È brutto sentire l’Inno di Mameli se non si è italiani/ 2
Come per gli europei di calcio, gli americani ritengono sospetta la vittoria di Jacobs ai 100 metri: «Miglioramenti improvvisi» – «Vittoria shock» – «Atleta sconosciuto»
Insomma, è sempre difficile saper perdere per chi non perde mai.
Avevamo visto a Wembley i giocatori inglesi rifiutare la medaglia d’argento, sfilata dal collo perché non era d’oro.
Adesso si sono messi anche gli americani, solitamente abituati a vincere i 100 metri piani.
Ai cronisti americani e inglesi non va giù che un italiano abbia vinto la finale dei 100 metri, la corsa regina delle Olimpiadi.
Per il Washington Post, il risultato è addirittura scioccante», ottenuto da un atleta «sconosciuto».
Il Boston Globe intitola il pezzo «Dal nulla al trono di Bold».
Sempre il Post ritiene «sospetti» quei miglioramenti così «improvvisi e immensi».
D’altronde, l’ipotesi di doping è un fardello che i primatisti dei 100 metri devono portare con sé per almeno 5 anni.
Anche dei vincitori precedenti il pubblico sapeva poco finché non hanno vinto. E forse la gente ignora che l’americano Christian Coleman è fermato fino al maggio 2022 per aver mancato tre controlli antidoping in un anno.
Ancora, Kerley non ha potuto scendere in campo per motivi di covid.
Infine, siamo certi che se ci fosse stato qualcosa di irregolare, il nostro Marcell Jacobs sarebbe stato messo in croce.
Insomma, è difficile vincere, ma ancora di più lo è saper perdere.
Resta quindi più che mai vivo il concetto «È brutto sentire l’Inno di Mameli per chi non è italiano».