Novità sui nostri marò illegalmente trattenuti in India

Bocciato il ricorso sulla giurisdizione, concessa libertà su cauzione (€ 150.000 a testa)

Una notizia bella e una brutta sui due nostri marò detenuti illegalmente in India perché sospettati di aver ucciso dei pescatori indiani scambiati per pirati.
Cominciando - come da prassi consolidata - da quella brutta, ieri l'Alta Corte dello Stato del Kerala ha respinto il ricorso del governo italiano sulla questione fondamentale della giurisdizione.
Secondo il diritto internazionale, la giurisdizione spetta al Paese di appartenenza dei militari (in questo caso l’Italia) in quanto il fatto è accaduto in acque internazionali e quindi il reato in ipotesi è accaduto sul territorio italiano perché la nave era italiana.
Secondo l'Alta Corte, che peraltro appartiene a uno stato della Federazione Indiana che riconosce il diritto internazionale, la giurisdizione spetta alla propria magistratura.
Fatto quest’ultimo che dimostra come i paesi emergenti soffrano ancora di carenza di certezze democratiche. In altre parole, vogliono celebrare il processo loro, punto e basta.
L’assurdo della questione è che anche la magistratura italiana ha aperto un’inchiesta sul fatto di sangue, che potrebbe portare comunque a un’altra sentenza.
 
La notizia bella è che la Corte ha concesso la libertà su cauzione, avendo depenalizzato una delle ipotesi di reato, quella assurda di terrorismo marittimo.
La cauzione è stata fissata in 1.000.000 rupie, pari a 150.000 euro.
Le autorità hanno imposto anche altre garanzie, quali due garanti civili, sul quale argomento però non sappiamo dire molto, se non quello che viene alla mente di tutti: se i marò scappano, rispondono i garanti.
Comunque sia, la vicenda sta andando troppo per le lunghe. Supponendo che all’India poco importi entrare in collisione diplomatica con l’Italia, viene da pensare che questi ritardi siano dovuti alla mancanza della prova madre.
Insistiamo col dire che non abbiamo fiducia nella magistratura indiana, in quanto finora abbiamo rilevato troppe interferenze politiche sulle decisioni di carattere giudiziario.
La libertà su cauzione è dunque un passo avanti, che però deve far pensare a soluzioni alternative.