Storie di donne, letteratura di genere/ 313 – Di Luciana Grillo

Cristina Caboni, «La casa degli specchi» – A fine lettura si vorrebbe partire per Positano, alla ricerca della casa degli specchi…

Titolo: La casa degli specchi
Autrice: Cristina Caboni
 
Editore: Garzanti 2019
Collana: Narratori moderni
 
Pagine: 256, Rilegato
Prezzo di copertina: € 18,60
 
Per la terza volta, mi trovo a recensire un romanzo di Cristina Caboni (La rilegatrice delle cose perdute e La stanza della tessitrice) e per la terza volta incontro una scrittrice di razza, dalla prosa sempre curata e dal linguaggio semplice e coinvolgente, capace di costruire una storia complessa, verosimile e dettagliata.
L’ambiente in cui si svolge questa storia è una splendida villa che si affaccia sul mare blu di Positano, dove un nonno amorevole vive attendendo le visite di Milena, figlia di sua figlia Marina, scomparsa precocemente.
 
Milena vorrebbe fare l’attrice, ma si adatta a lavorare in una trattoria con due cari amici, dimostrando a suo padre e alla seconda moglie Teresa di saper essere autonoma.
La casa degli specchi è per Milena la sua infanzia, il ricordo della mamma, il mare che ama «una distesa blu… l’acqua le scorreva addosso facendole il solletico, sentiva il sale asciugarsi sulla pelle», ma soprattutto nonno Michele, grande artista che creava gioielli per chi amava e per le protagoniste dei film che negli anni ’50 del secolo scorso avevano reso Cinecittà una sorta di Hollywood sul Tevere.
 
È in questa villa sul mare che Milena scopre una stanza misteriosa che conserva, insieme a bellissimi abiti e a tante locandine di celebri film, il diario della nonna Eva che molti anni prima era tornata in America, lasciando Michele e la piccola Marina senza alcuna spiegazione.
Un cadavere, che improvvisamente sbuca nella proprietà di Michele, crea scompiglio, paure, supposizioni, pettegolezzi: Milena è lì, in quel piccolo paradiso, dove sente chiacchiere malevole, dove incontra più volte Federico Marra - il carabiniere che indaga - e dove vede sgretolarsi le sue certezze… anche il nonno la preoccupa, sembra precipitato in un baratro, spesso la chiama Eva, come sua moglie, amata e perduta. Milena deve ricoverarlo in clinica perché dà segni evidenti di malessere.
 
All’improvviso, in questo mondo confuso – mentre Caboni ci racconta sia di Eva che di Milena – appare Gabriel, prima in aeroporto, poi in treno, infine a Positano, e pian piano i nodi cominciano a sciogliersi.
Eva era un’attrice, Eva era stata una protagonista della dolce vita, per Eva il nonno aveva creato gioielli stupendi… ma Eva forse si era stancata della vita in paese, forse aveva nostalgia del suo mondo dorato, o forse un segreto terribile gravava sul suo animo e l’aveva costretta a fuggire.
 
Cristina Caboni, già abile tessitrice, diventa ora una cesellatrice di storie che si muovono in tempi e luoghi diversi, eppure abilmente collegate fra loro.
Il compleanno di Michele, la grande festa che ne celebra la vita e l’arte, gli amici affettuosi che lo festeggiano sono alla fine l’occasione giusta perché tutti i nodi si sciolgano ed ogni cosa, ogni persona, ogni ricordo ritornino al loro posto: ancora una volta l’autrice muove i suoi personaggi con consumata naturalezza, ce li fa conoscere e amare, ci coinvolge e fa in modo che, pagina dopo pagina, si arrivi all’ultima con la consapevolezza che il male può essere vinto e che «gli amori che restavano ai margini, a guardare, non (le) interessavano… entrambi erano pronti a combattere per ciò che amavano».

A fine lettura, vorrei partire per Positano, alla ricerca della casa degli specchi.

Luciana Grillo - [email protected]
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