«Sulle Rotte del Mondo» si sposta in Cina
All'FBK si è parlato di rapporti storici, culturali ed economici con l'Oriente
Aula piena e pubblico attento per
uno degli ultimi appuntamenti di Sulle rotte del mondo,
dedicato ad esplorare luci e ombre della Cina.
Padre Giovanni Rizzi, da 57 anni a Taiwan, Riccardo Scartezzini
dell'Università di Trento, padre Carlo Socol, in Cina dal 1964,
XiaoRong Li in Italia da venti anni e infine Ilaria Vescovi,
presidente di Confindustria si sono confrontati sui «Rapporti
storici, culturali ed economici» che dividono, e uniscono, l'Europa
dalla Cina.
A introdurre i lavori Giampaolo Visetti, inviato de La
Repubblica a Pechino, che ha lanciato subito un primo sasso
nello stagno «L'umanità si appresta ad essere governata da una
super potenza non democratica: nel Novecento il mondo si coalizzò
contro l'ascesa della Germania nazista, ma senza Pechino negli
ultimi due anni l'economia mondiale sarebbe crollata di
schianto.»
Assente don Jamao Paul Zheng, per problemi di visto, come ha
spiegato durante il suo saluto l'arcivescovo Luigi Bressan.
«Avrebbe voluto essere qui con tutto il cuore, ma non ha potuto
ottenere il permesso; ci ha mandato i suoi migliori auguri ai quali
unisco i miei.»
Deciso, quindi, l'intervento di Giampaolo Visetti, che ha voluto
sollevare il dibattito.
«Oggi la Cina è in festa per il 61esimo anniversario dalla
rivoluzione, ovvero dalla fondazione della Repubblica popolare
cinese, un miliardo e trecentomila persone stanno celebrando un
mondo che non esiste. Mai nella storia un Paese in via di sviluppo
ha presentato il profilo reale di una potenza. Saprà la Cina
riformarsi senza esplodere come è successo all'Unione
Sovietica?»
Secondo l'inviato de La Repubblica, la Cina sta
velocemente travolgendo gli equilibri costruiti dopo la Guerra
fredda e lo fa attraverso una rapidissima evoluzione, non priva di
ombre.
«Questa nazione in trent'anni ha attuato la più prodigiosa
trasformazione della storia umana, passando da una società
medievale ad essere la seconda potenza economica del mondo. Oggi la
Cina è il primo esportatore e il primo importatore nel mondo, è il
primo mercato dell'auto, la prima popolazione online con oltre 400
milioni di persone che navigano quotidianamente.
«La Cina è il più grande inquinatore del mondo ma è anche il primo
produttore di energie pulite, è il secondo Paese per numero di
miliardari ma anche quello dove maggiore è il divario fra ricchi e
poveri, dove a causa della legge del figlio unico è aumentata l'età
della popolazione e stanno venendo a mancare persone di sesso
femminile.
«È il Paese dove ci sono milioni di giovani laureati senza lavoro
ma anche quello che è riuscito a superare il problema della fame.
Infine, negli ultimi mesi, sembra che qualcosa stia cambiando:
milioni di operai non accettano più le condizioni di lavoro
disumane e stanno ricorrendo all'arma 'proibita' dello sciopero
peraltro con successo.»
Per il professor Riccardo Scartezzini, ordinario di Sociologia
delle relazioni internazionali all'Università di Trento, pensare
alla Cina come ad un'opportunità è una scelta obbligata.
«Io credo che la classe dirigente cinese sia consapevole della
sfida che ha di fronte, essa è basata su un'antica civiltà, di
oltre 3.000 anni di storia, una civiltà diversa dalla nostra, con
una grande energia positiva e soprattutto meritocratica, dove
vengono selezionate le persone migliori per i posti di
comando.»
Un'energia dovuta anche alla dottrina confuciana, come ha spiegato
XiaoRong Li, cinese, che da 12 anni gestisce in Trentino un
ristorante.
Anche per padre Giovanni Rizzi, camilliano, dal 1954 a Taiwan, la
forza della Cina sta nella cultura di Confucio. Il padre ha portato
la testimonianza dei suoi lunghi anni di apostolato nell'isola e lo
straordinario sviluppo di Taiwan, che appartiene alla cultura
cinese ed è pronta a riunirsi nel momento in cui la Cina saprà
rinunciare ad un sistema totalitario.
Padre Carlo Socol, salesiano, che in Cina dirige un Centro di
scienza dell'educazione ha messo in evidenza alcuni aspetti del
mondo cinese.
«Per la prima volta la Cina si sta aprendo spontaneamente al mondo
ma sotto altri punti di vista sembra che si stia preparando per
creare un impero a respiro globale. Pensiamo al fenomeno
dell'emigrazione massiccia e alla non integrazione degli immigrati
cinesi, al procurarsi le materie prime da regimi che l'Europa
preferirebbe isolare, alla fame di tecnologia, all'elevato
investimento nell'ammodernamento dell'esercito rispetto al settore
dell'educazione che è sotto il minimo raccomandato dall'Onu, o
anche alla poca trasparenza del governo.
Pechino è ormai una potenza mondiale ma io credo che la Cina non
abbia mire espansionistiche perché non è questa la sua storia
millenaria.»
Infine Ilaria Vescovi, di Confindustria, ha evidenziato i rapporti
economici fra Europa e Cina.
«Sicuramente ci sono aziende annientate dai prodotti cinesi, che
hanno invaso il mercato a basso prezzo; per questo, come
imprenditori, stiamo cercando di puntare su produzioni ad alto
valore aggiunto, specializzate e non replicabili, dove la forza e
la genialità dell'imprenditoria italiana possa esprimersi al
meglio.
«Da un altro punto di vista la Cina ha rappresentato, per alcune
aziende trentine un buon mercato, un punto dove localizzare la
propria produzione, ma con attenzione perché vanno rispettate
alcune regole fondamentali di trasparenza e sicurezza.»
A conclusione il dibattito che ha coinvolto il pubblico e ha
avvicinato, in qualche modo, la Cina al Trentino; come chiarito,
infatti, dal professor Scartezzini, l'unica soluzione per superare
le differenze fra Europa e Italia, è imparare la cultura e la
lingua cinese, studiare questa cultura millenaria.