La Giunta provinciale Fugatti bis è nata con qualche problema
Il commissario regionale di FdL Alessandro Urzì, insoddisfatto delle nomine, chiede a Gerosa e Cia di dimettersi dalla Giunta e di sostenerla dall’esterno
Se le cose vanno come sembra, si tratta della Giunta più breve della storia della Provincia autonoma di Trento, ma forse di tutto il mondo democratico.
Alle ore 11 il presidente Fugatti ha presentato in conferenza stampa i componenti della giunta (vedi nostro servizio), ma già alle 14 giungeva la notizia che il commissario regionale di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì ha ritenuto opportuno annunciare il ritiro degli assessori dalla Giunta.
Insoddisfatto delle deleghe affidate a Cia e a Gerosa, ha annunciato che «Fratelli d’Italia ritiene di poter dare il proprio contributo al bene del Trentino anche senza farne parte».
Nelle prossime ore vedremo cosa faranno Claudio Cia e Francesca Gerosa. E in tutti i casi non si tratta di dimissioni, ma di non accettazione degli incarichi.
Cosa è successo? Come si sa, il presidente della provincia autonoma di Trento deve formare la Giunta entro 10 giorni dalla sua proclamazione.
Tale termine scadeva ieri, venerdì 17 novembre, e Fugatti aveva chiesto un ultimo incontro con Alessandro Urzì. Il quale però gli avrebbe risposto che non poteva perché doveva presentare un suo libro, ma aveva assicurato Fugatti che gli avrebbe mandato una nota.
Nella nota ricevuta, Fugatti leggeva: «Vogliamo due assessorati e la vice presidenza.»
In effetti si tratta di un comportamento che può essere avvertito come tracotante, vista l’importanza della trattativa. E Fugatti non l’ha presa bene e ha proceduto come voleva: due assessorati e basta.
Negli accordi di coalizione, Gerosa aveva ottenuto la promessa della vicepresidenza, ma non il numero degli assessorati.
In effetti, anche Fugatti poteva dimostrare un po’ di pazienza e aspettare lunedì per tenere un nuovo incontro definitivo.
I dieci giorni di tempo, infatti, non sono un termine «perentorio» ma «ordinatorio». Se fosse perentorio sarebbe sanzionato, ma dato che è ordinatorio non sarebbe successo nulla.
È più probabile dunque che Fugatti si sia stufato di trattare e abbia fatto quello che la legge gli permetteva di fare. Con il risultato che il coordinatore Urzì ha annunciato la rinuncia dei due consiglieri FdL, assicurando però che il partito avrebbe comunque sostenuto la giunta di centrodestra anche dall’esterno.
Adesso cosa può succedere?
Anzitutto Fugatti può ripensarci, cosa che riteniamo improbabile.
Poi, i due consiglieri possono accettare comunque gli incarichi, cosa che riteniamo improbabile.
Se andasse tutto male, si verifica questa situazione: in Consiglio Fugatti avrebbe non più 21 consiglieri nella maggioranza, ma 16 più cinque fuori controllo.
La Giunta continuerebbe a funzionare, ma il Consiglio provinciale potrebbe registrare qualche frizione, basti pensare che in un anno il Consiglio approva un centinaio di provvedimenti. FdL potrebbe negoziare qualcosa di volta in volta.
Una cosa però è certa: il Consiglio non può sfiduciare il Presidente, mentre il Presidente può sciogliere il Consiglio. E in questo momento nessun consigliere (neanche quelli dell’opposizione) accetterebbe l’idea di rifare nuovamente una campagna elettorale.
Ma si tratterebbe di un inghippo che la Provincia di Trento non ha mai avuto e, francamente, anche noi ci auguriamo che le cose prendano la via del buonsenso. Magari evitando che un politico non trentino prenda decisioni di questa portata, in barba all'autonomia trentina.
Staremo a vedere cosa prevarrà: se il muro contro muro o un accordo con entrambe le parti che rinunciano a qualcosa.
Non dimentichiamo che ci sono altre cariche importanti in ballo, a partire dalla Presidenza del Consiglio.
GdM