Mostra a Spazio FoyEr: «Guarda che scienza!» - Di D. Larentis
La mostra fotografica di Matteo De Stefano, curata da Matteo Serra, racconta la ricerca della FBK. È visitabile a Trento fino al 25 settembre 2020 – L’intervista
Radio Scienza, Matteo Serra e Giulia Cencetti - Fotografia di Matteo De Stefano ©.
Come avevamo già preannunciato attraverso un comunicato stampa, allo spazio «FoyEr» in via Galilei 26, Trento, è in corso «Guarda che scienza!», una mostra fotografica che racconta la ricerca della Fondazione Bruno Kessler attraverso gli splendidi scatti di Matteo De Stefano.
Curata da Matteo Serra, comunicatore della scienza della FBK, ha avuto una lunga gestazione, lo scoppio della pandemia ha infatti causato lo slittamento dell’evento, in programma originariamente per la primavera 2020.
L’iniziativa, che fa parte di un progetto di divulgazione scientifica denominato «Cittadini per la scienza» di cui Serra è coordinatore, è organizzata con il contributo della Provincia autonoma di Trento nell’ambito del bando «I comunicatori STAR della scienza».
Inaugurata lo scorso 1 settembre, è aperta dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19, con ingresso libero.
L’entrata è consentita a un massimo di 20 persone alla volta, nel rispetto delle attuali norme sul distanziamento sociale (è obbligatorio l’uso della mascherina).
Nel periodo di apertura lo spazio FoyEr ospiterà anche degli eventi correlati. Il primo, giovedì 10 settembre alle 18, avrà protagonisti lo stesso Matteo De Stefano e Fabio Pupin, mediatore culturale del MUSE, che dialogheranno sul tema della fotografia naturalistica. Gli eventi saranno a ingresso libero e su prenotazione.
L’autore Matteo De Stefano sarà inoltre presente alla mostra tutti i martedì dalle 17 alle 19.
CheAcqua. Fotografia di Matteo De Stefano ©.
Le fotografie esposte rinviano al variegato mondo della ricerca, evidenziando la passione di ricercatrici e ricercatori per il loro prezioso lavoro e svelando strumenti, indispensabili per fare ricerca di qualità, e luoghi (Matteo Serra nel suo intervento critico ribadisce che oggi si può fare ricerca ovunque, sia nel classico laboratorio entrato nell’immaginario collettivo che in una villa d’epoca, o anche a casa, come ci ha insegnato il recente periodo di lockdown).
Il percorso espositivo offre una narrazione non convenzionale che, attraverso il potente linguaggio della fotografia, tocca tutti i settori chiave della ricerca di FBK, da quelli più strettamente scientifico-tecnologici a quelli umanistico-sociali, per arrivare anche ad altri elementi entrati ormai nel DNA della Fondazione, come il mondo della scuola e la comunicazione della scienza.
Citiamo alcuni progetti a titolo esemplificativo, invitando i lettori a visitare la mostra: «CheAcqua» ha lo scopo di avvicinare i giovani al mondo dell’acqua, indagando i molteplici aspetti a essa legati con particolare attenzione al contesto locale; un altro è AWARE, che coinvolge studenti universitari e insegnanti in merito all’opportunità di trasformare i rifiuti di apparecchiature elettriche (RAEE) in risorse, la loro attività ha quindi l’obiettivo di fare formazione sensibilizzando l’opinione pubblica, le famiglie e la società.
Alcuni ricercatori dell’Istituto Storico Italo-Germanico hanno lavorato al progetto «Città nascoste»; hanno realizzato la app «Hidden Trento» proponendo un walking tour intitolato «Ursula: ostesse, principi e migranti», fruibile in tre lingue, che offre ai cittadini e ai turisti l’opportunità di immergersi nella Trento del 1520.
Matteo Serra, curatore della mostra, e il fotografo Matteo De Stefano all'inaugurazione.
Un altro lavoro particolarmente interessante è quello condotto dal Centro per le scienze religiose (ISR) di FBK, un’attività di ricerca interdisciplinare nell’ambito della religione che mette in evidenza il rapporto tra innovazione e religione.
Un ciclo di conferenze rivolte a studenti delle superiori e universitari, con l’obiettivo di raccontare ai giovani il mondo del futuro, con analisi e visioni di grandi protagonisti del presente, è nata da un’idea del noto divulgatore scientifico Piero Angela, progetto lanciato a Torino tre anni fa e proposto a Trento grazie alla collaborazione tra FBK e Università (come recita la didascalia che accompagna la foto scattata da Matteo De Stefano nel febbraio 2020, al teatro Cuminetti di Trento Piero Angela interviene insieme al giornalista scientifico Piero Bianucci alla lezione inaugurale dell’edizione 2020 di «Costruire il futuro», poi interrotta a causa della pandemia di Covid-19).
«Senti che ricerca» è invece un podcast radiofonico, ideato e condotto da Matteo Serra, il quale durante le puntate della durata più o meno di venti minuti dialoga con ricercatrici e ricercatori di FBK, approfondendo temi legati alla loro attività ma non solo.
Due parole su Matteo De Stefano prima di passare all’intervista.
Fotografo pubblicitario specializzato in architettura, Still Life e reportage con sede a Trento dove gestisce anche uno spazio di coworking di professionisti (spazio SMAC).
Della sua poliedrica attività, che si svolge principalmente tra le città di Verona e Trento, fa parte anche la realizzazione di render 3D per soddisfare sempre più le richieste della committenza nella presentazione di strutture di interni e di prodotti commerciali; importante la produzione di archivi fotografici.
Matteo de Stefano è curatore di mostre ed eventi artistici ed è live performer con la tecnica del Light Painting.
Ha pubblicato per riviste e giornali nazionali ed internazionali: Interni Magazine, L’Espresso, Rolling Stone on line, Domus, Domiofis Magazine, Platinum, Ciclismo, Sport week, Il Giorno, Famiglia Cristiana, Piscine Oggi. È fotografo esclusivo iStockphoto, la più grande agenzia di archivi fotografici con il maggior traffico di utenti.
È iscritto all'Associazione nazionale fotografi professionisti Tau Visual dal 2007.
Foto dell'inaugurazione della mostra.
Qual è l’obiettivo della mostra?
«La mostra nasce con lo scopo di raccontare al visitatore, attraverso il linguaggio immediato della fotografia, l’attività di ricerca della Fondazione Bruno Kessler e ruota attorno a tre elementi: le persone, gli strumenti e i luoghi.
«Io stesso, aggiornandomi, ho scoperto settori di ricerca che prima ignoravo, questo è stato un lavoro estremamente interessante da molti punti di vista. La ricerca è importante e deve essere diffusa, occorre comunicarla in maniera efficace ai cittadini.»
Che tipo di difficoltà ha riscontrato nell’affrontare questo lavoro?
«La difficoltà non è stata tanto entrare in empatia con i ricercatori, cercando di sciogliere in alcuni casi l’imbarazzo, ciascuno ha infatti un carattere diverso e un diverso modo di approcciarsi, ma di riuscire attraverso l’immagine a mostrare visivamente il loro lavoro in maniera sintetica, semplice e immediata.
«Io sono un fotografo con un passato da ricercatore, ho maturato una certa sensibilità scientifica e questo credo mi abbia facilitato.»
Foto dell'inaugurazione della mostra.
Lo scoppio della pandemia ha fatto slittare la data di inaugurazione della mostra…
«Il diffondersi del coronavirus ha causato uno slittamento della data di apertura, ho comunque approfittato del momento per scattare alcune fotografie che hanno arricchito l’esposizione.
«Una di queste foto è quella che ritrae Stefano Merler, responsabile dell’unità di ricerca DPCS di FBK, i cui ricercatori studiano da anni la diffusione delle malattie infettive attraverso modelli matematici computazionali.
«Questa unità negli ultimi mesi è stata in prima linea a livello nazionale e internazionale nello studio della pandemia di Covid-19.»
Quando è nata la passione per la fotografia?
«Questa passione è nata durante l’università e durante il dottorato di ricerca in Biotecnologie. Ero molto affascinato dallo sviluppo fotografico in camera oscura, una grande passione, quella per la fotografia, che poi è diventata una professione.»
Piero Angela, fotografia di Matteo de Stefano ©.
Lavora più sull’«impressione» o sulla «descrizione»? Quale dei due approcci sente più vicino al suo modo di fare fotografia?
«Sono più descrittivo, quasi didascalico, essendo un fotografo pubblicitario sviluppo per lo più progetti che mi vengono commissionati, mi tengo sempre molto aggiornato e nel mio lavoro questo aspetto è molto importante.
«Ogni elemento che compone la fotografia viene documentato con grande precisione, diventa un significante che rimanda a un mondo di significati, il mio è un lavoro di sintesi.»
Come definirebbe la sua fotografia usando tre aggettivi?
«Immediata, fresca, diretta.»
Cosa rappresenta la fotografia in termini emotivi?
«La fotografia è un linguaggio immediato, veicola un messaggio diretto, ha molto a che vedere con la sfera emotiva di chi guarda. La sua forza è saper emozionare e documentare, catturare in una manciata di secondi l’attenzione dell’osservatore, indirizzandone lo sguardo.»
Daniela Larentis – [email protected]