«Gli incontri del giovedì»: 20 aprile 2017 – Di Daniela Larentis
Con il Presidente dell’Accademia Roveretana degli Agiati Fabrizio Rasera l’ultimo incontro con il tema della guerra in tempo di pace
Fabrizio Rasera, Mario Isnenghi e Quinto Antonelli alla presentazione di un libro di Isnenghi.
Il ciclo di serate predisposte dall’Associazione Castelli del Trentino denominato «Gli incontri del giovedì», organizzato dal presidente Bruno Kaisermann e dal vicepresidente, il giornalista, storico e critico d’arte Pietro Marsilli, prosegue con un ultimo e importante appuntamento fissato per giovedì 20 aprile 2017.
Durante l’incontro, che si terrà come sempre alle 20.30 presso la Sala Civica di Mezzolombardo, Corso del Popolo 17, Fabrizio Rasera, storico e presidente dell’Accademia Roveretana degli Agiati, parlerà di guerra in tempo di pace.
Fabrizio Rasera è stato uno dei fondatori e redattori della rivista di studi storici «Materiali di lavoro» (1978-1993), un’impresa autogestita da un gruppo di insegnanti fattisi storici, vissuta come impegno militante e costruzione collettiva.
In «Materiali di lavoro» ha pubblicato numerosissimi studi, rassegne e recensioni, ne ricordiamo solo un paio, a titolo di esempio: «Dopoguerra e primo fascismo in Trentino nella storiografia locale, prima serie, 1978» e «Gino Sottochiesa, scrittore roveretano, cattolico, fascista, antisemita. Appunti per un’indagine, 1988», n. 1/4, pp. 191-211.
Il saggio fa parte del fascicolo monografico Juden. Ebrei e antisemitismo in Tirolo e in Trentino, a cura di G. Pallaver e F. Rasera.
Nello sviluppo di uno dei filoni più interessanti indagati in «Materiali di lavoro», ha lavorato con particolare intensità sul rapporto tra memoria e storia delle guerre del Novecento.
Tra le pubblicazioni di cui è autore, coautore o collaboratore riteniamo particolarmente interessante citare le seguenti.
* La scrittura popolare della guerra. Diari di combattenti trentini, con G. Fait, D. Leoni, C. Zadra, pubblicato in La Grande Guerra. Esperienza memoria immagini, il Mulino, Bologna 1986, pp. 105-135.
* Patrie lontane. La coscienza nazionale negli scritti dei soldati trentini (1914-18), con C. Zadra, pubblicato una prima volta nella rivista fiorentina di storia contemporanea «Passato e presente», n. 14-15, maggio dicembre 1987, pp. 37-73, e una seconda volta, con qualche ritocco, nel volume Sui campi di Galizia (1914-1917).
Gli italiani d’Austria e il fronte orientale: uomini popoli culture nella guerra europea, a cura di G. Fait, Materiali di lavoro-Museo Storico Italiano della Guerra, Rovereto 1997, pp. 317-358.
* Storia di un fucilato, scritto con G. Fait e pubblicato in «Annali» del Museo Storico Italiano della Guerra, 1990, n. 0, pp. 53-66, nonché in 1914-1918 Scampare la guerra.
Renitenza, autolesionismo, comportamenti individuali e collettivi di fuga e la giustizia militare nella Grande Guerra, a cura di L. Fabi, Centro Culturale Pubblico Polivalente, Ronchi dei Legionari (Gorizia) 1994, pp. 89-97.
* Rovereto 1940-45. Frammenti di un’autobiografia della città, Osiride- Materiali di Lavoro 1993, a cura di D. Leoni e F. Rasera, nel contesto di un’esperienza partecipata e collettiva, quella del Laboratorio di storia di Rovereto: sono di Rasera in particolare due dei saggi del volume, Storie di soldati.
Un itinerario attraverso gli scritti e le memorie dei combattenti, pp. 273-335, e La porta chiusa. La persecuzione dei prigionieri politici nel carcere di Rovereto, pp. 366-382, riedito in forma aggiornata col titolo Aspetti della Resistenza a Rovereto e in Vallagarina, in Ribelli di confine, a cura di G. Ferrandi e W. Giuliano, Museo Storico in Trento, Trento 2003, pp. 222-257.
* La città mondo. Rovereto 1914-1918, Museo Storico Italiano della Guerra- Osiride, Rovereto 1998: è un altro volume nato dal Laboratorio di Storia di Rovereto, che intreccia fotografia storica, memoria, storiografia. Coordinatori della ricerca Q. Antonelli, D. Leoni, F. Rasera.
* Commemorazioni di un eccidio di partigiani, che insieme ad uno scritto di Diego Leoni compone il saggio L’indistruttibile memoria della distruzione. Riflessione a due voci su Malga Zonta, in C. v. Hartungen, H. Heiss, G. Pallaver, C. Romeo, M. Verdorfer (Hrsg.), Demokratie und Erinnerung. Südtirol - Österreich - Italien. Festschrift für Leopold Steurer zum 60. Geburtstag, StudienVerlag, Innsbruck 2006, pp. 203-226.
* Rovereto 1943-1945: percorsi tra autobiografia e storia, in La Zona d’operazione delle Prealpi nella seconda guerra mondiale, a cura di A. Di Michele e R. Taiani, Fondazione Museo Storico del Trentino, Trento 2009, pp. 321-330.
Ha inoltre contribuito a fondare l’Archivio trentino della scrittura popolare (ora presso la Fondazione Museo Storico del Trentino).
Sui temi e sui testi della scrittura popolare ha pubblicato due rassegne critiche:
* Una ricerca sull’autobiografia popolare di guerra. Per un primo bilancio, in «Bollettino del Museo trentino del Risorgimento», 1988, n. 3, pp. 35-47.
* Storia e storie. Un inventario di studi e testi in area trentina (1980-1993), in Tra storia e memoria. Fonti orali e scritti popolari autobiografici: un repertorio bibliografico trentino (1971-1993), a cura di Q. Antonelli, Didascalibri, Trento 1993, pp. 11-31.
Ha poi curato l’edizione di numerosi diari e memorie di guerra e di prigionia. In particolare:
* Soldati, a cura di G. Fait, D. Leoni, F. Rasera, C. Zadra, La Grafica, Mori 1987, raccolta di diari di combattenti trentini nella Grande Guerra. Nel volume, Rasera ha curato l’edizione e lo studio dei diari di Luigi Daldosso e Massimiliano Sega;
* A. Rossaro, Diario 1943-45. Il tempo delle bombe, a cura di M.B. Marzani e F. Rasera, Museo Storico Italiano della Guerra-Biblioteca Civica, Rovereto 1993;
* M. Ceola, Dalle trincee alle nubi 1915-1918, Nota introduttiva di F. Rasera, Museo Storico Italiano della Guerra, Memorie 6, Rovereto 1997;
* C. Busolli, C. Calzà, A. Cortiana, F. Manfredi, I campi dei soldati. Diari e lettere di internati militari 1943-1945, a cura di F. Rasera, Museo Storico Italiano della Guerra, Memorie 8, Rovereto 2003.
* G. Raffaelli, Taccuini di prigionia (1943-1945), a cura di F. Rasera, Museo Storico Italiano della Guerra, Memorie 11, Rovereto 2008.
Dalla metà degli anni ’80 al 2010 è stato collaboratore del Museo della Guerra di Rovereto, in particolare curando la redazione degli Annali e della collana Memorie. E’ stato (ed è tuttora) collaboratore del Museo del Risorgimento di Trento, poi Museo storico in Trento, poi Museo storico del Trentino. Nelle edizioni del Museo fra le diverse pubblicazioni ricordiamo:
* Gatterer e Battisti, in «Archivio trentino di storia contemporanea», 1991, n. 3, pp. 5-13.
Socio dell’Accademia Roveretana degli Agiati dal 1988, è stato eletto membro del Consiglio dell’ istituzione nel 2006, nel 2010 e nel 2014.
Nel luglio 2010 è stato nominato Presidente, carica che ha ricoperto nel mandato concluso nel 2014.
Nel luglio 2014 è stato nominato per un nuovo mandato quadriennale.
È inoltre socio della Società di Studi trentini di Scienze Storiche.
Ha lavorato molto sulla storia delle istituzioni culturali e formative della sua città. Tra i suoi numerosi scritti in proposito ne ricordiamo uno, «Le età del Museo. Storia uomini collezioni del Museo Civico di Rovereto, a cura di F. Rasera, Osiride, Rovereto 2004». All’interno di questo volume ha scritto in particolare Scienza, patria, città, pp. 13-115.
Fra le ultime pubblicazioni ricordiamo:
* Angelo Bettini: documenti sulla vita e sulla morte, Osiride, Rovereto 2004, seconda edizione riveduta e accresciuta 2010.
* Dal regime provvisorio al regime fascista (1919-1937), in Storia del Trentino. Vol. VI. L’età contemporanea. Il Novecento, a cura di A. Leonardi, P. Pombeni, Istituto Trentino di Cultura- il Mulino, Trento 2005, pp. 75-130.
* Immagini di un martirio. Sguardi, volti, interpretazioni, in Come si porta un uomo alla morte. La fotografia della cattura e dell’esecuzione di Cesare Battisti, a cura di D. Leoni, Museo storico in Trento, Trento 2008, pp. 239-262
* Cesare Battisti. «Ora o mai», in Gli Italiani in guerra. Conflitti, identità, memorie dal Risorgimento ai nostri giorni. Direzione scientifica di Mario Isnenghi, Volume III - Tomo 1, La Grande Guerra: dall’Intervento alla «vittoria mutilata », a cura di M. Isnenghi e D. Ceschin, UTET, Torino 2008, pp. 366-374.
* Battisti a Fiume, in Volontari italiani nella Grande Guerra, a cura di F. Rasera e C. Zadra, Museo Storico Italiano della Guerra, Rovereto 2008 (ma 2009), pp. 277-292.
* Primo dopoguerra e governo militare in Trentino, in Italia Contemporanea, 256-257, settembre-dicembre 2009 (stampa maggio 2010), all’interno del numero monografico dedicato a Occupazioni e presenze militari italiane nel primo dopoguerra a cura di Raoul Pupo, pp. 407-418.
* Descrivere la devastazione. Premessa a un’antologia, in Paesaggi di guerra, a cura di F. Rasera, M. Grazioli, A. Pisetti, C. Zadra, Museo Storico Italiano della Guerra, Rovereto 2010, pp. 35-43.
* Il palazzo monumento. Simboli e riti nazionali nella Rovereto del primo Novecento, in Palazzo del Bene a Rovereto. Da residenza patrizia a sede bancaria, a cura di Stefano Lodi, Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, Trento 2013, pp. 215-236.
* Politica dei monumenti in Trentino. Dal centenario dantesco alla Grande Guerra, in «Studi Trentini. Storia», a. 92 (2013) n. 2, pp. 323-356.
* Marco 1850-1945. Documenti per la storia del paese, Osiride, Rovereto 2015.
* Fabio Filzi. Note per una biografia, in Tempi della storia, tempi dell’arte. Cesare Battisti tra Vienna e Roma, a cura di Laura Dal Prà, Provincia autonoma di Trento. Castello del Buonconsiglio. Monumenti e collezioni provinciali, 2016, pp. 321-326.
È inoltre tra i fondatori del periodico «Questotrentino» (1980), ha fatto parte a lungo della redazione.
Negli anni recenti vi ha pubblicato articoli quasi esclusivamente su temi storici e culturali, in particolare come curatore della rubrica «Promemoria» (2006-2011).
Abbiamo avuto il privilegio di porgergli alcune domande
Sono quasi passati cento anni dalla fine del primo conflitto mondiale, potrebbe fare un bilancio del centenario della Grande guerra, citando alcune pubblicazioni significative e mettendone in luce i punti di forza?
«È impossibile fare ora una valutazione complessiva di questo anniversario lungo come la guerra che intende ricordare. L’unica cosa alla mia portata è una prima rilevazione di come stanno andando finora le iniziative di studio e le pubblicazioni in Trentino.
«Si tratta peraltro di un osservatorio privilegiato, non solo perché la Grande guerra ha segnato la storia del Trentino in modo particolarmente profondo e totale, ma anche perché c’è qui una tradizione di studi recente ma originale e vitale.
«Si poteva temerne l’esaurimento e invece stiamo assistendo a una nuova stagione, ricca di risultati di importanza assoluta. Penso in particolare ad alcune tematiche: la memoria autobiografica dei soldati; l’esperienza dei profughi; le comunità locali; la guerra in montagna. Storia intima della Grande guerra di Quinto Antonelli, uscito presso Donzelli nel 2014, ha ripresentato testi, metodi di lettura, questioni non nuovi (è dalla metà degli anni ’80 che la scrittura popolare della guerra è al centro di indagini e riflessioni, anche su impulso delle ricerche condotte in area trentina) ma esposti in un quadro di sintesi matura e accessibile a un largo pubblico nazionale e internazionale: è stato presentato e tradotto negli Stati Uniti, a conferma del carattere non localistico del recupero dei quadernetti dei nostri soldati contadini e montanari.
«Anche una generazione nuova di studiosi si è accostata a questo tipo di testi, talvolta con un’ottica molto diversa da quella degli ‘scopritori’ della generazione di Antonelli (e anche mia), preoccupata di restituire integri i singoli testi e i singoli autori, mentre i loro nuovi lettori prediligono categorie interpretative fortemente generalizzanti.
«Potrebbe derivarne una bella discussione, se si riuscisse a riprendere la strada di un confronto attualmente assente. Rifioriscono, in questa fase, le edizioni di diari e memorie di combattenti, spesso stimolanti e suggestive, quasi sempre ben fatte: ma anche qui mancano occasioni di confronto, di comparazione, di sintesi, che andrebbero secondo me costruite.
«La tematica dei profughi, a distanza di un secolo, emerge come uno dei volti di più stringente attualità di quel conflitto. Un bel convegno roveretano nel 2015 ne aveva tracciato un quadro europeo attraverso le voci di relatori pressoché ignoti nel nostro paese. Non se ne faranno gli atti, credo, ed è una grande occasione male sfruttata.
«Sull’esperienza trentina e adriatica ci sono i due robusti volumi del Laboratorio di Storia di Rovereto, Gli spostati. Costruito con fotografie e testi autobiografici il primo, frutto delle lunghe ricerche d’archivio del goriziano Paolo Malni il secondo: ma va tenuto conto anche della bellissima mostra allestita prima a Rovereto, ora alle Gallerie a Trento.
«Anche in questo caso registriamo una dialettica critica tendenzialmente produttiva con studiosi di una nuova generazione e molte iniziative locali, nate dal contatto diretto con i luoghi di quel doloroso ma infine breve esodo: il confronto con le tragedie del presente ne dimensiona fortemente l’impatto ma non ne sminuisce il significato e l’interesse per la storia.
«Risultato alto (e perfino arduo) di un lungo percorso di ricerca e di scrittura è La guerra verticale. Uomini, animali e macchine sul fronte di montagna di Diego Leoni, uscito nel 2015 presso Einaudi, uno dei libri di maggiore spessore usciti in questo ciclo. Non lo banalizzerò qui in due battute, se non per segnalare che lo scontro tra uomo e natura assume in queste pagine una nuova centralità nell’interpretazione del conflitto.»
Con Mirko Saltori sta curando per la Fondazione Museo Storico del Trentino l’edizione degli scritti e delle lettere di Cesare Battisti. Può darci qualche anticipazione a riguardo?
«Il lavoro è in corso da qualche anno e solo ora ci stiamo avvicinando al completamento della ricerca per la prima fase, quella della giovinezza e dell’attività culturale e politica che precedono la fondazione del quotidiano «Il Popolo» (aprile 1900).
«La ricchezza di esperienze di quel breve tratto di vita (Battisti aveva allora venticinque anni) troverà nel primo volume una ricca testimonianza.
«Non ne uscirà rivoluzionata, probabilmente, l’interpretazione, ma lo spessore della sua figura potrà essere indagato ulteriormente alla luce di una documentazione molto vasta e in buona parte inedita.»
A quali altri progetti sta lavorando?
«Il più impegnativo nell’immediato è un saggio biografico appunto su Battisti.
«Nel prossimo anno vorrei riprendere una vasta ricerca su monumenti e lapidi ‘generati’ dalla Grande guerra che ho in corso da tanto tempo e che mi sembra di dover concludere, anche per non disperdere tanto materiale e tante riflessioni accumulate.»
Lei ha indagato in maniera approfondita il rapporto fra memoria e storia delle guerre del Novecento, nell’ambito di uno dei filoni più interessanti sviluppati in «Materiali di lavoro».
Le chiediamo di dare qualche informazione sul volume intitolato «Rovereto 1940-45. Frammenti di un’autobiografia della città, Osiride- Materiali di Lavoro 1993» da lei curato con D. Leoni, e in particolare dei due saggi di cui lei è autore «Storie di soldati. Un itinerario attraverso gli scritti e le memorie dei combattenti» e «La porta chiusa. La persecuzione dei prigionieri politici nel carcere di Rovereto», rieditato in forma aggiornata nel 2003.
«Tutta quella ricerca aveva le caratteristiche di un lavoro collettivo, che non coinvolgeva solo gli storici di professione (nel senso delle competenze, perché né Leoni né io avremmo mai potuto campare sul fare storia) ma un gruppo di persone con motivazioni e competenze varie, una parte delle quali aveva avuto esperienza diretta di quella guerra.
«Mentre conducevamo quel percorso, che intrecciava testimonianze orali e scritte con le fotografie e con una vastissima documentazione tratta dagli archivi locali, si svolgevano i nuovi conflitti di quella fase, quelli che hanno dilaniato la Yugoslavia e portato il Golfo al centro della nostra esperienza più interiore e immaginaria che visiva.
«Quanto stavamo facendo ne fu molto segnato, altro che storia asettica o ripiegamento sul locale: quel lavoro era anche il nostro modo di vivere in prima persona un presente inaspettato e inquietante.»
Il titolo della conferenza di giovedì 20 aprile è «Parlare di guerra in tempo di pace». A proposito della tanto agognata pace, c’è una pubblicazione di Norberto Bobbio che raccoglie la sua riflessione sulla pace e sulla guerra, intitolata «Il terzo assente» (questo termine starebbe a indicare una figura che non abbia un interesse specifico nella controversie e che sia al di sopra delle parti, un «terzo» inteso come istituzione forte e sovranazionale).
Sarebbe l’assenza di questa figura che renderebbe i conflitti internazionali non risolvibili mediante il diritto e che li riporterebbe alla legge del più forte.
Lei si sente in sintonia con questa visione, crede in sostanza, dal suo punto di vista di storico, che la costruzione di un ordinamento sovra-nazionale cosmopolitico potrebbe portare in un futuro al superamento della guerra e alla creazione della pace?
«I nostri modelli democratici di fronte alle scelte che riguardano la guerra risultano fragili e impotenti, o solo funzionali ai presunti interessi del più forte. Sì, abbiamo una straordinaria (disperata?) necessità di quel terzo assente, oggi più di prima, verrebbe da dire più che mai.»
Daniela Larentis [email protected]