Nadia Clementi aveva intervistato il prof. Gerosa un anno fa

L'equipe di Cardiochirurgia dell'Ospedale Universitario di Padova, diretta dal prof. Gino Gerosa, ha eseguito il primo trapianto al mondo di cuore fermo da 20 minuti

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L'eccezionale trapianto di un cuore che aveva smesso di battere da 20 minuti è stato eseguito nell'Azienda ospedaliera di Padova: il primo caso al mondo da un organo che aveva cessato ogni attività elettrica da un tempo così lungo.
In passato era accaduto che fossero stati eseguiti trapianti con cuore fermo da pochi minuti.
Ma la legge italiana, in questi casi, prescrive che il prelievo da cadavere possa avvenire solo quando il cuore ha cessato l'attività da almeno 20 minuti.
«Per primi al mondo – ha detto Gino Gerosa, direttore della cardiochirurgia padovana – abbiamo dimostrato che si può utilizzare per un trapianto cardiaco un cuore che ha cessato ogni attività elettrica da 20 minuti».
Il donatore era un uomo colpito da morte cardiaca, con contestuali, irreversibili danni cerebrali, da rendere vano ogni accanimento terapeutico.
La legge, anche in questo caso, impone l'osservazione per 20 minuti della residua attività del cervello, fino al suo spegnimento, prima di procedere con l'espianto del cuore.
 

L'equipe di cardiochirurgia di Padova.
 
Il prof. Gerosa era stato intervistato lo scorso anno dalla nostra Nadia Clementi, che per l’Adigetto.it segue la rubrica «Parliamone», specializzata nei dialoghi con i medici di tutta Italia.
Nell’intervista, intitolata «Un cuore bionico tutto italiano» (vedi), il prof. Gerosa aveva illustrato le prospettive della ricerca che svolgeva con la sua équipe medica.
Tra queste merita leggere il suo commento sui problemi generati dalla legge italiana:
«In Italia, lo scompenso cardiaco determina ogni anno la morte di 150mila persone, circa 800 sono in lista d'attesa di trapianto e solo 250 sono i pazienti trapiantati.
«Ad oggi la morte cerebrale post traumatica si è quasi azzerata e i donatori d’organo sono sempre più vecchi, a questo si aggiunge che in Italia per stabilire una morte cardiaca è previsto un elettrocardiogramma piatto per 20 minuti, rispetto ai 5 minuti del mondo anglosassone, tutto quanto rende molto difficile utilizzare il cuore per il trapianto.
«Vista la difficoltà a reperire organi e la mancanza di donatori, il cuore artificiale rappresenta la nuova cura per il futuro, capace di prolungare la vita dei malati in stadio avanzato di insufficienza cardiaca.»
 
L’Adigetto.it si complimenta con Nadia Clementi per il tempismo dimostrato nell’affrontare argomenti delicati come quelli legati alla ricerca nel campo della medicina.