Giovani talenti in fuga? Parliamone – Di Nadia Clementi
La testimonianza di una protagonista e il commento del prof. Stefano Adami dell’University of Chicago
Parliamo dei giovani talenti dell’Italia del nuovo millennio, un esercito di precari sottopagati, sottomansionati, senza armi, voce, tutele e prospettive future.
Vittime di una sempre più sofferente crisi economica, che fatica a trovare giuste occupazioni e stipendi adeguati agli incarichi e al tenore di vita.
Si tratta di giovani costretti a emigrare alla ricerca di nuovi orizzonti, di opportunità di crescita professionale, obbligati a lasciare i propri affetti per realizzare i propri sogni, spesso laureati, specializzati, figli modello, di genitori che hanno investito e contribuito a creare nuove menti, purtroppo destinati a fuggire oltreconfine.
Partendo da queste considerazioni abbiamo raccolto la testimonianza di Michela, nata a Trento, un esempio del cosiddetto «cervello in fuga».
L'esperienza di Michela Se mi avessero predetto che sarei andata a lavorare in Germania, non ci avrei mai creduto. Ma la vita è imprevedibile e ti offre delle opportunità che devi avere il coraggio di accettare, perché spesso si tratta di offerte uniche e irripetibili. Tutto è iniziato dalla mia passione per i viaggi e da un forte interesse nel conoscere altre culture, nello scoprire qualcosa di nuovo, di diverso da quello a cui siamo abituati a vivere ogni giorno nella nostra piccola realtà cittadina. Gli ultimi anni sono stati per me una fonte preziosissima di arricchimento, personale e professionale senza paragoni. Integrazione, e multiculturalità le parole d’ordine. Nel 2007, al terzo anno di Università (Mediazione Linguistica per il Turismo e le Imprese), ho deciso di candidarmi per una Borsa di Studio Socrates-Erasmus. Destinazione: Marburg, Germania. Durata: sei mesi. Tornata dall’Erasmus ho concluso il semestre, terminato gli esami e mi sono laureata il 18 dicembre 2008 con una tesi in Tedesco intitolata «Reiserechtsvergleich: Italien-Deutschland». Giunta al primo traguardo universitario avevo bisogno di nuovi stimoli e una nuova dose di motivazione per poi portare avanti la mia carriera universitaria. Nel 2008 mi sono quindi candidata per un posto nel Programma Leonardo da Vinci e ho vinto una Borsa di Studio. Destinazione, Madrid, Spagna. Durata: 6 mesi. Motivo: Lavoro presso una ONG. Rientrata da quest’esperienza bellissima mi sono iscritta alla Laurea Magistrale presso la Scuola di Studi Europei e Internazionali di Trento, ho sostenuto il test d’ingresso, ho ottenuto un posto. Il primo anno è filato liscio immersa come ero nella normalità trentina, ma di nuovo la necessità di una nuova esperienza in terre lontane ha cominciato a farsi sentire. Mi sono così candidata per un posto in un Programma di Scambio Bilaterale tra l’Università degli Studi di Trento e la University of Kansas, Kansas, USA. Agosto 2010 partenza con destinazione Kansas City, durata: 6 mesi. Motivo: Studio. Terminata anche questa avventura indimenticabile, ho scritto la mia Tesi di Laurea in lingua inglese sul tema «Discriminazione razziale e diritti di voto dei Neri d’America» e mi sono laureata il 22 marzo 2012. Già dall’ottobre 2011 mi ero però trasferita a Stoccarda, Germania, dove ho iniziato a lavorare per un Organizzazione di Eventi e nel frattempo ho scritto anche la mia tesi di Laurea. Esperienza possibile grazie a un Progetto Europeo per i Giovani. Il bilancio è stato più che positivo. Adesso vivo stabilmente a Stoccarda, ma torno a Trento sempre volentieri a trovare la mia famiglia. Il mio futuro lavorativo lo vedo per il momento in Germania, Paese che mi sta offrendo molto (professionalità e uno stipendio doppio rispetto a quello che avrei percepito a Trento) in pratica quello che l’Italia in questo momento non mi può garantire o che forse, tristemente, non mi potrà mai offrire. Peccato! Sono un cervello in fuga? Non mi reputo un cervello, ma in fuga lo sono decisamente. In fuga da un Paese che sta andando a rotoli e che si disinteressa del futuro dei giovani che hanno appena terminato la propria formazione universitaria. «Che ne sarà di noi?» – Titolava un film diretto da Giovanni Veronesi, beh questo me lo chiedo anch’io: «Che ne sarà di noi?» |
Per rispondere a tante domande, ci siamo rivolti al prof. Stefano Adami, nato in Toscana, un «tecnico del mondo giovanile».
Di formazione filosofica, è traduttore, saggista, narratore. Ha insegnato e insegna in varie università estere, tra cui, recentemente, la University of Chicago.
Prof. Adami, perché i giovani d’oggi devono fuggire per inventarsi un futuro?
Il commento del prof. Stefano Adami In realtà, la crisi economica che sta travolgendo i paesi occidentali almeno dall'anno 2007-2008, è la somma di tre crisi economiche diverse. Da una parte, infatti, c'è la crisi finanziaria, originatasi dall'abnorme speculazione dentro e fuori le borse, dall'uso di strumenti finanziari assai pericolosi come i derivati, dai comportamenti predatori che stanno diventando lo standard nel mondo finanziario e degli investimenti. Ne fu un primo esempio il caso Enron, l'improvviso fallimento di quella grande azienda statunitense agli inizi degli anni 2000. Dall'altra c'è la vera e propria crisi di produttività, con la caduta della produzione delle aziende, i mercati che acquistano meno, e le produzioni che - per motivi di tagli - si spostano verso i paesi emergenti, Cina, India, Brasile. In particolare per i paesi dell'Europa Unita, si è aggiunta una terza crisi, quella della moneta, l'euro. Fin dalla sua nascita, infatti, l'euro si è caratterizzata come una valuta forte, costosa. Come tale, dunque, scoraggia le esportazioni (perchè i prodotti sono cari) e il turismo (perchè muoversi in paesi che usano l'euro è costoso). Era chiaro fin dalla sua nascita, quindi, che l'euro avrebbe avvantaggiato le economie già forti (come la Germania), e indebolito quelle deboli, a cui sottraeva anche esportazioni e turismo. Ne sono esempi il caso Grecia, o la Spagna. Le difficoltà che i paesi deboli hanno trovato con l'euro si sono poi saldate agli altri due tipi di crisi, quella finanziaria e quella produttiva. In molto paesi, come l'Italia, questo ha portato ad un aumento fortissimo di un evento che già operava da tempo, la cosiddetta «fuga dei cervelli». In Italia, negli ultimi tre/quattro anni, infatti, decine di migliaia di giovani abili, preparati e competenti hanno abbandonato il paese per cercare lavoro in paesi più ricchi, nel nord Europa: in Gran Bretagna e Germania. O all’estero: Dubai ecc. Ad oggi gli abbandoni si sono moltiplicati. E la fuga dei cervelli contribuisce a peggiorare la crisi, perchè rende un paese ancor più debole e povero di cultura. I governi hanno risposto in genere a tutto questo con la ricetta dell'austerità: aumenti di tasse e tagli alle spese. Una «ricetta che uccide». I cittadini si sono trovati, allo stesso momento, con meno soldi in tasca e più tasse da pagare. Ad un organismo indebolito non si da sollievo riducendogli i sostegni, caso mai aumentandoli. |
Eppure l'Italia avrebbe una chiave eccellente, unica al mondo, per uscire dalla crisi e risollevarsi: la cultura. Con la sua storia, il suo passato, le sue ricchezze ambientali, l'Italia è un museo vivente per il mondo intero.
Il nostro Paese possiede l'80% del patrimonio artistico mondiale, una ricchezza immensa in contesti ambientali di rara bellezza.
Una ottima via di rinascita e sviluppo potrebbe essere quella di aprire questo patrimonio artistico/culturale, renderlo visitabile sempre, fruibile, curarlo, salvarlo dalle intemperie e dalla trascuratezza.
Per fare questo è necessario affidarlo a giovani preparati, competenti, qualificati che - invece di abbandonare il paese - sono perfettamente in grado di rilanciare questi beni e renderli ricchezza viva per tutti.
Un binomio vivo fra cultura ed economia, insomma. In nome di una nuova Italia fatta di giovani talenti.
Nadia Clementi.