Storie di donne, letteratura di genere/ 30 – Di Luciana Grillo

Maria Grazia Sironi in «Emanuele L.» – La storia di un grande uomo, vissuto a cavallo tra ’800 e ’900, nato nel 1872, figlio del Trentino austroungarico

Titolo: Emanuele L.
Autrice: Maria Grazia Sironi
 
Editore: Lativa 2011
Pagine: 256
 
Copertina: flessibile
Prezzo: € 14
 
La lunga e affascinante storia di Emanuele Lanzerotti percorre le prime 230 pagine di un libro scritto con assoluto rigore e dedizione affettuosa dalla nipote Mariagrazia Sironi, architetta pluripremiata per interessanti progetti, capace anche di coniugare architettura e musica proponendo istallazioni sperimentali, ma soprattutto desiderosa di far conoscere il pensiero, le azioni, i sentimenti del nonno Emanuele Lanzerotti.
Chi era, dunque, Emanuele L., oltre che nonno di Mariagrazia?
Un grande uomo, vissuto a cavallo tra ’800 e ’900, nato nel 1872, figlio del Trentino austroungarico, studente che si laurea a Innsbruck in Ingegneria, ma anche – contemporaneamente – in Filosofia e Teologia.
Il duplice indirizzo di studi è sintomatico di una personalità vivace, curiosa, aperta tanto al mondo della scienza quanto a quello del pensiero.
La nipote ne ricorda la vita, lunga e operosa, ricca di affetti e soddisfazioni, ma senza dubbio toccata profondamente dagli eventi storici, come ad esempio la prima guerra mondiale, che ne hanno condizionato le scelte.
 
Infatti, allo scoppio della Grande guerra, fu costretto a lasciare il Trentino che tanto amava e a spostarsi in Italia, prima a Milano, poi a Varese.
Uno spazio importante è dedicato dall’autrice alla famiglia di Emanuele L., ai genitori Alfonso e Romana, alle sorelle, alla sposa Gemma, alla suocera detta Nonna piccola, che amava dipingere, «fumava la pipa e leggeva tanti libri, anche quelli vietati».
In entrambe le famiglie, si respirava un’aria italiana e italiani, altisonanti, erano i nomi di battesimo di figli e nipoti.
Anche Cesare Battisti frequentava queste persone.
Dunque Emanuele crebbe in un ambiente colto (il papà era maestro, ma non esercitava perché commerciava grano all’ingrosso), frequentò il Liceo-Ginnasio di Stato a Trento, un Istituto Tecnico Superiore a Graz, poi l’Università a Innsbruck.
Abitò a Vienna, che in quegli anni viveva un momento d’oro, grazie alla presenza di uomini come Freud, Klimt, Musil, Otto Wagner.
 
Naturalmente, fra gli interessi di Emanuele non poteva mancare la politica, di cui il giovane trentino si occupò fin dai tempi dell’Università, inserendosi in un gruppo di studenti ungheresi, croati, boemi che, come lui, rivendicavano l’indipendenza dei loro Paesi dall’Austria. In seguito alla partecipazione ad una manifestazione, Emanuele fu arrestato insieme a Cesare Battisti, ma entrambi furono solo ammoniti e rilasciati.
Questa esperienza lo indusse a riflettere: di cosa avevano bisogno i trentini? Forse era necessario, in primo luogo, scuoterli, svegliarli dall’indifferenza e dall’apatia.
Tornato a casa, cominciò a proporre una serie di iniziative che certamente avrebbero cambiato in meglio la vita dei valligiani della Val di Non: dall’uso dell’acqua per produrre energia alla costituzione di società cooperative, dalla nascita delle Casse Rurali a quella del Sindacato Agricolo Industriale Trentino, dallo sviluppo di piccole industrie manifatturiere ai collegamenti ferroviari, alla creazione di poli turistici…
 
La nipote, per presentarlo a noi lettori, ha posto, all’inizio del suo lavoro, alcuni pensieri di Emanuele, illuminanti e forti:
Date!! Date!!
Si deve dare per ricevere.
Riceverete poi dalla collettività.
In quel Date!! ripetuto c’è l’anima di Emanuele, ci sono la sua straordinaria e intuitiva creatività, il suo generoso impegno, anche il disinteresse per eventuali ricompense, quasi che, finito tutto, non ne avesse più interesse.
In tutto questo attivismo, la Gemma, bella ed elegante, era sempre al suo fianco, affettuosa ed espansiva, come quando gli gettò le braccia al collo, gli mise una mano sulla bocca perché non parlasse più, e lo riempì di baci fino a farlo soffocare.
 
Tra una pagina e l’altra, Mariagrazia descrive le foto ufficiali (molte sono pubblicate nel libro), l’ombrellino di pizzo di Gemma che dice: «Per la foto ho comprato un cappello nuovo!», le foto di un bacio «rubate» da un cugino, la nascita delle figlie Graziella, Clodia (detta Dina) e Antonia, la foto della piccola Graziella nuda, su un tappeto di pelliccia, l’arrivo delle balie, i viaggi di Gemma che, appena poteva, accompagnava il suo amato Emanuele.
E benché le condizioni economiche della famiglia fossero buone, le bimbe, da grandi, diranno: «Ci vestivano in maniera molto spartana non solo quando andavamo dalla nonna, ma anche quando c’erano persone importanti…No, niente gale, niente nastri svolazzanti, niente trine e merletti…».
Con lo scoppio della grande guerra, primo trasferimento della famiglia: si va a Malcesine, cittadina rivelatasi però troppo vicina al fronte, quindi a Genova, mentre il governo austriaco cerca l’irredentista Lanzerotti condannato per alto tradimento e, successivamente, a Milano dove i trentini comprarono una casa che Gemma arredò con amore, curandosi in particolare delle piante.
 
Emanuele ricominciò a pensare all’acqua come al carbone bianco, dimenticando però che il suo titolo di studio, conseguito in Austria, non era valido in Italia, fin quando il Rettore del Politecnico di Milano non gli offrì una laurea Honoris Causa.
E la frase ripetuta più volte da Emanuele trovò ancora conferma «Ingegnere è chi si ingegna!»
In seguito, il vulcanico Emanuele continuò a lavorare mietendo successi, come in Svizzera, dove fu eletto Presidente Internazionale delle Cooperative cristiano-sociali, o a Roma, dove fu invitato per tenere alcune lezioni al Collegio Superiore della Cooperazione.
Dal 1922 al 1925 fu Presidente della Federazione Nazionale delle Cooperative di consumo, ma l’avvento del Fascismo lo costrinse ad allontanarsi, perché «i miei ideali sono molto diversi…».
Ciò che la Sironi mette bene in evidenza è l’amore di Emanuele e Gemma per la terra d’origine, dove trascorrevano lunghe estati, insieme ad amici e alla «nonna piccola».
 
Così questa biografia diventa anche una interessante guida turistica, perché troviamo preziose informazioni su luoghi che sono la tua storia, fanno parte di te.
La storia di Emanuele continua, le sue figliole vanno a scuola, imparano a suonare il pianoforte o cantano quando a suonare è la mamma.
Ma questa serena famiglia non è protetta dal dolore, anche su di loro piombano malattia e morte: la prima ad andarsene è Gemma, che lascia in tutti incredulità e dolore, poi Graziella, pochi giorni dopo le nozze della sorella Antonia, e la stessa Antonia, le figlie tanto care.
Ma Antonia, sposatasi giovanissima, ha fatto in tempo a dare alla luce Mariagrazia che sarà di conforto per tutti.
Tra un dolore grande e un’infinita tenerezza, nonostante qualche inevitabile delusione, Emanuele continua ad occuparsi di cooperative e politica, tornando con piacere nel suo Trentino, nella sua Romeno, con il genero che, rimasto vedovo, ha sposato l’altra figlia, Dina, e le due deliziose nipotine, Mariagrazia e Maria Antonia.
A 83 anni il suo cuore cessò di battere.
La nipote ci ha fatto conoscere il nonno con amabile rigore, Renzo Tommasi ne ha scritto una biografia che completa il libro ed elenca cariche, incarichi, rapporti con personalità italiane che ne apprezzavano l’ingegno e la generosità.
Dopo aver letto questa lunga storia, soddisfatta per aver «incontrato» un trentino così lungimirante (e forse poco ricordato dai suoi compaesani), vorrei augurare al libro di Mariagrazia Sironi tanta fortuna!
Mi piacerebbe che anche nelle scuole si leggesse qualche capitolo, perché Emanuele Lanzerotti, che ha dimostrato amore per la propria terra, per la propria famiglia e per la cittadinanza, attenzione ai bisogni di chi ha meno di noi, capacità imprenditoriali intelligenti e aperte verso il futuro è un esempio da diffondere ed imitare.
 
Luciana Grillo