Solo «pensieri e Parole» per i due Marò prigionieri in India
A parte De Mistura, solo battute e nessuna idea per la testa per riportarli a casa
La vicenda dei due marò trattenuti in India perché sospettati di aver ucciso per errore due pescatori scambiandoli per pirati, non meraviglia nessuno di noi.
È sempre stato così ogni volta che uno stato del Mondo Occidentale si è scontrato giuridicamente con un Paese del Terzo Mondo.
Sono diverse la fonti che hanno ispirato il diritto e tanto basta.
Per un occidentale, un militare che opera in nome e per conto dello Stato risponde solo allo Stato cui appartiene. Se ci sono proteste da avanzare o istanze da far valere, vanno presentate al Governo di quel Paese.
Nel caso dei due marò, sono troppe le cose che urtano il senso della giustizia.
Anche dimenticando il trucco levantino di far entrare in porto la nave in questione, anche facendo finta di non accorgersi che una perizia balistica doveva avvenire in giornata e non entro l’annata, anche volendo dimenticare che gli organi giudiziari locali non sembrano in grado di assumere decisioni, resta inaccettabile l’aspetto istituzionale della questione.
Il governatore della regione ha avuto il coraggio di dire che i marò «devono essere processati in India», perché in Italia la Giustizia non è affidabile…
È il classico ossimoro che i paesi emergenti esprimono con estrema frequenza: da quando in qua il potere politico può dire ai magistrati cosa devono fare?
Che sia affidabile o meno la nostra giustizia è ininfluente. Noi ci crediamo, ma potremmo essere di parte.
Certamente però in Europa e in Usa nessun governatore avrebbe mai pronunciato la sentenza «devono essere processati in India».
E, va da sé, nessun magistrato si sarebbe fatto influenzare da chicchessia. Berlusconi è l’esempio più evidente di ogni altra prova.
In India, davvero si potrebbe pensare a una sentenza a favore della legittima giurisdizione dei nostri marò dopo tali esternazioni della stampa e della politica?
Ma anche qui in Italia qualcuno ci ha sorpreso.
Stamattina nel corso del programma di Rai Radio 2 «Caterpillar I am» la comica di turno ha pronunciato la battuta «l’India non si fida della magistratura italiana, dopo aver letto la sentenza Dell’Utri».
La satira, si sa, non può essere né diffamatoria né servile: deve solo piacere o non piacere. Beh, a noi non è piaciuta. Non fa ridere noi, né tanto meno i nostri marò.
Nel pomeriggio, il Presidente della Repubblica, in visita in Giordania, ha commentato così la questione dei marò: «se qualcun altro, oltre a mettere qualche striscione, ha delle idee, aspettiamo di conoscerle...».
Adesso la battuta la facciamo noi, tanto la satira deve solo piacere o non piacere: «Con quello che ci costa la politica, dovrebbero essere i cittadini a trovare le soluzioni giuste…?»