Storie di donne, letteratura di genere/ 168 – Di Luciana Grillo
George Sand, «Un inverno a Maiorca» – È la cronistoria della disfatta totale, geografica e sentimentale, che porta l' autrice (è una donna) a schierarsi con i sedentari
Titolo: Un inverno a Maiorca
Autrice: George Sand
Traduzione: Sara Grosoli
Editore: L'Iguana 2017
Pagine: 196, Brossura
Prezzo di copertina: € 14
Una giovane casa editrice – L’Iguana – fatta di donne che leggono, scrivono, scelgono e pubblicano scritti di donne, rivolgendosi a lettori e lettrici, propone un originale testo di George Sand (N.B.: scrittrice che firmava con nome maschile!), per la prima volta tradotto in italiano, sempre da una donna, in cui si parla del viaggiare e dell’esperienza che l’autrice ha vissuto a Maiorca con i due figli e l’amante pro-tempore Frederick Chopin.
George Sand premette che si viaggia più per partire o fuggire da un qualche dolore che per sete di conoscenza. Infatti ammette che «i miei viaggi più belli… li ho fatti accanto al mio focolare… Se uno è felice si illude di aggiungere qualcosa alla sua felicità viaggiando… Quanto a me, io mi misi in cammino per soddisfare un bisogno di riposo…».
E sceglie Maiorca, dove «la civilizzazione ha cominciato a penetrare, a partire dall’esportazione del maiale».
Le pagine che l’autrice dedica ai maiali sono esilaranti: le bestie vengono curate con più attenzione degli uomini, e come compagni di viaggio sono a dir poco «ingombranti».
Anche le pagine in cui descrive la perdita rovinosa di un’antica carta nautica acquistata da Amerigo Vespucci sono divertenti: «La pergamena, abituata a stare arrotolata, e spinta forse in quel momento da uno spirito maligno, fece uno sforzo, uno scricchiolio, un salto, e tornò su se stessa trascinando il calamaio, che sparì nel rotolo saltellante e libero da ogni costrizione. Ci fu un grido generale; il cappellano si fece più pallido della pergamena».
Poi, la Sand racconta le difficoltà per trovare casa in tempi normali («Bisogna essere francesi, ovvero stravaganti e forsennati, per volere che una cosa sia fatta subito»), l’«assenza di vita intellettuale (che) fa dell’abitazione qualcosa di morto e vuoto che non ha analoghi da noi», le intemperie: «Non si capisce perché i maiorchini prendano così poche precauzioni contro questi flagelli di vento e di pioggia»…
Eppure, nonostante tanti disagi, George Sand riconosce che «nulla è più bello di questi terreni trascurati che producono tutto ciò che vogliono… la Svizzera e il Tirolo non hanno avuto per me questo aspetto di creazione libera e primitiva che mi ha tanto incantato a Maiorca… Non ho visto nulla di più ameno e, allo stesso tempo, di più malinconico di queste vedute dove la quercia verde, il carrubo, il pino, l’olivo, il pioppo e il cipresso combinano le loro variegate sfumature in culle profonde…».
E’ sulla gente maiorchina che l’autrice esprime giudizi complessi, che trovano spiegazione nei grandi eventi storici che hanno segnato anche questa piccola isola mediterranea. E sostiene: «Mi sembra che ci sia nella storia generale della vita umana una grande linea da seguire, che sia la stessa per tutti i popoli e che a lei si ricolleghino tutti i fili della loro storia individuale…».
Dunque, un popolo sottomesso e vessato, a un certo punto sentì «parole di affrancamento e di emancipazione. Comprese l’errore dei propri antenati, si vergognò della propria degradazione, si indignò per la propria miseria e, malgrado l’idolatria che conservava ancora per le immagini e le reliquie, infranse questi simulacri, e credette più energicamente nel proprio diritto che nel proprio culto.»
E distrusse conventi, chiese e chiostri. E guardò con diffidenza gli stranieri. E preferì allevare ed esportare maiali.
Per George Sand il periodo maiorchino fu difficile e aspro come l’isola, fu una «galera traumatica per tutti», eppure proprio su quell’isola Chopin, che «continuava a sentirsi in una grande bara… compose le più belle di quelle brevi composizioni che modestamente egli chiamava preludi, e sono dei capolavori».
Tutto il male, allora, non viene per nuocere: se non ci fosse stata la permanenza a Maiorca, noi non avremmo mai potuto ascoltare alcuni «struggenti preludi di Chopin»…!
Luciana Grillo – [email protected]
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