, il responsabile Giancarlo Gariglio ha confessato a WineNews che la guida non ha giudicato solo i vini e le cantine «visitandole tutte», ma ha dimostrato sensibilità a temi come il cambiamento climatico e la sostenibilità, ambientale e sociale.
Affrontato, altresì, il tema importante del ruolo futuro delle denominazioni e dei disciplinari.


Nei numeri, ha spiegato Gariglio, la guida recensisce 1.957 cantine: il 58% sono biologiche e biodinamiche certificate.

Oltre 700 i vini premiati e 227 le «Chiocciole» assegnate, il massimo riconoscimento attribuito alle cantine la cui filosofia produttiva rispecchia i valori organolettici, territoriali e ambientali promossi da Slow Food.
 

Mario Pojer e Fiorentino Sandri.
 
 Gli effetti del climate change e il futuro delle denominazioni  
La guida, soprattutto in un anno come questo, ha toccato con mano gli effetti del «climate change».
I produttori, spiega Gariglio, stano rispondendo, ma in ordine sparso.
«Serve la ricerca scientifica per dare risposte sistemiche ed il nostro auspicio è che se ne facciano carico, per davvero, le istituzioni italiane e l'Unione europea.
«Ma serve anche il confronto tra i produttori, che sarà il focus della Slow Wine Fair, a febbraio 2023, a Bologna.»
 
Altro tema al centro della riflessione, quello della sostenibilità sociale che fa rima con l'etica del lavoro.
«Purtroppo, anche i territori del vino importanti, non sono immuni da casi di sfruttamento, e su questo c’è da lavorare.
«Ma va sottolineato anche il ruolo virtuoso che le cantine svolgono, anche in territori definiti marginali, dove, grazie al vino, si sviluppa turismo ed una nuova economia.»
 
E poi c’è il tema del futuro delle denominazioni e dei disciplinari.
La loro importanza non è in discussione. Ma, sottolinea Gariglio, forse è l’ora di riflettere su certi paletti organolettici fissati in disciplinari scritti, spesso, molti anni fa.
«Le cose sono cambiate. E succede che produttori che rispettano totalmente i parametri dei disciplinari, magari si vedano bocciati i vini dalle Commissioni di Assaggio, che si rifanno a dettami organolettici fissati in passato. E, su questo, dobbiamo ragionare.»
 

Eugenio Rosi.
 
 La divergenza tra mondo della cooperazione e i piccoli vignaioli  
Il Trentino - si legge nella presentazione dedicata alla nostra provincia - ha dato, anche quest’anno, prova della propria vocazione vitivinicola confermando, oltre che la qualità dei vini, anche alcune tendenze che appaiono ormai irreversibili.
Osserviamo infatti una sempre maggiore divergenza tra il mondo della cooperazione, che ha visto recentemente importanti aggregazioni, e i tanti piccoli vignaioli trentini.
 
Il primo, pur garantendo un elevato reddito diffuso al comparto, punta ancora prevalentemente su vini varietali che, seppur di ottima qualità, rischiano di rappresentare poco il territorio di origine.
Ovviamente vi sono alcune notevoli eccezioni, tuttavia i recenti fatti di cronaca, che hanno visto alcuni dei manager più illuminati lasciare le proprie cooperative, rischiano di compromettere quanto di buono fatto fino a oggi in termini di valorizzazione dei differenti territori.
 
Dall’altro lato abbiamo una sempre più nutrita schiera di vignaioli: aziende spesso di piccole dimensioni e condotte da giovani imprenditori agricoli, capaci di offrire vini a volte umorali ma schiettamente territoriali.
 

 
 Bene Vallagarina, Cembra, Piana Rotaliana e Valle dei Laghi  
Addentrandoci nei singoli territori, e nei vini che li rappresentano, abbiamo trovato in gran forma i rossi della Vallagarina, classici tagli bordolesi, o l’autoctono Marzemino, così come i vini bianchi della val di Cembra, uno dei territori più interessanti sia per la qualità dei vini, sia per le numerose nuove realtà vitivinicole che lo abitano.
Si confermano su alti livelli anche la Piana Rotaliana, le colline di Lavis e la Valle dei Laghi: territori che offrono vini di assoluto valore pur dovendo fare i conti, forse più di altre regioni, con i cambiamenti climatici che rimettono in discussione alcuni connubi vitigno-territorio che parevano consolidati.

Una menzione speciale meritano le cosiddette «terre altre», zone che solo recentemente si sono affacciate alla viticoltura, ma che stanno offrendo produzioni di inaspettata qualità, con un carattere del tutto originale.

In alto i calici. Prosit!
Giuseppe Casagrande – g.casagrande