La Corte suprema indiana respinge la richiesta dei marò

Latorre chiedeva l’estensione del suo periodo di cure, Girone chiedeva di passare il Natale con i suoi

La Corte Suprema indiana ha detto di no alle istanze presentate dai legali dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Il primo chiedeva l’estensione del periodo di convalescenza in Italia, il secondo chiedeva di poter passare il Natale in Italia con la sua famiglia.
Sicuramente sulla decisione ha pesato il precedente del Ministro degli esteri Giulio Terzi che non voleva farli rientrare in India dopo la vacanza natalizia di due anni fa, ma la Corte Suprema ha dato una risposta indecorosa per un tribunale, perché ha motivato il rifiuto dicendo che «anche le vittime avevano i loro diritti».
La motivazione infatti parte dal presupposto che i due marò fossero colpevoli dei reati ascrittigli.
 
In realtà, il sistema giudiziario indiano lascia molto a desiderare, basti pensare che dopo quasi tre anni non hanno ancora sciolto la riserva di quale tribunale fosse la competenza di giudizio.
E a nulla sono servite le monitorie internazionali che chiedevano di rispettare le convenzioni in materia.
Di certo il Governo Monti ha le sue responsabilità morali, dato che si è lasciato sfuggire l’occasione di risolvere il caso senza colpo ferire.
Resta il fatto che al momento gli unici a pagare sono i due servitori dello Stato che hanno agito nel nome e per conto del nostro Paese. E, qualsiasi sia la loro colpa, è al nostro paese che devono renderne conto.
Penosa in tutto questo l’impotenza dell’Italia.