Storie di percorsi innovativi sorprendenti – Di Daniela Larentis
«Per un pugno di idee» di Massimiano Bucchi è un libro che intreccia storie di innovazione: noi aggiungiamo quella tutta trentina del giovane Riccardo Busetti
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C’è un interessantissimo libro che intreccia diverse storie di innovazione, è «Per un pugno di idee» di Massimiano Bucchi, edito da Bompiani. Grandi innovazioni che non possono essere ricondotte, talvolta, solo a intuizioni di singoli geni ma che, al contrario, nascono da svariati contributi. Sono storie di percorsi innovativi sorprendenti riconducibili a vari ambiti, dalla cultura alla tecnica, dal cinema allo sport, alla tavola, proposti in maniera accattivante, frutto di scelte non banali.
Noi ci siamo divertiti a ricordarne alcuni, aggiungendo l’esperienza di un giovane trentino, Riccardo Busetti, inventore di una app di successo, un nuovo browser per Android che si differenzia dalla concorrenza agguerrita per una interfaccia splendida e per la sua leggerezza.
Il libro, come viene ricordato nella prefazione, non è il solito e scontato catalogo di invenzioni e inventori a cui siamo abituati.
La scelta delle storie di innovazione raccontate rispondono essenzialmente a tre criteri, ossia mostrare che l’innovazione è un processo complesso e non lineare, evidenziare il fatto che «innovazione è qualcosa di più e di diverso da nuova tecnologia», considerare l’innovazione in senso ampio come momento di cambiamento concettuale, sociale e culturale. Ogni storia, (dell’audiocassetta, della caffettiera Moka, dell’invenzione del kalashnikov, del walkman, della bicicletta nella sua forma moderna, della carta di credito, del mouse, del sintetizzatore, perfino del visionario che immaginò in web cent’anni prima, sono moltissime, impossibile ricordarle tutte), contiene degli spunti di riflessione: esorta il lettore a mettere in dubbio le proprie convinzioni e le proprie certezze sull’argomento affrontato, coltivando «una visione di innovazione più ampia di quella abitualmente diffusa, più sensibile al contesto e in definitiva più umana».
La prima invenzione citata ci tocca da vicino e per questo vogliamo ricordarla, si tratta della tastiera del computer o semplicemente del tablet o smartphone: come mai – ognuno di noi se lo sarà chiesto più volte – le lettere sono disposte non in ordine alfabetico e, soprattutto, senza un’apparente logica?
Partendo in alto da sinistra, infatti, troviamo la lettera Q, poi la W, la E e via dicendo. Il motivo di questa strana disposizione risale al 1868 e lo si deve al direttore di un quotidiano locale di Milwaukee, il quale assemblando in ordine alfabetico i tasti di uno dei primi modelli di macchina da scrivere, si trovò a fare i conti con un problema che si riscontrava quando si batteva in fretta: l’accavallamento dei martelletti che imprimevano le lettere sulla carta.
Pensò bene, quindi, di disporre i tasti in modo tale da allontanare quelli usati con maggior frequenza.
Chiaro che con l’avvento di computer il problema cessò di esistere, tuttavia il modello della tastiera QUERTY (da notare che il nome deriva dalla sequenza delle prime sei lettere a sinistra in alto della tastiera) venne comunque assimilato e, come viene sottolineato, questa storia ci ricorda che «ogni innovazione è figlia della sua storia».
Tornando all’invenzione di Riccardo Busetti, la vita del giovane studente trentino cambiò a partire dal 2010, anno in cui Apple presentò il MacBook Air, un prodotto che avrebbe segnato una rivoluzione nel campo dei notebook ultra leggeri.
All’epoca era davvero molto giovane, i suoi genitori gli promisero che se avesse ottenuto dei buoni risultati scolastici glielo avrebbero comprato. Finita la V elementare optò, invece, per il fisso «iMac», un computer con il quale, dopo essersi esercitato a lungo, si lanciò alla scoperta di Youtube, inziando con dei semplici video fino alla realizzazione di tutorial. L’acquisto del suo primo smartphone, un Nexus 5, gli permise di imparare il funzionamento di Android, cimentandosi poi nel modding, una pratica che consiste nello «sbloccare» il proprio dispositivo, installandovi firmware custom e modificando il sistema.
Dopo anni di navigazione su Youtube, e dopo essersi imbattuto in un tutorial di programmazione Android, si mise a seguire in maniera costante i video, approfondendo l’argomento.
Il resto è storia recentissima: prima la realizzazione per la scuola da lui frequentata, l’Istituto Tecnico Tecnologico Michelangelo Buonarroti di Trento, di una app che permetteva un accesso rapido alle piattaforme e-learning, un progetto-prova che gli ha permesso di imparare la creazione di interfacce grafiche.
Poi, la creazione di una app complessa, la quale ha riscosso fin da subito un grandissimo successo, un nuovo browser per Android, la Colombo Browser (ricordiamo che a poca distanza dalla sua creazione è stata recensita da HDBlog, messa nelle top dei migliori browser e su AppHunt si è collocata nei primi posti come una delle migliori app di giugno 2016).
Abbiamo voluto ricordare questa storia, che segnerà con tutta probabilità l’inizio di un luminoso futuro percorso nell’ambito della programmazione di questo giovanissimo e talentuoso ragazzo, per ricordare a tutti quanto sia importante coltivare i propri sogni, quanto sia vitale dedicarsi con passione a ciò in cui si crede, assecondando le proprie intuizioni in un’ottica di collaborazione.
Riccardo Busetti sta infatti collaborando con vari ragazzi provenienti da tutto il mondo, ha avuto modo di collaborare con programmatori indiani, tedeschi, americani, inglesi.
Per lui programmare è «un’azione che consiste nella codifica di algoritmi in un vero e proprio linguaggio.
«Ma la programmazione – sottolinea con veemenza – è di più, un bravo programmatore è quella persona che riesce a rendere i problemi così astratti che l’utente finale non si accorge nemmeno del loro aspetto tecnico.»
Collabora, inoltre, con un talentuoso designer boliviano, Gabriel Zegarra, il quale ha curato la UI che lui ha successivamente programmato. In queste settimane sta fondando con il designer Gabriel SynthForm un team che si occuperà della programmazione di app Android con un’accattivante interfaccia.
Nella creazione dei suoi progetti ha, ovviamente, trovato delle difficoltà – come ci tiene a precisare - ma tutte superate senza grandi problemi, grazie alla grande dedizione e una smisurata passione per l’informatica.
Ora come ora è impegnato con la scuola e con AnyPark; si tratta di una app che permette all'utente di essere geolocalizzato e in pochi click condividere il proprio parcheggio con la community. Il ruolo di Riccardo Busetti è di programmatore android e sviluppatore dell’interfaccia grafica.
Nel team ci sono solo talenti compresi in una fascia d’età che va dai 16 ai 20 anni, si tratta di un’esperienza che gli offre l’opportunità di lavorare in team, imparando al contempo la programmazione avanzata, la cosiddetta programmazione multi-thread.
Un ragazzo che promette bene, tanto per dire che c’è anche chi, a dispetto della giovane età, ha il coraggio di seguire le proprie inclinazioni, fissando degli obiettivi da raggiungere e rincorrendo così con slancio e impegno i propri sogni.
Daniela Larentis – [email protected]