Storie di donne, letteratura di genere/ 115 – Di Luciana Grillo

Valeria Valeri, «Mi pare di averci capito qualcosa» – L'autobiografia di una donna intelligente: nemmeno un accenno di presunzione

Titolo: Mi pare di averci capito qualcosa
Autrice: Valeri Valeria
 
Editore: Minerva Edizioni, 2015
Collana: Ritratti
 
Pagine: 144, brossura
Prezzo di copertina: € 10,00)
 
La leggera e sorridente autobiografia di Valeria Valeri ci accompagna attraverso il ’900 e ci fa conoscere dall’interno la storia e le vicende dello spettacolo italiano.
L’autrice, infatti, dopo i 90 anni, comincia a raccontare, in brevi capitoli, la sua avventura: da quando, bambina, viveva in un piccolo appartamento in via Frattina «al civico 27», nel cuore di Roma, con genitori e fratelli, fino al nuovo millennio, negli anni che la vedono ancora protagonista di pièces teatrali , ma anche di film di successo e sceneggiati (che non si chiamavano ancora fiction).
E nel raccontare i suoi amori, i rapporti con i fratelli, la sua dolcissima mamma nata povera e contadina, noi la vediamo crescere e maturare, al fianco dei grandi nomi del teatro, dai «Giovani» a Gino Cervi, da Gianrico Tedeschi a Enrico Maria Salerno, il suo grande amore da cui ha avuto la figlia Chiara.
 
Il tono della Valeri è sempre lieve, ricorda i suoi maestri e le amiche che l’hanno incoraggiata, sostenuta e anche ospitata quando, dopo una «fuga», non aveva potuto far ritorno a casa.
Descrive tournées e vita di tutti i giorni, racconta con orgoglio l’acquisto di una fattoria, elenca piante e fiori che rendevano allegra la sua permanenza in campagna, né dimentica le suore presso cui studiava e gli spettacoli di varietà che la incantavano quando, giovanissima, vi assisteva con suo padre.
Insomma, Valeria è rimasta una donna semplice, pur avendo avuto successi clamorosi. Con umiltà intelligente ha studiato per migliorare, riconoscendo agli altri meriti e capacità senza ombra di invidia.
 
Parla di Carla Fracci come di una «divina», del grande sarto Schubert come di una persona geniale e generosa, di Rita Pavone come di una figlia (in realtà aveva interpretato il ruolo della mamma nel “Giornalino di Gianburrasca”), di Giusva Fioravanti – diventato terrorista dopo essere stato un attore-bambino – con espressioni di comprensione ed umana pietà.
Sorridente, dunque, la Valeri, ma non «ochetta», anzi, sempre attenta a non dimenticare quei valori che la mamma, fin da bambina, le aveva inculcato con l’esempio e la semplicità.
Molto ricco l’album che accompagna l’autobiografia; foto di grandi attori e nemmeno un accenno di presunzione! Ecco dunque l’autobiografia di una donna intelligente.
 
Luciana Grillo
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