Il Museo Storico Trentino si prepara per il 150° dell’Unità d’Italia

Ecco le proposte didattiche per le scuole: Opuscoli, Gallerie e Mart

È stata presentata, presso la sede della Direzione del Museo storico del Trentino, l'edizione 2010-2011 de «L'officina della storia», il catalogo di proposte didattiche della Fondazione.
È appena iniziato il nuovo anno scolastico dopo un'estate caratterizzata da polemiche e discussioni sull'insegnamento della storia, in particolare di quella locale.
Inevitabilmente, quest'anno l'attività di supporto didattico è rivolta al 150° anniversario dell'Unità d'Italia, sempre in chiave locale.

D'altronde, sono stati gli stessi professori a chiedere al Laboratorio di formazione storica della Fondazione Museo Storico un supporto tecnico, non tanto per avere una risposta alle discussioni (più politiche che scientifiche), quanto piuttosto l'aggiornamento di una proposta articolata e innovativa, che tenga conto dei bisogni del mondo della scuola e in generale della domanda di formazione storica presente sul territorio.

Rispondendo a tali istanze la Fondazione ha approntato una serie di iniziative, che si concretano nel nuovo opuscolo 2010-2011 di «L'Officina della storia» e in percorsi guidati nelle «Gallerie» a Trento e presso il «Mart» a Rovereto.

Quando avremo modo di conoscere i contenuti di queste iniziative, provvederemo a darne giusta rilevanza sul nostro giornale.


Nella foto, Cristina Pasolli (responsabile del Laboratorio di formazione storica), Giuseppe Ferrandi (direttore delkla Fondazione Museo Storico) e Luca Caracristi (collaboratore del Laboratorio).

Nel corso della presentazione è nato un utilissimo dibattito tra giornalisti e la direzione del Museo, in quanto non esiste una materia più volubile (e più paziente) della Storia.
«In Trentino - ha detto il direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino Giuseppe Ferrandi - il Risorgimento italiano viene vissuto sostanzialmente nella Prima guerra mondiale. In realtà, ha avuto una vita travagliata in Trentino come per il resto del Paese. Ricostruire questi aspetti sarà utilissimo per i nostri ragazzi, che impareranno a comprendere il '900 grazie alla ricostruzione dei fatti che sono accaduti nell'800.»

Da parte nostra, abbiamo messo in dubbio che i Trentini riconoscano la propria parte risorgimentale solo nella Grande Guerra, ma forse la nostra è una percezione sbagliata. Certamente la gente sa poco (o nulla) dei personaggi trentini i cui nomi sono dati alle principali strade dei centri cittadini.
Chi sono i fratelli Fontana? Chi era Pilade Bronzetti? Chi erano quei Ventuno che danno il nome alla via del castello del Buonconsiglio?
Ovviamente questo è un aspetto minore, ma significativo, della problematica di fondo.

Chi ci legge sa che il nostro giornale è sempre attendo alla storia del nostro Paese e della nostra regione, per cui siamo assolutamente favorevoli alle iniziative volte a far luce sul recente passato.
Perfino la nostra Autonomia non fa più parte di questa generazione e bisogna cominciare a studiarla. Anzi a scriverla.
Ma ci pare giusto partire dal nostro Risorgimento (e quindi dal Congresso di Vienna) per studiare non più solo gli eventi bellici come si usava un tempo, ma l'intero crescere culturale della popolazione dell'Ottocento.

A metà Ottocento, solo l'Italia e la Germania non erano ancora delle nazioni vere e proprie, per cui si sono affacciate in Europa in ritardo, giusto in tempo per vivere (ahimè, da protagonisti) la fine sanguinosa dei nazionalismi.
Ricostruire il sentire popolare della nostra gente, aldilà delle ideologie, dei miti e della storia ufficiale, sarà certamente utile per salvare quel Risorgimento che, so voglia o meno, è stato il padre dello Stato cui facciamo parte.