Il conte Oswald Wolkenstein Trostburg, raffinato artista che ama la natura
La mostra di alcune sue opere presentata a Castel Toblino domenica 28 settembre
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Nell’incantevole cornice di uno dei più suggestivi castelli del Trentino abbiamo incontrato un artista davvero affascinante.
Intravedendolo da lontano mentre attraversava l’acciottolato, ci ha colpiti per la fierezza del suo incedere e per quell’aria aristocratica che lo contraddistingue.
Stiamo parlando del conte Oswald Wolkenstein Trostburg, ultimo erede dei nobili reggenti del feudo di Castel Toblino, la meravigliosa location che ha ospitato domenica 28 settembre 2014 alcune delle sue bellissime opere.
Una mostra che per l’artista ha rappresentato un’occasione per rituffarsi nella storia della sua famiglia, per noi spettatori un percorso che ci ha regalato emozione.
Due parole su Oswald Wolkenstein Trostburg, non udente fin dalla tenera infanzia, ma che già da piccolo ha trovato nella pittura la sua dimensione.
Donna nuda.
Ha frequentato l’Accademia Belle Arti Cignaroli di Verona, sviluppando poi da solo la tecnica da lui ora utilizzata.
Ha partecipato a numerosissimi concorsi di pittura in occasione dei quali si è distinto ricevendo numerosi premi e riconoscimenti (ne ricordiamo uno fra tutti: il premio come miglior pittore italiano su 120 espositori a Marina di Ravenna e a Padova).
Annovera oltre 50 diplomi di onore ed espone in varie personali a Mantova, a San Martino B.A. di Verona, ove tutt’ora risiede, e molte altre città.
Una mente articolata, la sua, lo si intuisce dai suoi meravigliosi quadri che attraverso suggestive composizioni e colori luminosi trasmettono in primo luogo serenità, gioia di vivere, ottimismo, allegria, ma anche un’impalpabile desiderio di ricerca introspettiva difficile da descrivere a parole.
Le sue mani sono il mezzo per comunicare con il mondo, un luogo fatto di paesaggi e popolato da personaggi che lui dipinge in maniera particolarissima, trasferendo sulla tela stati d’animo e sensazioni che raggiungono, emozionandolo, l’osservatore attento.
Papaveri.
Gli abbiamo posto alcune domande, curiosi di sapere qualcosa in più su di lui e sulla sua passione.
Come è nata la sua grande passione per la pittura?
«La grande passione per la pittura è nata in tenera età. Essendo non udente fin dai primi mesi di vita trovavo sollievo nel disegnare prima, dipingere acquerelli poi e dilettarmi con piccole sculture. La pittura però è sempre stata l’arte che più mi affascinava.»
Cosa rappresenta per lei questa attività?
«Un modo di comunicare ed esprimere le mie emozioni interiori e far trasparire i miei impulsi artistici senza nessun tipo di ostacolo fisico o mentale.»
L'albero della vita.
Qual è il rapporto, secondo lei, fra la nostra società e l’arte contemporanea?
«L’arte non viene sicuramente valorizzata abbastanza. In una società globalmente in forte declino di valori e contenuti, questa trova molto spesso sostenitore non qualificati, con incapacità conoscitiva o intellettuale, ma anche persone che non si sforzano di vedere e capire ciò che l’artista prova ad offrire.
«Quello che io stesso cerco di creare con le mie pitture è ciò che l’arte può offrire alla nostra società; un modo di evadere dalla quotidianità, che purtroppo molto spesso tende a deluderci o sopraffarci.»
Come definirebbe l’arte?
«Un ponte tra la realtà e la fantasia; un luogo ameno, senza spazi né confini, alla portata di chiunque.»
Quali sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato il suo lavoro?
«Pablo Picasso, Henri Matisse, Van Gogh e Klimt; mi hanno influenzato al punto tale da ricreare e riformulare alcune delle loro opere.»
L'arlecchino (autoritratto) - Senza volto.
Quali sono i soggetti da cui trae maggior ispirazione?
«Sono sempre stato fin da piccolo un ragazzo portato ad essere a contatto diretto con la natura ed è a lei che mi ispiro, che non mi stanca mai e che mi offre ogni singolo giorno una nuova prospettiva.»
Qual è la tecnica da lei preferita e perché?
«Alla base dei miei dipinti c’è sempre il disegno a matita. Questo poi viene completato dall’uso della penna a becco.
«La mia tecnica possiamo dire che si pone tra le correnti del puntinismo e del divisionismo, come genere.
«Mi piace perché mi permette di scomporre la natura e i suoi colori, cercando di farli risaltare ancora di più di come essi fanno in natura.»
A proposito: si nasce artisti o si diventa?
«Si nasce. È qualcosa che scopri piano piano, che senti crescere dentro di te, al punto tale da doverlo esprimere, ma che devi coltivare facendo dono di ciò che ti circonda e degli stimoli che ti vengono offerti, positivi o negativi che siano.»
Donna nuda.
Se lei ipoteticamente non fosse un pittore cosa le sarebbe piaciuto diventare?
«Un maestro di sci o un insegnante di educazione fisica. Nonostante la pittura sembri un’attività sedentaria, mi permette di sfogarmi alla stregua dell’attività fisica all’aria aperta, che adoro.»
Le sue opere sono indubbiamente molto belle, qual è il complimento più gradito che ha ricevuto?
«Niente di verbale. Ciò che più mi soddisfa è leggere nello sguardo di chi osserva una mia opera un’espressione di gioia, serenità e pace.
«Ogni reazione è un complimento, perché significa che il dipinto ha stimolato qualcosa nell’osservatore.»
Da artista, come immagina il futuro dell’arte?
«Un mutamento continuo sia nella ricerca di materiali, della tecnica, di ispirazioni. Un’arte che tende ad evolversi sempre di più, ma che soprattutto sia ancora più vicina alle persone.»
La camera di Van Gogh.
Ha qualche sogno nel cassetto?
«Nella mia vita ho viaggiato molto, è una delle cose che più amo fare. Il giro del mondo sarebbe sicuramente qualcosa che mi farebbe sentire ancora più realizzato!»
Pensando a Oswald Wolkenstein Trostburg vengono in mente le parole di un grande poeta libanese, Kahlil Gibran, il quale nel suo celeberrimo libro intitolato «Il profeta» così scrisse:
«In molte delle vostre conversazioni il pensiero è per metà ucciso; poiché il pensiero è un uccello degli spazi, che nella gabbia delle parole può sì spiegare l’ali ma non volare.»
E noi vogliamo aggiungere che questo uccello degli spazi, il pensiero, nei suoi quadri pare perdersi dentro le mille sfumature di infiniti cieli.
Daniela Larentis - [email protected]
La Natura di Venezia