Lettera-diffida dell’Ordine dei Giornalisti ai direttori testate tv
Riferendosi al «Caso D'Urso», pone attenzione all’esercizio abusivo della professione
Una lettera-diffida ai direttori delle testate giornalistiche televisive, sia pubbliche sia private, per sollecitare il rispetto della privacy e dei congiunti - specie se minori - di vittime di episodi di cronaca.
In caso di omesso controllo scatterà subito l'apertura di una procedimento disciplinare, secondo quanto previsto dalle stesse norme dell'Odg.
È quanto preannuncia all'AGI il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, prendendo spunto dal caso D'Urso, ovvero la conduttrice del contenitore domenicale di Canale 5 che nel corso della sua trasmissione ha anche trattato ampiamente la vicenda di Elena Ceste, la donna scomparsa ai primi del 2014 dalla sua abitazione di Costigliole d'Asti e ritrovata morta nelle scorse settimane a non molta distanza dal luogo della sparizione.
Una vicenda su cui indagano magistratura e carabinieri perché c'è il sospetto che possa essersi trattato di un omicidio volontario.
«È un richiamo al rispetto delle regole deontologiche, – spiega Iacopino. – Qui non si sta parlando solo o comunque di esercizio abusivo della professione, qui si parla - come nel caso Ceste - di figli della vittima che vedono messa in discussione la moralità della madre, vedono formulare dubbi, illazioni in merito.
«Qui c'è una ragazzina di 14 anni, la più grande dei figli della signora Ceste, che va a scuola e ha il diritto di non sentir dire che sua madre era, forse, una poco di buono...»
Per Iacopino, «l'essere iscritti all'Ordine dei giornalisti è innanzi tutto una garanzia per i cittadini, perché i giornalisti hanno un obbligo deontologico da rispettare».
«E i direttori delle tv – conclude il presidente nazionale dell'Ordine dei Giornalisti – devono rispondere di omesso controllo così come ne rispondono quelli dei quotidiani qualora ci sia la violazione della deontologia.»