Loppio-Busa, un problema di 2 o 4 canne? – Di Cornelio Galas

Una mattina di settembre il navigatore gps mi ha consigliato di andare da Riva a Rovereto via Sarche Trento...

Se fossi l’amministratore delegato di un Centro Scommesse (soprattutto di una filiale trentina), non avrei dubbi: inserirei la Loppio-Busa (collegamento stradale tra Vallagarina e Alto Garda atteso da decenni) tra le «puntate».
Con la sicurezza malcelata, sfottente direi, che sarebbe sempre il banco a vincere. 
Nonostante tutto.

Questa «bretella» stradale, questo agognato tunnel, assomiglia sempre di più ad una Salerno-Reggio Calabria, ad un ponte sullo stretto di Messina, alle Olimpiadi a Roma, all’azzeramento del debito pubblico italiano, ad un nuovo «triplete» dell’Inter.
Insomma, chi puntasse, suo malgrado, sulla Loppio-Busa entro… il 2020 (si accettano giocate anche sul 2030, sul 2040, sul 3100) potrebbe diventare – se la Provincia di Trento mantenesse per sbaglio le sue promesse – un miliardario. In euro, certo.
E magari presenziare, come ospite d’onore, all’inaugurazione dell’opera. Insieme ad incanutiti politici che esordirebbero così: «Visto che alla fine ce l’abbiamo fatta?»
 
Il problema, purtroppo, è che il gioco d’azzardo non s’interessa a queste sfidi impossibili.
Meglio puntare (vuoi vincere facile?) sui risultati del campionato di serie B cinese (pagamenti on line, senza spese per residenti a Milano), sulla Coppa Italia di Badminton, sul torneo di Cristo Re (Trento) di gioco alla morra, se proprio…
Quando, giovane cronista, ho cominciato a scrivere della Loppio-Busa, la guerra non era sui tagli in sede romana, ma tra ambientalisti e Autostrada del Brennero.
Vinsero gli ambientalisti. Dal Tar al Consiglio di Stato.
Poi – tanti l’hanno dimenticato – fu Mori a mettersi di traverso. Perché la «superstrada» avrebbe tagliato fuori la cittadina lagarina.
Insomma, bar, alberghi, panifici, tabacchini sarebbero stati «saltati» a piè pari dal flusso. Soprattutto turistico.
 
La galleria (tra proteste, non solo per la dinamite fatta saltare nel sottosuolo) tra A 22 e bivio sud per Mori è stata poi realizzata comunque.
Insomma, era come vedere gli indiani che provavano a fermare la ferrovia nelle praterie del West. Con lo stesso successo degli indiani, sia ben chiaro.
Chiamiamola «grande circonvallazione» di Mori se vogliamo. Ma è e resta ancora una sorta di «vorrei ma non posso» o «potrei ma non voglio» rispetto al progetto originale tra A 22 (casello Rovereto sud) e Alto Garda.
Ad ogni bussar d’elezioni – in questi ultimi trent’anni – c’è sempre stato chi inseriva nei propri programmi elettorali la Loppio-Busa nelle priorità.
«Perché noi comprendiamo le esigenze del sistema economico dell’Alto Garda… perché le interminabili code devono finire… perché stavolta si fa sul serio oppure…».
 
Mettendomi nei panni di chi, al giornale l’Adige, ha dettato, pochi giorni fa quella locandina (Loppio-Busa a rischio) credo che la smentita istituzionale ospitata – come s’ha da fare – dopo, non abbia creato problemi di alcun tipo.
Sic transit… La polemica è innescata. Per qualche giorno ancora s’avrà da ospitare il canto di galli e galline nel pollaio.
Poi tutto tornerà alla normalità. Fino al prossimo annuncio. Fino alla prossima «sparata» sulla Loppio-Busa.
Tra progetti a due, tre, quattro canne. Tra soluzioni a, b, c, d, e, f … l’alfabeto lo sapete finisce con la zeta, occhio a y, x, j…
Appalto entro l’autunno? Certo, basta non specificare l’anno. Altrimenti quelli del Centro Scommesse potrebbero finire sul lastrico. E creare problemi occupazionali maggiori di quelli che la Loppio-Busa così com’è crea.
 
Ah, dimenticavo: una mattina di settembre il navigatore gps mi ha consigliato di andare a Rovereto via Sarche Trento.
Per problemi di traffico. Strano, tra Vignole e Rovereto sud ci sono meno di 20 chilometri.
Dovrò aggiornarlo alle previsioni della Provincia di Trento entro quest’inverno.