Storie di donne, letteratura di genere/ 174 – Di Luciana Grillo

Amélie Nothomb: «Riccardin dal ciuffo» – Un romanzo piacevole scritto da una straordinaria creatrice di storie

Titolo: Riccardin dal ciuffo
Autrice: Amélie Nothomb
 
Traduttrice: Isabella Mattazzi
Editore: Voland 2017
 
Pagine: 119, Brossura
Prezzo di copertina: € 15
 
La Nothomb è una straordinaria creatrice di storie: i suoi personaggi sono sempre veri, credibili, profondi, originali, talvolta enigmatici, ma comunque affascinanti.
È così anche in «Riccardin dal ciuffo», i cui protagonisti sono speciali, diversi dagli altri, eppure veri: Deodato nasce da genitori che non si aspettavano più di avere un figlio; la madre Enide aveva già quarantotto anni e aveva pensato di essere in menopausa… Il bimbo non somiglia né al papà, né alla mamma, è irrimediabilmente brutto, un piccolo mostro che, incredibilmente, sembra capire tutto, anche di aver deluso i genitori.
Perciò «si fece subito discreto. Non piangeva mai. Anche affamato, aspettava pazientemente il biberon che ciucciava con l’estasi golosa di un mistico… Enide faceva fatica a nascondere il disgusto che le ispirava il suo viso, (lui) imparò molto presto a sorridere. Lei gliene fu grata e lo amò».
 
Deodato, dunque, cresce, «abbandonato a sé stesso in quella culla che gli faceva da universo. Amava la solitudine…». Anche a scuola si sente osservato e rifiutato, ma con una incredibile capacità di osservazione e dimostrando una immensa e matura tolleranza, sa guardare oltre, sa comprendere i comportamenti dei suoi compagni, studia con risultati ottimi senza per questo sentirsi migliore degli altri e sviluppa una smisurata passione per gli uccelli: «I bambini della sua classe erano, come tutti gli altri, irrecuperabili. Non per questo però erano dei demoni. Non si meritavano alcun castigo. Occorreva semplicemente che lui imparasse a vivere come vivono gli uccelli, non con gli uomini, ma parallelamente a loro, a qualche metro da loro».
 
In un’altra casa, un’altra coppia ha una bambina, bellissima.
La mamma la affida alla nonna Malvarosa – una strana nonna, un po’ magica – e va a trovarla di tanto in tanto.
La bimba, Altea, cresce in un castello decadente, gioca in un bosco, e contempla il mondo che la circonda, quasi senza lasciarsi sfiorare dal male, dalle cattiverie di altri bambini.
«Una bella adolescente suscita ancora più odio di una bella bambina… I ragazzi dicevano che fosse sciocca e altezzosa, le ragazze si divertivano a ripeterlo.»
Per uno strano caso, Deodato – ornitologo di fama – e Altea – bellissima modella, volto-simbolo di una grande gioielleria – si incontrano e si amano, senza riserve.
«Trovarono la quadratura del cerchio: all’estasi ipnotica dell’inizio di un amore coincideva la calma certezza della sua eternità.»
 
E cosa c’entra Riccardin dal ciuffo?
La fiaba di Perrault viene spesso citata: letta da Altea per caso («I libri che ci sentiamo chiamati a leggere senza sapere perché sono un segno del destino…»), la induce a riflettere sui suoi insuccessi sentimentali («…devo incontrare un Riccardin dal ciuffo…») e a pensare che «Perrault prova tenerezza per la bella così come per Riccardino. Vuole liberare entrambi da una maledizione assurda per donare loro l’assurda felicità dell’amore che ognuno di noi si merita».
Poi è proprio Deodato a chiedere ad Altea se abbia letto questa fiaba, e la Nothomb, con la consapevolezza che nasce dalla sua ricca esperienza di scrittrice, conclude sottolineando la stima di cui godono le fiabe all’interno della letteratura e il fatto che ogni fiaba, «pur facendo mostra di rivolgersi ai bambini parla anche e forse soprattutto agli adulti».
 
Questo romanzo, come le fiabe, ha un lieto fine: «Il tempo passò senza riuscire a intaccare l’assoluto del loro sentimento. Non si sposarono. Lei non ebbe mai per lui la voce annoiata di una moglie e lui le risparmiò i discorsi un po’ gretti di un marito».
E vissero felici e contenti…
E la Nothomb sembra volerci dire che anche per gli uomini adulti le fiabe possono diventare una realtà.
 
Luciana Grillo
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