Il mito sotterraneo di Agarttha e altro – Di Daniela Larentis

Meglio stare con i piedi per terra e non sottoterra: là vive il potentissimo Re del Mondo…

Anticamente era diffusa la convinzione che nelle viscere della Terra si trovasse il regno dei morti, basti pensare ai greci e ai romani e all’Ade, il regno degli Inferi (il cui re era Ade per i primi e Dite per i secondi).
Così venne immaginato da Omero e da Virgilio, ma l’Inferno inteso come luogo fisico è anche descritto da Dante nella prima delle tre cantiche della sua «Divina Commedia».
 
Nel libro di Umberto Eco edito dalla Bompiani, «Storia delle terre e dei luoghi leggendari», nel capitolo tredici viene descritto «L’interno della terra, il mito popolare e Agarttha», come recita il titolo, trattando l’argomento in maniera molto esaustiva.
Fra l’altro, nel libro viene citato un autore, l’unico che ipotizzò un inferno collocato non nel cuore della terra, bensì nel cielo: Tobias Swinden, il quale nella sua opera «Inchiesta sulla natura e il luogo dell’inferno» (1714) ipotizzò che non si trovasse all’interno della terra, ma in un luogo caldissimo, il centro del sole.
 
Ci fu anche uno scienziato, Edmund Halley, il celebre astronomo inglese, che scoprì fra le varie cose che le stelle sono dotate di moti propri (distinguendosi soprattutto per i suoi studi sulle comete, l’omonima cometa deve a lui il suo nome). Egli ipotizzò che la Terra fosse costituita da tre sfere cave concentriche, non comunicanti, e da un nucleo caldo posto al centro del globo (articolo sulle «Philosophical Transactions» della Royal Society di Londra, 1692).
Come si legge a pag. 353 «la sfera esterna aveva una velocità di rotazione minore di quella delle sfere interne e questa differenza spiegava lo spostamento dei poli magnetici. L’atmosfera interna era luminescente, i continenti interni erano abitati e i gas sfuggiti dai passaggi ai poli erano la causa dell’aurora boreale».
 
Sempre nel Seicento Athanasius Kircher, gesuita, filosofo, storico tedesco, fra le varie opere scrisse il romanzo «Mondo sotterraneo» (1665); egli descrisse, ispirandosi anche ai racconti delle prime esplorazioni vulcaniche, un centro della terra attraversato da fiumi di lava incandescente, abitato da «creature come i draghi».
Ecco inoltre cosa si legge a pag. 368, sempre nel libro di Umberto Eco: «Nel XVII secolo Athanasius Kircher nel suo Mondo sotterraneo aveva sostenuto, anche attraverso suggestive incisioni, che le acque dei mari attraverso lo stretto di Bering entravano nel gorgo del Polo Nord, e tra sconosciuti recessi e canali tortuosi attraversavano il cuore della terra per fuoriuscire al Polo Sud. Questa circolazione delle acque nel corpo terrestre appariva a Kircher in analogia con la circolazione del sangue nel corpo umano, che era stata scoperta una quarantina di anni prima da Harvey».
 
Nel suo romanzo fantastico «Il viaggio sotterraneo di Niels Klim» (pubblicato nel 1741), Ludvig Holberg, scrittore, filosofo, drammaturgo e storico danese, delinea una società utopica e descrive la struttura di un sistema solare all’interno della Terra.
Lo scrittore Jules Verne (foto) scrisse un famoso romanzo fantastico, ricco di colpi di scena e avventure, intitolato «Viaggio al centro della Terra», pubblicato nel 1864. 

Il noto viaggio narra l’avventura di uno scienziato, accompagnato da suo nipote e da una guida, il quale partendo da Amburgo, seguendo un antico messaggio cifrato, raggiunge l’Islanda e attraverso un cratere spento si insinua nel cuore della Terra; dopo un lungo alternarsi di vicissitudini e colpi di scena arriva a Stromboli, da dove riesce infine a riemergere, tornando alla civiltà e dove lo attende la celebrità.
 
Più recente è invece il racconto di Willis George Emerson, «Il dio fumoso» (1908), nel quale un pescatore norvegese, Olaf Jansen, fece un viaggio all’interno della Terra, sbucando poi al polo Sud, durante il quale ebbe modo di visitare città sotterranee.
Ma l’uomo ha abitato il mondo sotterraneo anche nella realtà, basti pensare alle città della Cappadocia (nella regione storica dell’Anatolia, nell’odierna Turchia).
Derinkuyu con i suoi vari livelli era collegata mediante tunnel ad altre città (fu anche rifugio per i Cristiani che vi si nascosero per sfuggire ai musulmani).
 
Si legge sempre nel libro di Eco a pag. 375: «Da esperienze reali di questo tipo nasce nel XX secolo, a opera di alcuni autori fantasiosi, il mito della città di Agarttha. Questo mito, benché i suoi divulgatori si appellino a tradizioni orientali o a rivelazioni di santoni indiani, è debitore di varie teorie occultistiche precedenti come quella su Iperborea, Lemuria o Atlantide».
|In sintesi Agarttha (e secondo i testi sarà chiamata Agartha, Agarthi, Agardhi o Asgartha) è un’immensa distesa che si espande sotto la superficie terrestre, un vero e proprio paese fatto di città connesse tra loro, un mondo depositario di conoscenze straordinarie, che ospita il detentore di un potere supremo, ovvero il Re del Mondo, che può influenzare con i suoi immensi poteri tutti gli eventi del globo.»
 
Questo luogo si troverebbe da qualche parte sotto l’Asia, c’è chi giura sia sotto l’Himalaya, altri sotto il deserto di Gobi o in altri posti che non sto qui a elencare.
A proposito di Himalaya: c’è chi sostiene che da quelle parti, non certo sotterraneo però, esista il leggendario regno di Shambhala, un luogo di pace e di tranquillità (alcuni lo confondono, ritenendo che sia una città che sorge nel continente sotterraneo di Agarttha).
«Nelle tradizioni del buddhismo tibetano e indiano, Shambhala (talora Shambala, Shambahla o Shamballa) è un regno la cui realtà fisica è creduta solo da alcuni, che l’hanno via via collocata nel Punjab, in Siberia, nell’Altai e in vari altri luoghi. In genere», come si legge a pag. 382 del libro di Umberto Eco ,«la si considera però un simbolo di carattere spirituale, una Terra Pura, la promessa di una sconfitta finale delle forze del male».
 
Comunque sia, fantasia o non fantasia meglio stare secondo me con i piedi per terra, non sotto terra. Quassù si respira meglio e poi c’è ancora un mondo tutto da scoprire…
 
Daniela Larentis
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