Storie di donne, letteratura di genere/ 301 – Di Luciana Grillo
Astrid Kofler, «Il volo dell’altalena» – Una vicenda che prende vita nel buio periodo delle «opzioni» in Alto Adige, il tragico momento delle scelte dolorose
Titolo: Il volo dell'altalena
Autrice: Astrid Kofler
Traduttore: Giuliano Geri
Editore: Alpha & Beta 2019
Pagine: 310, Brossura
Prezzo di copertina: € 15
Romanzo interessante, che racconta la vita di Ada Torelli, maestra laziale trasferitasi in Alto Adige durante il processo di italianizzazione voluto dal fascismo.
Dunque, esperienze complesse, abitudini totalmente diverse, clima difficile sia dal punto di vista meteorologico che umano… Eppure Ada trascorre la sua vita senza rimpianti per la sua terra, soltanto provando un po’ di nostalgia per i familiari, per le sorelle, ma soprattutto per il nonno pescatore.
La storia procede a ritroso, Ada è in una casa di riposo, ormai anziana, ma sempre vigile.
Ricorda… «quassù, al Nord, l’aria sapeva di terra, era più carica, più pesante… Laggiù, nei suoi luoghi d’origine, il mondo era un giardino».
Nella sua camera vive anche Olga, una di quelle persone «che avevano dimenticato tutto, che non riconoscevano più nemmeno i figli e aleggiavano inquiete nel proprio mondo come mosche tra due vetri della stessa finestra».
Nei suoi spazi, Ada vive serena, «in occasione di una qualunque altra festa, lei preferiva rimanere nella sua stanza, sul suo balcone… desiderava essere altrove, lontana da tutta quella gente e da quella baraonda…».
Sono lontani quegli anni, quando la mamma le infilava nella valigia il tabacco perché «è utile contro le tarme… la naftalina è cara, il tabacco va bene lo stesso!» e la bottiglia di alluminio con l’olio di oliva.
Ada ha curato i suoi studenti, dei quali all’inizio non capiva la lingua, ha amato quelle montagne, ha servito lo Stato e le regole pedagogiche fasciste, fin quando le Opzioni sconvolgono ogni equilibrio e nella terra di confine dove si trova vede alcuni partire e altri restare.
Le classi si riducono, anche perché, al compimento dei quattordici anni, molti ragazzi cominciano a lavorare.
Quanto alle sue scelte e ai suoi affetti, Ada ha saputo imporsi e ha potuto perciò studiare a Roma; ha poi sposato Temistocle, un uomo buono e fedele; ma è stata affascinata profondamente da Anis, un artista girovago, che ritrova anni dopo.
La permanenza a Roma – ben cinque anni – l’ha resa estranea al suo paese, così come in «Altitalia» sa di essere diversa… «in un certo senso estranea lo era ovunque», anche in famiglia.
Intanto, mentre la Germania dichiara la guerra, Ada si occupa con amore dei suoi bambini: «Oggi ho raccolto tutto il mio coraggio per creare tra i bambini un’atmosfera di gaiezza…», né dimentica i Sinti, in migliaia morti ad Auschwitz.
Quando rivede Anis, Ada si sente sopraffatta da un amore che sa impossibile; ama lui e la sua gente, per cui si offre di dare lezioni a bimbi sinti e rom; diventa componente dell’Opera Nomadi, vorrebbe fare di più, ma si rende conto con dolore che lei e Anis sono «troppo diversi».
Determinata come sempre, Ada compra un’auto nuova, va in viaggio a Roma, riprende a frequentare le sale cinematografiche, come faceva con Temistocle, si dedica con passione alla lettura, perché pensa che «i libri consolano. I libri fanno volare. I libri danno forma a qualunque fantasia inconcepibile nella vita reale», accompagna l’amato fratello Vito nel suo ultimo viaggio e decide di realizzare il suo sogno, volare per salutare la sorella Giulia, così lontana che da decenni le ripeteva: «Tu sei da sola, … non hai problemi…».
E ripetendosi quanto le suggeriva Anis («Devi sorridere a te stessa, almeno una volta al giorno»), Ada finalmente «sorrise, e sentì il cuore dilatarsi, come se fosse già seduta in aereo. Domani prenderò il volo».
Con queste parole si chiude il romanzo, rimane in chi legge il dubbio sul viaggio in Inghilterra… non si tratterà invece dell’ultimo viaggio?
Luciana Grillo - [email protected]
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