Sappiamo promuovere (bene) il nostro Trentino? – Di Maurizio Panizza
Lettera aperta all’Assessore Provinciale al Turismo, Michele Dallapiccola
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Caro Assessore Dallapiccola,
essendo amici da parecchio tempo, seguo anche in Facebook i tuoi interventi (scusa il tu, ma non siamo amici?) a favore di un'immagine del Trentino che sia la più completa e accattivante possibile.
Non può che essere così, visti i tempi di crisi che richiedono, per poterli governare, interventi incisivi a livello amministrativo, politico e anche personale nell'ottica di condividere una responsabilità comune a tutti i cittadini: quella di valorizzare al massimo la nostra realtà provinciale che dal turismo, in particolare, può raccogliere i frutti migliori.
Orbene, premesso questo - e vista la «campagna di comunicazione» appena presentata alla stampa (peraltro rivolta solo al territorio provinciale - vedi nostro servizio) - mi permetto di suggerirti una proposta che va nella direzione di valorizzare ulteriormente la reputazione e la stima verso il Trentino.
Come potrai leggere dal mio intervento apparso tempo fa sui giornali (e che riporto di seguito), già ho sentito il bisogno di segnalare pubblicamente una delle tante occasioni mancate per far conoscere in Italia e all'estero il marchio «Trentino».
Sinceramente non so se tale ragionamento faccia già parte di una progettazione di marketing pubblico verso l’esterno, probabilmente no.
Tuttavia quello che sostengo - perlomeno nei confronti delle realtà produttive che beneficiano in qualche modo di facilitazioni e/o contributi provinciali diretti o indiretti - è che dovrebbe esserci l'OBBLIGO di riportare a fianco dei propri nomi e loghi, pure il marchio (il brand come dicono gli esperti) del Trentino.
Questo per fare sì che situazioni come quella segnalata sui giornali dal sottoscritto a riguardo di Melinda, e successivamente ripresa pure da altri lettori, non abbiano più a ripetersi.
Come a dire, in altre parole, che a tutti i nostri prodotti di qualità - industriali, artigianali, enogastronomici, culturali e pure intellettuali - dovrebbe SEMPRE (e ripeto obbligatoriamente per chi beneficia di contributi pubblici) accompagnarsi un marchio di «denominazione territoriale» del Trentino, uguale per tutti, così da promuovere costantemente oltre i nostri confini la Provincia di Trento e i suoi prodotti, confermando così che essa è un territorio di eccellenza sotto molti punti di vista.
In tal senso iniziative sporadiche e isolate, come accade tuttora, vengono ad avere poco senso e incisività.
Infatti, se il momento contingente lo richiede (eccome se lo richiede!) non si può più lasciare al caso o alla sensibilità del singolo imprenditore un'operazione importante come quella di coniugare il nome di un prodotto di qualità con il territorio - altrettanto di qualità - della nostra Provincia.
Così che a nulla serve nemmeno promuovere un luogo geografico - ad esempio per «Melinda» la Val di Non - se il potenziale consumatore/fruitore/turista paradossalmente non viene messo nella condizione di sapere dove si trovi quel territorio.
Non mi dilungo oltre. Spero solo, con questo, di avere un po' contribuito a riportare nuova attenzione sull'attualissimo problema del «saper vendere bene» il nostro prodotto principale che è l'immagine, la bellezza delle nostre valli, dei monti e dei laghi abbinandolo alle capacità e all'inventiva della nostra gente nel saper produrre, costruire, offrire, ospitare.
«La val di Non? In valle D’Aosta!» Maurizio Panizza |